Un'altra condanna per Ruggiero, il pm salvato dal Csm ed elogiato da Nordio

Luciano Capone

Il pm della procura di Trani, già condannato in via definitiva per violenze sui testimoni, ha subìto una nuova sentenza analoga: minacciava i testimoni e falsificava i verbali. Ora è sospeso, ma presto tornerà a fare il giudice. Cosa fa il Csm?

Il tribunale di Lecce lo ha condannato a tre anni e nove mesi di reclusione e all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. La peculiarità è che l’imputato, accusato di violenza privata (reato prescritto) e falso in atto pubblico, è un pm e le vittime i suoi imputati. E non si tratta di un magistrato qualsiasi. Michele Ruggiero era la punta di diamante della procura di Trani, un pm famoso per le sue clamorose inchieste su banche e finanza: American Express, Deutsche Bank, Bnl, Mps, Unicredit, Barclays, Morgan Stanley, Banca d’Italia, le agenzie di rating. Tutte queste inchieste sono finite nel nulla: assoluzioni, archiviazioni, proscioglimenti.

Nonostante le ipotesi ardite e gli esiti disastrosi, Ruggiero era diventato uno dei pm più popolari del paese, anche per le sue scelte mediatiche come la cravatta tricolore indossata alla sentenza del processo Standard & Poor’s (ovviamente assolta). Per queste sue battaglie contro la finanza che complottava contro il Belpaese era apprezzato trasversalmente, dal M5s (che lo volle consulente della Commissione d’inchiesta sulle banche) a Sinistra italiana, passando per Fratelli d’Italia (che lo invitò ad Atreju come esempio di “patriota”). Ruggiero è anche autore di un libro pubblicato da Paper first, la casa editrice del Fatto quotidiano, sulla sua battaglia giustizialista dal titolo “Sotto attacco”, che aveva una prefazione molto elogiativa dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio.

La realtà è che a essere sotto attacco non era Ruggiero, ma i cittadini coinvolti nelle sue indagini, fossero essi indagati o testimoni. Secondo la ricostruzione della procura di Lecce, confermata dalla sentenza del tribunale, il pm Ruggiero ha prima minacciato alcuni testimoni e poi falsificato i verbali. In pratica, il pm di Trani costringeva i testi – sotto la minaccia di sbatterli in galera – ad accusare alcuni indagati di aver percepito delle tangenti, in un’inchiesta che aveva portato all’arresto del sindaco di Trani, di alcuni consiglieri e funzionari.

“Voglio sapere la tua versione perché noi ti stavamo per arrestare... anche solo un’indagine ti creerebbe un casino di problemi per la laurea, il futuro, perché ti devo rovinare?”. “Te ne andrai in carcere pure tu, come se ne è andato l’anno scorso il tuo sindaco”. “Ci vedremo tra un mesetto, però in una diversa posizione: tu stai dietro le sbarre e io sto da un’altra parte”. “Tu sei un professionista, devi far rispettare la legge... e cazzo e queste cose non devi farmi sudare... ma perché devo minacciarti di arrestarti per farti dire la verità, porca puttana”. Queste erano alcune delle minacce del pm al testimone, trattenuto per sette ore e scortato dalla polizia giudiziaria persino quando andava in bagno, che nell’interrogatorio negava di essere al corrente di dazioni di denaro, prima di cedere (“Cosa vuole che le dica”) dichiarando ciò che il pm voleva.

Successivamente, il pm ha manipolato con un abile taglia e cuci i verbali sulla base di questi documenti falsi ha poi chiesto e ottenuto le misure cautelari di diversi indagati. Non si tratta di un caso isolato. Ruggiero e il suo collega Alessandro Pesce sono già stati condannati in via definitiva per violenza privata sui testimoni nella medesima inchiesta. Stesso metodo. Per quel caso, a seguito alla sentenza di Cassazione, il Csm ha punito disciplinarmente Ruggiero con la “sospensione” dal lavoro per due anni: ad aprile 2026 l’ex pm di Trani andrà a fare il giudice a Torino. Questo, verosimilmente, accadrà prima della sentenza definitiva in questo secondo processo in corso a Lecce. Perché il nuovo procedimento disciplinare da parte del Csm partirà solo dopo il giudizio di Cassazione.

Ma come potranno i cittadini avere fiducia nel giudizio e nell’equilibrio di un magistrato condannato definitivamente per violenza sui testimoni e, in via non definitiva, per aver falsificato documenti giudiziari e quindi all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni? Per affrontare lo scandalo il Csm potrebbe valutare il reato di violenza che si è prescritto per verificare se ci sono gli estremi per la radiazione. Perché in questa storia c’è un altro paradosso.

Il sindaco di Trani Luigi Riserbato, arrestato e travolto dall’inchiesta di Ruggiero con l’accusa di essere il capo di un’associazione a delinquere, ha rinunciato alla prescrizione ed è stato completamente assolto dopo otto anni. Il pm che lo accusava è stato condannato in via definitiva per come ha condotto le indagini e ha accettato la prescrizione per un altro reato. Non basta. Il primo ha dovuto smesso di fare politica, il secondo presto tornerà a fare il magistrato. Il Csm dovrebbe battere un colpo, e forse anche il ministro della Giustizia Nordio. Magari con una postfazione a questa brutta storia.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali