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Editoriali

Scegliere un giudice di valore e indicare una strada: Fiandaca per la Consulta

Al di là degli schieramenti sta emergendo il nome del giurista che potrebbe soddisfare, in quota indipendente, le caratteristiche di autorevolezza ed equilibrio necessari: la sua nomina sarebbe anche un suggerimento di metodo per la scelta degli altri

Due settimane prima di Natale, subito dopo un nuovo giro a vuoto del Parlamento per l’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale attualmente vacanti, era stato il presidente della Consulta, Augusto Barbera, a far sentire in modo diretto il suo richiamo al mondo politico. Un comunicato inusuale, ma giustificato dal fatto che, seppure la mancanza di quattro membri non precluda il funzionamento della Corte – undici giudici è infatti il minimo legale – i ranghi ridotti tolgono funzionalità al lavoro e indeboliscono l’immagine di autorevolezza. Barbera però, tenendosi ben lontano dalle polemiche partitiche, aveva specificato due concetti. Primo, che nel lavoro della Consulta è “essenziale il metodo della collegialità” in cui le diverse sensibilità “politiche culturali” contano, certamente, ma poi devono “confrontarsi con quelle di tutti gli altri componenti”.

 

Non uno scontro ma un “confronto collegiale”. In secondo luogo, Barbera ha suggerito che il “Parlamento, nella scelta dei nuovi giudici, non enfatizzi più di quanto sia necessario le diverse sensibilità politiche e culturali dei candidati”. Un suggerimento bipartisan frutto di grande saggezza istituzionale. I tempi per le nomine si fanno ancora più stringenti, basti pensare che per il prossimo 20 gennaio è attesa la decisione della Corte costituzionale sul referendum sull’autonomia differenziata. E la nomina di ben quattro giudici, per i quali occorre il quorum dei tre quinti del Parlamento, è difficile. Per questo, da più parti in questi giorni di “pausa di riflessione”, sta emergendo al di là degli schieramenti l’idea di un nome almeno che potrebbe soddisfare, in quota indipendente, le caratteristiche di autorevolezza ed equilibrio necessari: il nome del professor Giovanni Fiandaca, giurista e storico, esperto di diritto penale e dotato di una grande conoscenza della storia repubblicana. La sua nomina alla Consulta sarebbe, con queste caratteristiche, anche un suggerimento di metodo per la scelta degli altri. C’è che ci sta riflettendo, ed è un buon segnale.