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Il sorteggio per i laici al Csm è l'ultima scelta tafazziana della politica. Parla Guzzetta

Ermes Antonucci

L'estrazione a sorte al Csm, ideata per contrastare il correntismo, viene prevista dalla riforma Nordio non solo per i membri togati, ma anche per quelli laici. Così il Parlamento perde una delle sue funzioni fondamentali. "Non c'è obbligo di parallelismo. Da una parte si può fare il sorteggio e dall’altra no", dice il costituzionalista Guzzetta

E’ veramente singolare la capacità della classe politica di autoindebolire sempre i propri poteri al cospetto della magistratura. Questa tendenza tafazzista si manifesta persino nella riforma della separazione delle carriere, approvata in prima battuta alla Camera. Si era partiti con l’idea di introdurre il sorteggio come metodo di elezione dei componenti togati del Csm (che diventeranno due, uno per i giudici, uno per i pm) a fronte delle note degenerazioni correntizie. Si è finiti con introdurre il sorteggio non solo per i togati, ma pure per i membri laici di espressione parlamentare. “Una scelta assolutamente non obbligata sul piano della legittimità costituzionale”, spiega al Foglio il costituzionalista Giovanni Guzzetta

 

La riforma costituzionale che giovedì ha ricevuto il primo via libera alla Camera prevede la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, con la conseguente istituzione di due diversi Consigli superiori della magistratura, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. Il testo lascia intatta la composizione attuale per ciascun Consiglio, costituito per due terzi da membri togati e per un terzo da membri laici, espressione del Parlamento. Vengono modificate, però, le modalità di scelta dei componenti. Per i togati viene introdotto il sorteggio secco, “nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge” attuativa.

 

L’ipotesi del sorteggio ha cominciato a farsi strada in seguito allo scandalo Palamara del 2019, che ha messo in luce le manovre delle correnti togate sulle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. Persino il ministro della Giustizia grillino, Alfonso Bonafede, inizialmente disse che “sul sorteggio non si può tornare indietro” per “togliere la magistratura dalle grinfie delle correnti”, prima di cambiare idea e proporre una riforma poi mai approvata. I partiti di maggioranza e il ministro Nordio hanno scelto questo metodo per cercare di ridurre il peso dei condizionamenti correntizi sull’elezione dei membri togati. 

 

Incredibilmente, però, la riforma introduce lo stesso metodo – l’estrazione a sorte – anche per l’elezione dei membri laici, seppur in forma attenuata: i laici (professori ordinari di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di esercizio) verranno sorteggiati da un elenco che il Parlamento in seduta comune compilerà entro sei mesi dall’insediamento dei Csm. Ma se la ragione alla base della scelta del sorteggio era costituita dalla necessità di contrastare il correntismo fra le toghe, non si comprende perché la politica debba sottrarre al Parlamento il potere di eleggere i membri laici con le modalità normali, usate fin dall’istituzione del Csm nel 1958. Come se la politica non potesse mai riformare la magistratura senza comunque pagare un pegno. 

 

“Si tratta di una scelta puramente politica. Se la scelta fosse diversa, e quindi si decidesse di lasciare il metodo tradizionale di elezione per i membri laici e per i giudici il metodo del sorteggio, non ci sarebbero criticità sul piano costituzionale”, afferma Giovanni Guzzetta, professore di Diritto costituzionale all’Università Tor Vergata di Roma, specificando comunque di non avere una posizione favorevole all’una o all’altra scelta. “Si tratta di due scelte ugualmente legittime”, ribadisce.

 

Alcuni però hanno sostenuto che l’introduzione del sorteggio per i membri togati imporrebbe di introdurre lo stesso metodo, anche se attenuato, per i laici. “No, non c’è un obbligo di parallelismo. Da una parte si può fare il sorteggio e dall’altra no”, replica Guzzetta. “Sono due corpi che appartengono a circuiti completamente diversi: uno è il circuito democratico (il Parlamento), l’altro potremmo definirlo professionale. Le due modalità di designazione quindi non devono necessariamente essere le stesse”. 

 

Pur dichiarandosi favorevole alla separazione delle carriere, Italia viva si è astenuta alla prima votazione sulla riforma Nordio anche in polemica con la scelta del sorteggio per i laici. Nel corso della discussione parlamentare, persino Forza Italia aveva presentato una serie di emendamenti che miravano a ripristinare il normale metodo di elezione, prima però di ritirarli di fronte alla blindatura del testo da parte di Nordio. Le perplessità, però, sono rimaste. “Il sorteggio per i laici è una stupidaggine colossale”, afferma al Foglio un esponente forzista. Chissà se al Senato questi ripensamenti faranno breccia e porteranno a modificare il provvedimento. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]