pm d'assalto
Il Tap ci ha salvati da Putin, ma i suoi dirigenti rischiano la condanna
Con 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati, il Tap ha consentito all’Italia di liberarsi da Vladimir Putin. Eppure la procura di Lecce vuole mettere in galera chi lo ha realizzato con l'accusa di inquinamento
Brindisi. Con 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati, il Tap ha consentito all’Italia di liberarsi da Vladimir Putin. Eppure la procura di Lecce vuole mettere in galera chi lo ha realizzato. Mentre il decennale iter burocratico del gasdotto ha superato indenne decine di tribunali civili, vincendo tra Tar, Consiglio di Stato e Cassazione tutti i ricorsi presentati dalla Regione Puglia e dai sindaci del territorio, resta pendente il processo penale. Sette anni dopo il rinvio a giudizio, lunedì scorso è arrivata la requisitoria del pm con la richiesta di 3 anni di carcere e 66 mila euro di multa per otto dei 18 imputati per presunto inquinamento della falda. Il processo nasce dalle denunce del sindaco di Melendugno e dei suoi colleghi, alcuni parlamentari M5s e le associazioni No Tap.
La procura le accolse sequestrando il cantiere, prima che venisse dichiarato strategico dal governo Renzi. Il presidente della regione Michele Emiliano festeggiò l’intervento della procura come la vittoria della sua linea: “Le preoccupazioni della Regione Puglia hanno trovato un fondamento evidente, ci sarà un processo e noi ci costituiremo parte civile. Su Tap noi abbiamo avuto ragione, Renzi e Calenda torto. Chiederemo un risarcimento miliardario per il danno d’immagine causato alla Puglia con la costruzione del gasdotto a Melendugno, la cui procedura di localizzazione oggi viene dichiarata illegittima dalla procura di Lecce. Se dovessero essere condannati, ci risarciranno miliardi di euro perché il danno è enorme e il vantaggio è nullo per la Puglia”.
Gli illeciti su cui verte il processo comprendono reati ambientali commessi tra novembre 2016 e luglio 2019. Nel frattempo sono cambiati sei giudici, compreso uno sostituito per incompatibilità dato che nel processo in cui è a sua volta accusato di corruzione è difeso da Michele Laforgia (candidato sindaco M5s di Bari) che nel processo Tap difende il country manager Michele Elia.
Secondo la pubblica accusa i lavori di preparazione, di costruzione del terminal di ricezione, del micro-tunnel e di posa dei tubi, sarebbero avvenuti in assenza di permessi. La procura riteneva non fossero valide nemmeno le autorizzazioni di varianti in corso d’opera concesse dal ministero dello Sviluppo economico (ora Mimit) e relative all’espianto degli ulivi nella località Le Paesane, l’area che il governo decise di dichiarare zona rossa dopo che i sindaci la occuparono e i No Tap lanciarono pietre su operai e forze dell’ordine e che Michele Emiliano, molto poco sobriamente, paragonò ad Auschwitz.
Altri presunti illeciti comprendevano l’assenza di impermeabilizzazione dei cantieri di San Basilio e lo scarico di acque reflue industriali, che avrebbero portato alla contaminazione della falda acquifera con sostanze pericolose. Nel decreto che disponeva il giudizio erano sette i capi d’imputazione. Dopo sette anni dal rinvio a giudizio è rimasta in piedi solo l’accusa di inquinamento ambientale relativa alla contaminazione da cromo della falda superficiale di San Basilo, punto d’approdo in Europa del gasdotto. Il processo si è tenuto nell’aula bunker di Borgo San Nicola, come accadeva nei processi contro la Sacra Corona Unita.
A conclusione del dibattimento il pm ha chiesto l’assoluzione per l’azienda Tap dall’illecito amministrativo, contestando solo condotte individuali in cooperazione, attribuibili ai vertici delle società ma non a vantaggio di Tap. Si tornerà in aula il 10 febbraio con le arringhe degli avvocati e delle parti civili. Sicuramente avranno modo di tornare alla ribalta tutti i sindaci del circondario e lo stesso Michele Emiliano, che nel frattempo è tornato al Tar contro Tap che ha impugnato il decreto con cui la regione ha chiesto, come risarcimento per il danno ambientale, il 3 per cento sul valore commerciale del gas trasportato. Una sorta di tassa per Tap, dopo che per anni tutti gli enti locano hanno rifiutato di sedersi al tavolo delle compensazioni. I giudici decideranno sull’inquinamento, eppure da quando è arrivata Tap, Melendugno è diventata bandiera blu.