il caso

L'ultima sortita dei togati del Csm: pratica a tutela contro Nordio

Ermes Antonucci

Per i magistrati che siedono al Consiglio superiore della magistratura, Nordio nella sua relazione annuale ha delegittimato l'ordine giudiziario. Il consigliere laico Aimi: "Sconcertato dall'iniziativa dei miei colleghi. Il Csm non è la terza Camera"

Con un’iniziativa senza precedenti, tutti i componenti togati del Consiglio superiore della magistratura (più il laico in quota Pd, Roberto Romboli) hanno depositato al comitato di presidenza la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’ordine giudiziario, contestando le parole espresse mercoledì in Parlamento dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella relazione annuale sullo stato della giustizia. “Il ministro Nordio nel descrivere l’attività del pubblico ministero, ha riferito di ‘clonazioni’ di fascicoli, di indagini ‘occulte ed eterne’, di ‘disastri finanziari’ descrivendo tali condotte come prassi diffuse e condivise dalle procure della Repubblica”, denunciano i togati del Csm. “Ha poi spiegato come i pubblici ministeri siano già ‘superpoliziotti’ che godono, però, delle garanzie dei giudici proponendo così un’erronea ricostruzione dell’attività del pm e del suo ruolo nell’attuale assetto ordinamentale”, aggiungono i consiglieri, concludendo che “le parole del ministro – pronunciate, peraltro, in una sede istituzionale – integrano un comportamento lesivo del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento alla credibilità della funzione giudiziaria”. L’iniziativa, oltre a essere senza precedenti, risulta ancora più sconcertante se si riascoltano le parole dette dal ministro Nordio in Parlamento.

 

Le riportiamo: “Nel sistema attuale il pm è già un superpoliziotto, con l’aggravante che godendo delle stesse garanzie del giudice egli esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità. Oggi, infatti, il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che alla fine creano dei disastri anche finanziari nell’ambito dell’amministrazione della giustizia che sono irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate e si sono concluse con sentenze secondo cui il fatto non sussiste e sono costate milioni e milioni di euro in intercettazioni, tempi, in ora di lavoro perdute e altro”.

 

Si comprende bene il motivo per il quale i togati del Csm non siano entrati nel merito delle parole espresse da Nordio: perché non avrebbero avuto modo di smentirle. 

 

Come smentire che il pm sia oggi un superpoliziotto se egli “dispone direttamente della polizia giudiziaria” (art. 327 cpp), può acquisire notizie di reato “di propria iniziativa” (art. 330 cpp), svolgendo quindi attività volte a individuare persone, documenti, fonti ancor prima della formulazione della notizia di reato? Come smentire che il pm goda di un potere ampissimo privo di efficaci forme di responsabilità, come evidenziato anche da numerosi studiosi del settore? Come smentire il ricorso al metodo della “clonazione del fascicolo”, che consente ai pubblici ministeri di aprire indagini, archiviarle e poi riaprirle per un tempo indefinito (si veda il caso di Dell’Utri e Berlusconi, accusati da trent’anni a Firenze di essere mandante delle stragi di Cosa nostra del 1993-1994)? Come smentire il fatto che numerosissimi processi, magari preceduti anche da pesanti misure di custodia cautelare nei confronti dei soggetti coinvolti, finiscono con l’assoluzione degli imputati, che però nel frattempo hanno visto le loro esistenze distrutte? 

 

Interpellato dal Foglio, il consigliere laico del Csm Enrico Aimi si dice “sconcertato” dall’iniziativa dei suoi colleghi togati: “Il Csm non ha il compito di ergersi a censore delle parole espresse dal ministro della Giustizia, peraltro in Parlamento. Siamo veramente fuori dal garbo istituzionale. Il Csm non è la terza Camera”.

 

“Temo che l’imminenza delle elezioni per il rinnovo dei vertici dell’Anm e la riforma costituzionale della giustizia stiano creando un clima da campagna elettorale che porta ad alzare sempre di più l’asticella dello scontro istituzionale. Ciò che manca in questo momento è l’equilibrio”, aggiunge Aimi. “Ho il timore che questo clima arroventato possa perpetrarsi fino al referendum sulla separazione delle carriere”, conclude.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]