l'intervista
“Nessun atto dovuto, le toghe hanno perso la misura”. Parla l'ex pm Lembo
L'ex procuratore Corrado Lembo, per 43 anni magistrato: "Non esiste alcun ‘atto dovuto’ nella trasmissione della denuncia al tribunale dei ministri. Il pm verifica sempre se la denuncia non è manifestamente infondata". "I miei ex colleghi hanno perso la misura"
L’indagine di Lo Voi contro il governo per il caso Almasri? “Preferisco non esprimermi sul caso concreto, non conoscendone i dettagli. Ciò che posso dire, però, è che non esiste alcun ‘atto dovuto’ nella trasmissione della denuncia al tribunale dei ministri. Esiste sempre un lasso di tempo in cui il procuratore valuta gli elementi costitutivi della denuncia e verifica se questa non sia manifestamente infondata. Questo vaglio deve essere compiuto”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Corrado Lembo, figura storica della magistratura italiana: per 43 anni, fino al 2018, ha indossato la toga, ricoprendo l’incarico di procuratore di Santa Maria Capua Vetere e di Salerno, e di sostituto procuratore nazionale antimafia. “Ovviamente – spiega Lembo – una volta fatto questa prima valutazione, il procuratore deve poi attenersi a quanto previsto dalla legge costituzionale n. 1 del 1989, trasmettendo gli atti al tribunale dei ministri omettendo di svolgere indagini”. Ma è più in generale sul clima di scontro aperto tra governo e magistratura che Lembo esprime il suo dispiacere: “Mi sento di dire che questo è il frutto avvelenato della perdita di uno dei requisiti fondamentali nello svolgimento delle funzioni istituzionali, sia da parte della politica sia della magistratura: la misura, la moderazione”.
Il pensiero di Lembo, per natura, va soprattutto agli eccessi della magistratura: “Sabato scorso ho partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Salerno e ho visto molti miei ex colleghi andare via nel momento in cui ha preso la parola il rappresentante del governo. Mi sono sentito molto a disagio”, confida l’ex magistrato.
“Mi è sembrato ingiusto, in primo luogo dal punto di vista umano. In secondo luogo, ho trovato l’iniziativa inappropriata sul piano istituzionale. Non ci si può girare di spalle all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sono proprio questi i momenti istituzionali di collegamento tra i vari organi supremi dello stato, che devono interloquire tra loro, stare uno accanto all’altro”. Anche perché, aggiunge Lembo, “non c’è nulla nella riforma contestata che vada contro la Costituzione. Nulla viene tolto all’autonomia e all’indipendenza del pm”.
Questo aspetto “è stato ben evidenziato da Vitaliano Esposito al vostro giornale: la separazione delle carriere si sarebbe dovuta fare trentacinque anni fa, dopo la riforma del processo in senso accusatorio”. “L’unico rischio che vedo, anziché la sottoposizione all’esecutivo del pm, è invece un rafforzamento eccessivo del potere di quest’ultimo”, conclude Lembo.
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