
tribunale sotto casa
II governo vuole riaprire i tribunalini soppressi nel 2012: il totem della "prossimità"
Bassano del Grappa in Veneto, Lucera in Puglia e Rossano in Calabria: il sottosegretario Delmastro spinge per la riapertura dei piccoli tribunali chiusi con la riforma Severino. Il "no" di magistrati e avvocati: "Inutile e dannoso"
Dopo il populismo penale (con la creazione di una marea di nuovi reati e l’innalzamento generalizzato delle pene) e quello costituzionale (con l’inserimento nella Costituzione di buoni propositi, come quelli su ambiente, sport, animali e persino le isole, privi però di attuazione pratica), eccoci arrivati al populismo della geografia giudiziaria. Il governo ha intenzione di riaprire i piccoli tribunali soppressi nel 2012 con la riforma Severino, in nome della “giustizia di prossimità”.
Nel 2012 la riforma elaborata dall’allora ministra della Giustizia Paola Severino operò la soppressione di 31 sedi di tribunale e delle relative procure, e di 220 sezioni distaccate di tribunale in tutto il territorio nazionale, in nome del risparmio per le casse pubbliche e anche di razionalizzazione della cosiddetta geografia giudiziaria. A distanza di tredici anni, il governo Meloni vuole invertire la rotta. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha annunciato un disegno di legge per la riapertura di alcune sedi soppresse. E due settimane fa, rispondendo a un’interrogazione al Senato, ha esplicitato la direzione che l’esecutivo intende seguire: “L’azione del governo sarà ispirata realmente al basilare principio della giustizia di prossimità, ampiamente richiamato in sede europea e facilmente sintetizzabile: più l’amministrazione della giustizia è vicina al cittadino, maggiori saranno le garanzie di tutela dei suoi diritti e dei suoi interessi”.
Ma veramente riaprire delle piccole sedi di tribunale “sotto casa” serve a migliorare il servizio giudiziario, se poi a questi uffici vengono destinati una decina di magistrati, con poche risorse a disposizione e scarsissime, se non nulle, possibilità di specializzazione?
Gli operatori della giustizia rispondono con un netto “no”. L’elenco delle sedi interessate dalla riforma non è ancora noto, ma Delmastro ha già preannunciato di stare pensando al ripristino dei tribunali di Bassano del Grappa in Veneto, Lucera in Puglia e Rossano in Calabria. Il primo, che dovrebbe prendere il nome di tribunale della Pedemontana, sarebbe destinato a occuparsi di alcune parti di territorio fra le province di Vicenza, Treviso e Padova. E qui, nel Veneto che si prepara alle elezioni regionali, che si è aperto il dibattito più intenso sull’opportunità di riaprire i “tribunalini”.
La proposta del tribunale della Pedemontana (rilanciata con enfasi dall’altro sottosegretario alla Giustizia, il veneto Andrea Ostellari) ha trovato la contrarietà dei tre procuratori e dei tre presidenti dei tribunali di Vicenza, Padova e Treviso. All’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte d’appello di Venezia, Carlo Citterio, ha parlato di “operazione nostalgica, slegata dalla realtà”, fatta di carenza di personale e risorse. Anche gli ordini degli avvocati delle tre province coinvolte hanno bocciato senza mezzi termini il progetto: “Se il nuovo tribunale verrà aperto, ciò determinerà una redistribuzione delle risorse che già operano presso altre sedi, che vedrebbero così accentuate le difficoltà in cui versano per essere private di risorse indispensabili e già insufficienti ad assicurare un servizio dignitoso: oggi nel Veneto manca mediamente il 10-12 per cento dei magistrati e circa il 30 per cento del personale di cancelleria”.
Molto difficile, inoltre, immaginare che l’eventuale nuovo tribunale della Pedemontana possa operare con la celerità e la specializzazione richieste dal carico giudiziario, visto che “nel migliore dei casi saranno addetti una ventina di magistrati, che faticheranno a comporre i collegi in ragione delle incompatibilità e ai quali non sarà, nella sostanza, possibile assegnare la trattazione solo di alcune tipologie di controversie”.
La riapertura dei “tribunalini” rischia anche di creare spaccature nella maggioranza. “Temo che un’ipotesi di tribunale della Pedemontana creerebbe un piccolo tribunale, un tribunalino nato morto e ammazzerebbe anche contemporaneamente il tribunale di Vicenza”, ha affermato il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin. Mentre il governatore Luca Zaia ha espresso “grande soddisfazione per l’attenzione a una richiesta di un territorio veneto che rappresenta uno dei principali tessuti produttivi del paese”. Insomma, il tribunale della Pedemontana rischia di diventare persino un tema caldo in vista delle elezioni regionali venete.