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il silenzio
Al Csm la nomina del nuovo pg di Cassazione. Mattarella presente ma non interverrà
Il capo dello stato presiederà oggi il plenum straordinario per la nomina del nuovo procuratore generale della Cassazione. A quanto risulta al Foglio, Mattarella non interverrà, evitando così il rischio di finire invischiato nel conflitto tra governo e magistratura
Un Consiglio superiore della magistratura spaccato a metà e investito dalle tensioni delle ultime settimane tra politica e toghe accoglierà oggi pomeriggio il capo dello stato Sergio Mattarella, che alle 16 presiederà il plenum straordinario per la nomina del nuovo procuratore generale della Cassazione. A quanto risulta al Foglio, Mattarella non interverrà, evitando così il rischio finire invischiato nel conflitto tra governo e magistratura (ancora più profondo dopo la condanna di Delmastro), peraltro alla vigilia dello sciopero dell’Anm.
I giudici che hanno condannato Delmastro sono stati apertamente accusati dalla premier Meloni e da mezzo governo (incluso il ministro della Giustizia) di aver emesso una “sentenza politica”, generando lo “sconcerto” dell’Associazione nazionale magistrati: “Violata la separazione dei poteri”. In precedenza, erano state le sentenze di vari giudici in materia di immigrazione, contrarie al fermo dei migranti nel centro allestito in Albania, ad alimentare le tensioni fra esecutivo e toghe.
Gli attriti si sono trasferiti direttamente all’interno del Csm. Basti pensare alla proposta dei consiglieri togati di aprire una pratica a tutela dell’ordine giudiziario, contestando le parole espresse in Parlamento dal ministro Nordio nella relazione annuale sullo stato della giustizia. Oppure alla recente proposta dei laici di centrodestra di aprire una pratica contro il procuratore di Roma Lo Voi, sia per l’indagine avviata nei confronti del governo per il caso Almasri, sia per la fuoriuscita dall’ufficio di un’informativa dei servizi segreti.
In questo contesto caldissimo si colloca l’appuntamento di oggi per la nomina del successore di Luigi Salvato alla procura generale della Cassazione. Uno degli incarichi più importanti nella magistratura: il pg della Cassazione, infatti, è titolare, insieme al ministro della Giustizia, del potere di azione disciplinare nei confronti dei magistrati ed è componente di diritto del Csm, oltre che del suo comitato di presidenza.
Il presidente Mattarella troverà un Csm non solo attraversato da tensioni, ma anche diviso in due. I consiglieri non hanno infatti raggiunto l’unanimità sul nome del prossimo procuratore generale. I candidati sono due, Pietro Gaeta e Pasquale Fimiani, entrambi attualmente avvocati generali della Cassazione. Il Consiglio dovrebbe spaccarsi a metà: i togati centristi (Unicost) e di sinistra (Area e Magistratura democratica) sosterranno Gaeta, ritenuto vicino proprio a Md, insieme ai laici Ernesto Carbone (Italia viva) e Roberto Romboli (Pd); a favore della nomina di Fimiani voteranno invece i cinque laici di centrodestra e i togati – non tutti – di Magistratura indipendente (Mi). Occorrerà vedere anche come si schiereranno i componenti del comitato di presidenza, ma a prevalere sarà quasi con certezza Gaeta, seppur a maggioranza.
A stupire, tuttavia, è anche la spaccatura interna a Mi. Alcuni togati moderati sosterranno infatti Gaeta, nonostante questi abbia condotto dopo lo scandalo Palamara un procedimento disciplinare contro l’attuale segretario generale di Mi, Claudio Galoppi, accusandolo di aver promosso, insieme a Palamara, un emendamento alla legge di stabilità 2017 che riduceva i tempi di attesa per gli ex consiglieri del Csm prima di concorrere a incarichi direttivi. Alla fine le accuse vennero archiviate.
Paradossalmente, proprio il nome di Gaeta finì nelle famose chat di Palamara. Secondo quanto risulta da una chat emersa dal telefono dell’ex dominus delle nomine, Gaeta avrebbe cercato di ottenere – attraverso l’intermediazione di un magistrato – un incontro con Palamara nel periodo in cui era in corsa per la promozione ad avvocato generale della Cassazione. Alla fine Gaeta venne promosso nel febbraio 2019, quando Palamara non era più al Csm. La vicenda è stata ricordata in Quinta commissione dalla consigliera laica in quota Lega, Claudia Eccher, ma non è finita nella relazione che la stessa Eccher illustrerà nel plenum di oggi a sostegno della nomina di Fimiani, il cui profilo è ritenuto superiore a quello di Gaeta sul piano dei titoli. Potrebbe però essere un altro consigliere laico a rievocare la vicenda, con non poco imbarazzo dei presenti, in primis del capo dello stato.
Insomma, dopo sei anni il fantasma di Palamara aleggia ancora tra i corridoi del fu Palazzo dei Marescialli, oggi Palazzo Bachelet.