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Riesce lo sciopero dell'Anm, che dice: “Nessuna trattativa col governo”

Ermes Antonucci

Tra il 75 e l'80 per cento dei magistrati ha aderito alla protesta dell'Anm, che però per bocca del suo segretario Maruotti ha ribadito che "non ci sono margini di trattativa" sulla riforma sulla separazione delle carriere

E’ riuscito lo sciopero di ieri dell’Associazione nazionale magistrati. Con un’adesione tra il 75 e l’80 per cento dei magistrati, la protesta ha raggiunto la soglia che era stata prefissata informalmente da diversi esponenti del sindacato. Una dimostrazione di compattezza, che tuttavia sembra rinsaldare la linea più intransigente interna all’Anm, quella contraria a ogni forma di confronto con il governo.

 

Proprio ieri mattina, ancor prima che venissero diffusi i dati sulla partecipazione allo sciopero dell’Anm, a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice sulla giustizia durato circa un’ora, a cui hanno preso parte la premier Meloni, i vicepremier Tajani e Salvini, il Guardasigilli Nordio, il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, ma anche i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato (Pagano e Balboni), e quelli delle commissioni Giustizia (Maschio e Bongiorno). Una riunione finalizzata a preparare le consultazioni già programmate per mercoledì prossimo con l’Unione delle camere penali e con l’Anm, e dalla quale è emersa la conferma della disponibilità della maggioranza a “dialogare” con i magistrati. Peccato che questi sembrano proprio non averne alcuna intenzione. 

 

Ieri mattina, dopo un flash mob realizzato sulla scalinata della Corte di cassazione (con addosso coccarda tricolore e con in mano la Costituzione), non proprio esaltante visti i concomitanti lavori di ristrutturazione della facciata del “Palazzaccio”, l’Anm si è riunita in assemblea pubblica al cinema Adriano. Qui il segretario generale dell’Anm, Rocco Maruotti ha ribadito quanto già sostenuto dalla dirigenza nei giorni scorsi: “Siamo contrari a una riforma che incide sul principio di separazione dei poteri. Non ci sono margini di trattativa. Autonomia e indipendenza della magistratura non sono negoziabili. Per cui sia chiaro: non ci sono per noi soluzioni di compromesso”. Insomma, per l’Anm la riforma costituzionale va ritirata e basta.

 

Con queste premesse diventa molto difficile pensare che l’incontro di mercoledì possa portare a un avvicinamento fra le parti e che le ipotesi di modifica alla riforma Nordio avanzate da vari settori della maggioranza possano soddisfare le toghe. La più radicale, finora circolata, prevede l’eliminazione dei due Csm (uno per i giudici e uno per i pm) e il mantenimento di un unico Csm, diviso in due sezioni. Questa modifica, però, richiederebbe un intervento sul testo di riforma costituzionale ora in esame al Senato.

 

Ieri dal governo sarebbe invece arrivata un’apertura sull’eliminazione del sorteggio secco per l’elezione dei consiglieri togati al Csm, e la sua sostituzione con un sorteggio temperato. Questo ritocco avrebbe il vantaggio di essere realizzabile in fase di attuazione della nuova legge costituzionale. Dall’altra parte, però, appare ben poco credibile che l’Anm si accontenti di così poco. Se poi, come ripetuto dai magistrati, non sono immaginabili “soluzioni di compromesso”, allora il confronto appare negato alla radice. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]