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magistrati e stampa
Il presidente dell'Anm e il dovere di chiedere scusa sul caso Colace
Il Csm ha sanzionato il magistrato per le sue intercettazioni illegittime, ma per il sindacato l'articolo del Foglio che ne raccontava i flop "superava il diritto di cronaca". Ora, per essere credibile, il nuovo presidente Cesare Parodi dovrebbe scusarsi
Il 6 luglio 2024, l’Anm del Piemonte pubblicò un comunicato contro il Foglio per un articolo di Ermes Antonucci, su “Gli infiniti flop del pm Colace”: il sindacato dei magistrati emise la sua “condanna [per] l’ennesimo attacco portato avanti nei confronti di un singolo magistrato, condotto con toni ed espressioni che, di certo, superano il diritto di cronaca giudiziaria”. Fu un vergognoso attacco alla libertà di stampa che passò inosservato, inaccettabile nel metodo prima che nel merito. Perché in una democrazia regolata dallo stato di diritto se è stato “superato il diritto di cronaca” i magistrati dovrebbero dirlo con una sentenza al termine di un processo, non con un comunicato sindacale. Ma quel disprezzo del diritto di opinione, dopo meno di un anno, si è rivelato sbagliato anche nel merito.
Ieri, infatti, il Csm ha punito disciplinarmente il pm Gianfranco Colace per il clamoroso caso di intercettazioni illegittime ai danni del sen. Esposito raccontato proprio in quell’articolo di Antonucci. Evidentemente chi aveva “un’errata concezione del lavoro del pm” non era il giornalista ma Colace, e insieme a lui l’Anm che lo difendeva. Della giunta dell’Anm piemontese che emise quell’incivile comunicato faceva parte Cesare Parodi, che nel frattempo è diventato presidente nazionale dell’Anm. Visto che Parodi fa il giro dei media sostenendo che si oppone alla riforma della giustizia non per difesa corporativa ma per difendere i “diritti dei cittadini”, se vuole rendere minimamente credibile la sua retorica dovrebbe scusarsi. I comunicati stampa dell’Anm dovrebbero servire a questo, non a emettere sentenze sui limiti della libertà di parola.