
l'intervista
“L'ipocrisia delle correnti sull'imparzialità del magistrato”. Parla il giudice Andrea Reale (Anm)
Lo sfogo del rappresentante del gruppo Articolo 101: “Nel corso del tempo le correnti si sono avvicinate apertamente a partiti politici e non hanno mai smentito la vicinanza ideologica a quelle fazioni, appannando così l’immagine di imparzialità della magistratura"
“Stiamo discutendo se partecipare a eventi organizzati da partiti possa appannare o meno l’immagine di imparzialità della magistratura, ma la nostra immagine di imparzialità è stata intaccata dal modo in cui abbiamo vissuto l’associazionismo giudiziario. In questi anni noi stessi abbiamo macchiato la nostra immagine apparendo più vicini alla sinistra (con le correnti Area e Magistratura democratica), oppure più alla destra (con Magistratura indipendente), oppure al centro (Unicost). Ma di che parliamo? Questa è la fiera della grande ipocrisia delle correnti”. Con queste parole il giudice Andrea Reale, esponente del gruppo anti-correnti Articolo 101, lo scorso fine settimana ha fatto calare il gelo durante la riunione dei vertici dell’Associazione nazionale magistrati. Uno sfogo che ha generato un silenzio imbarazzato. “Nel corso del tempo le correnti si sono avvicinate apertamente a partiti politici e non hanno mai smentito la vicinanza ideologica a quelle fazioni”, spiega Reale al Foglio.
“Il giudice deve essere e apparire imparziale innanzitutto nell’attività giurisdizionale, ma se nell’ambito dell’associazionismo le correnti si avvicinano ai partiti, per ragioni di collateralismo, viene appannata l’immagine di imparzialità della magistratura. Questo fenomeno si rispecchia anche sulla collocazione fuori ruolo dei magistrati. C’è uno spoil system continuo: il governo di centrodestra ‘assume’ fiduciariamente i magistrati vicini al gruppo di Mi, quando c’è un governo di centrosinistra questo ‘assume’ quelli di Area o Md. Unicost è al centro e si presta sia agli uni che agli altri”, aggiunge Reale, giudice a Ragusa e uno dei due esponenti di Articolo 101 al comitato direttivo centrale dell’Anm.
Durante la riunione dell’Anm, Reale ha anche fatto riferimento alla tendenza dei cittadini, quando si ritrovano nelle aule di giustizia, a chiedere “a quale corrente appartiene il giudice”, invitando i colleghi a interrogarsi sui motivi per i quali ciò avviene. “Si tratta di un dato di fatto – spiega al Foglio – Su questo purtroppo una grande corresponsabilità ce l’hanno gli organi di informazione e la politica, che spesso rimproverano ai magistrati un atteggiamento ideologico nell’esercizio della loro funzione, ad esempio di fronte a decisioni non gradite in tema di immigrazione. Ma a questa perdita di fiducia da parte dei cittadini ha contribuito anche la palese vicinanza di alcune correnti ai partiti. Peraltro tanti degli appartenenti alle correnti utilizzano questo collateralismo per fulgide carriere”.
Anche il gruppo Articolo 101 è contrario alla riforma costituzionale della magistratura elaborata dal ministro Carlo Nordio, ma da sempre si dice favorevole all’introduzione del sorteggio temperato per l’elezione dei togati al Csm. “Ho letto con grande interesse l’intervista al Foglio del consigliere del Csm Andrea Mirenda. Ecco, Mirenda è la testimonianza migliore che non sono necessarie quelle competenze speciali che le correnti evocano sempre per i consiglieri del Csm. Le correnti propugnano un modello di magistrato ‘migliore’ da eleggere soltanto per giustificare la loro esistenza”, dice Reale.
Secondo Mirenda, le correnti non hanno svolto alcuna vera autocritica al loro interno dopo lo scandalo Palamara. “Lo confermo pienamente, anzi al 101 per cento”, risponde Reale. “E’ questo che ha fatto perdere ulteriormente credibilità alla categoria. Dopo lo scandalo nessuna delle istituzioni della magistratura, Anm e Csm, ha adottato un’autoriforma efficace per evitare ulteriori degenerazioni. Questo è confermato dal fatto che le correnti continuano a fare anche al Csm ciò che facevano prima. Continua, ad esempio, la prassi del voto per blocchi: i magistrati di Mi votano un certo candidato, quelli di Area un altro e così via. A dimostrazione plastica che c’è un’occupazione dei partiti politici della magistratura all’interno del Csm”.
Questo ha inciso sul modo con cui la maggioranza di governo ha elaborato la riforma costituzionale, cioè andando dritta sulla propria strada? “Sì – replica Reale – Sicuramente noi avremmo dovuto essere maggiormente coinvolti. Se lo avessimo fatto fin dall’inizio con proposte serie probabilmente la politica avrebbe usato meno ‘bastone’ e non avrebbe scritto una riforma che appare punitiva nei confronti della magistratura”.
