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La stretta

Abodi pensa a 10 anni di carcere per chi aggredisce gli arbitri. Barelli (Forza Italia): “Le norme già ci sono”

Riccardo Carlino

Il ministero dello Sport e l'Aia ipotizzano una modifica del codice penale per mettere sullo stesso piano personale sanitario e direttori di gara, con aggravi di pena importanti. Il capogruppo di FI alla Camera: “Dobbiamo sfruttare tutte le leggi che esistono e sono molto drastiche”

“Le norme già ci sono, dobbiamo utilizzarle al meglio”. Lo dice al Foglio Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera e presidente della Federazione italiana nuoto, che accoglie con una certa cautela l’idea che il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente dell’Associazione italiana arbitri, Antonio Zappi, hanno messo sul tavolo: modificare il reato di lesioni con un’aggravante per chi aggredisce un arbitro.

 

L'ipotesi arriva dopo l’ennesimo caso di violenza dai campetti: in provincia di Catania, un arbitro di diciannove anni preso a calci e pugni durante una partita dai giocatori (under 17) e altre persone provenienti dagli spalti. Nel video che circola in rete si vede una piccola folla che insegue e accerchia il direttore di gara, che nel parapiglia viene anche colpito alla nuca con una bandierina da un assistente di parte.

 

Nel reato di lesioni personali, la vittima è tenuta a denunciare l’accaduto per mettere in moto la macchina della giustizia, che però si attiva in autonomia se le lesioni vengono inferte a un pubblico ufficiale in servizio o al personale sanitario. L’idea di Abodi sarebbe quindi quella di inserire in questa categoria di soggetti protetti (di cui si parla nell’art. 583 quater del codice penale) anche gli ufficiali di gara, quindi arbitri, assistenti e quarto uomo. Una modifica dal profondo riverbero penale, dato che porterebbe di default la punizione per coloro che aggrediscono i direttori di gara fino a dieci anni di reclusione. Sedici se le lesioni sono gravissime.

 

“Ritengo che siano fatti da colpire e punire, ma dobbiamo sfruttare tutte le leggi che esistono e, se applicate, sono già molto drastiche”, ribadisce Barelli, secondo cui ancora prima di mettere mano al codice penale, si può fare molto sul piano sportivo: “Di fronte episodi di violenza, le federazioni devono essere intransigenti comminando sospensioni di lunghissimo tempo o addirittura radiando i tesserati nei casi più gravi". 

 

Anche in Figc, intanto, la proposta di Abodi non entusiasma. “Tutti sappiamo già che se picchiamo qualcuno si rischia la denuncia e si può andare in galera”, spiega il presidente Gabriele Gravina intervenendo alla VIII edizione del Foglio a San Siro. "Noi – aggiunge il numero uno della Federcalcio –  non possiamo pensare di essere presuntuosi e proporre una modifica del codice penale”. L’importante, semmai, “è che ci siano delle sanzioni esemplari nel mondo dello sport. Squalificare le squadre è il primo messaggio da dare dentro il nostro movimento”.

 

L’impianto di norme in vigore è già efficace. Tuttavia, concede Barelli: “Se per il ministro c’è un vuoto da colmare, è corretto che ci sia una maggiore puntualizzazione”. Anche se la lacuna sembrerebbe riguardare  in primo luogo il piano della prevenzione, più che la risposta penale: “È un problema di malcostume. Lo sport già fa tanto per promuovere l’educazione. E fa quello che può”. Ma è proprio lì che si dovrebbe agire con vigore. O almeno di questo è convinto  Gravina: “La violenza sugli arbitri è un fatto culturale e sociale – conclude il presidente Figc– ed è lì che dovremmo investire di più”.