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Pm o ayatollah?
La procura di Milano “assolve” La Russa jr. ma lo condanna sul piano etico. L'eredità di Ilda Boccassini
I pm milanesi chiedono l'archiviazione di Leonardo La Russa dall'accusa di violenza sessuale, ma criticano la concezione della donna del figlio del presidente del Senato. Dopo il caso Ruby, la procura meneghina continua a elevarsi a tribunale etico
“Il comportamento dei due indagati è certamente connotato da una profonda superficialità e volgarità nella modalità di concepire e trattare una ragazza”. “Un atteggiamento che non è assolutamente rispettoso della dignità della donna”. Questi due passaggi sono estratti dalla richiesta di archiviazione formulata dalla procura di Milano nei confronti di Leonardo La Russa (figlio del presidente del Senato Ignazio) e di un suo amico per l’accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 22 anni. In altre parole, pur richiedendo l’archiviazione degli indagati, i pm (Maria Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro, coordinate dal procuratore Marcello Viola) non hanno potuto fare a meno di lanciarsi in giudizi di carattere etico-morale nei confronti dei due ragazzi, giudizi che in teoria non dovrebbero trovare spazio in un’aula di tribunale di un paese civile, visto che compito della magistratura è perseguire reati e non valutare le condotte dei cittadini sul piano etico. E invece no.
Sarà che le indagini sono state molto approfondite e sono durate quasi due anni, sarà che poteva apparire sconveniente – soprattutto di questi tempi – far cadere integralmente un’accusa così grave come quella di aver abusato di una giovane ragazza non cosciente, ecco allora che i pm nel loro provvedimento hanno deciso di lasciare traccia della loro riprovazione morale per la concezione della donna secondo loro coltivata da La Russa jr. e dal suo amico. Chi leggesse la richiesta di archiviazione senza sapere che si tratta di una procura italiana potrebbe pensare di essere in Iran. Invece si tratta semplicemente della procura di Milano, cioè di un ufficio che da quindici anni si è elevato a tribunale etico del paese.
E’ l’eredità di Ilda la Rossa, cioè di Ilda Boccassini, ex magistrato simbolo della procura meneghina e della guerra giudiziaria a Berlusconi. Fu lei nel 2013 a chiedere la condanna a sei anni per l’allora premier per il caso Ruby, sostenendo in requisitoria che quest’ultima, insieme alle altre ragazze che partecipavano alle cene nelle ville di Berlusconi, “come purtroppo una parte dei giovani delle ultime generazioni” aveva “un solo obiettivo: quello di entrare nel mondo dello spettacolo, fare soldi, con un obiettivo di guadagno facile”, anziché quello “del lavoro o della fatica dello studio”. Il “sogno negativo italiano” lo definì Boccassini, alimentando la narrazione del paese devastato dalla televisione berlusconiana. Boccassini si lasciò pure sfuggire un commento velatamente razzista, enfatizzando la “furbizia orientale” di Ruby, che tra l’altro aveva origini marocchine (non proprio così orientali).
Tutto l’impianto accusatorio del primo processo Ruby, in realtà, aveva un fondamento moralista. E infatti cadde in giudizio, con l’assoluzione piena di Berlusconi. Il testimone di Ilda Boccassini, andata in pensione nel 2019, è stato raccolto dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, coordinatrice del pool ambiente, salute e lavoro. Memorabile, per così dire, fu la requisitoria tenuta da Siciliano nel maggio 2022 a conclusione del processo Ruby Ter, in cui a Berlusconi veniva contestato di aver pagato Ruby e le altre giovani ex ospiti delle serate di Arcore (le cosiddette “olgettine”) per mentire nei processi precedenti. Di fronte al collegio giudicante, Siciliano accusò Berlusconi di “ospitare gruppi di odalische”, “schiave sessuali”, parlò di un “quadro incredibile”, “qualcosa di medievale, boccaccesco, moralmente discutibile”, di “oggettualizzazione (testuale, nda) insopportabile delle donne che muove le coscienze”. Siciliano definì Berlusconi il “sultano” a cui venivano offerte in dono le ragazze come in un “harem”, una cosa “orribile da vedere e da sentire”. “Ci sembra di cogliere questa mano che si appoggia sotto il tavolo sulla coscia e lei che si ritrae”, aggiunse Siciliano riferendosi alla testimonianza di una delle ragazze, parlando di “violenza perpetrata quasi con diritto nei confronti delle donne”.
Berlusconi alla fine venne assolto anche in questo caso, insieme agli altri 28 imputati. Morto l’ex premier, però, la Cassazione ha annullato le assoluzioni disponendo un processo d’appello, ancora in corso.
Da Ruby a La Russa jr. la linea non è cambiata. Più che una procura giudiziaria, quella milanese sembra una procura etica.
