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L'intervista

“Il decreto sicurezza? Un errore colpire la cannabis light”. Parla Caner, assessore leghista veneto

Francesco Gottardi

Il settore coinvolge 3mila imprese italiane, 30mila dipendenti e mezzo miliardo di fatturato: “Capisco il tema degli stupefacenti e del loro abuso, ma la canapa ha anche altri utilizzi. Questi vanno tutelati. E su questo insisteremo nella lettera che siamo pronti a inviare a Roma”. Colloquio con l’amministratore eletto in quota Carroccio

Un paziente appello al buonsenso. A prescindere dal colore politico. Cioè lo stesso: la Lega. Da dove parte il provvedimento a tappeto contro la cannabis light – il decreto sicurezza targato Salvini, ormai in vigore – e che al contempo, sul territorio, cerca di arginarlo. “Il nostro non è un attacco al vicepremier, ma il bisogno di porre delle problematiche concrete all’attenzione del governo”, dice al Foglio Federico Caner, assessore leghista con delega all’Agricoltura in Veneto. “Ci sono in ballo posti di lavoro, un intero settore produttivo: questa manovra mette in ginocchio migliaia di aziende di punto in bianco. Ben oltre la regione che rappresento. Capisco il tema degli stupefacenti e del loro abuso, ma la canapa ha anche altri utilizzi. Questi vanno tutelati. E su questo insisteremo nella lettera che siamo pronti a inviare a Roma”.

L’amministratore eletto in quota Carroccio, da due legislature nella giunta di Zaia, parte dai numeri: nel nostro paese ci sono circa 3mila imprese che lavorano legalmente la cannabis light, a cui corrispondono 30mila dipendenti e mezzo miliardo di fatturato (per il 90 per cento da esportazioni). E’ pur sempre Made in Italy. “Tutto questo andrebbe in fumo da un giorno all’altro”, spiega Caner. “Perché il decreto sicurezza consente alla filiera di seminare, ma non di raccogliere e vendere il prodotto: una perdita totale anche dal punto di vista agricolo”. E al ministero dell’Agricoltura infatti si rivolgeranno i politici locali. “Ho già parlato al telefono con il sottosegretario La Pietra”, numero due di Lollobrigida al dicastero. “E ha riconosciuto l’importanza del tema: percepisco un’apertura, stiamo pensando a una soluzione collettiva. Anche perché, dalla Liguria in giù, tutti i miei colleghi hanno lo stesso problema. Pure nelle regioni governate dal centrodestra come il Veneto: qui c’è in ballo l’esigenza comune di salvare posti di lavoro e una coltivazione che per i suoi specifici usi ha la sua ragion d’essere. E’ ciò che chiederemo oggi in Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni. Serve una soluzione immediata”.

Caner fa capire a più riprese “di non voler creare polemiche o motivi di scontro politico: a prescindere dal fatto che sia leghista, non posso ignorare le istanze del territorio e delle imprese. Anche le associazioni di categoria ci fanno pressione”. Dunque quale sarà la strada da intraprendere, da qui in avanti? “Aprire un tavolo con il governo e modificare la normativa. Il settore della cannabis light è di nicchia, ma è in crescita e ha enormi potenzialità inesplorate. Occorrono protocolli stabiliti dalla legge per tutelarla e chiarire le differenze con l’abuso degli stupefacenti. Ripeto: comprendo la ratio del decreto, ma senza le opportune specificazioni si rischia di compromettere anche chi queste coltivazioni le fa in modo conforme e secondo gli utilizzi della società civile”.

L’amministratore zaiano insomma non si fa ingannare dall’intramontabile equazione d’antan, canapa uguale droga. A differenza di qualche luminare nei palazzi romani. “Quando si fa una norma, viene formulata tenendo a mente un certo obiettivo ideale. Quando poi questa si cala nella realtà, spesso succede che debba andare rivista e corretta. E’ la normalità”. Allora sorge un dubbio. In Italia la cannabis a ordinario contenuto di Thc è già illegale: se dopo le revisioni normative si andranno a salvaguardare le produzioni con percentuali al di sotto dello zero virgola, com’è stato finora, a cosa servirà il nuovo decreto sicurezza? Diventa una scatola vuota? “Il tavolo di concertazione sarà utile anche a capire cosa ne rimane”, ammette Caner. “Può anche darsi che un certo decreto venga superato e tolto: si tratta di questioni diversificate”. E a quel punto, la manovra di Salvini sarà tale a tutti gli effetti: bolla mediatica, specchio per le allodole. “Quel che ci preme è che lo status quo porterebbe a un enorme spreco di risorse e di valore sociale. Ma poi, pensate davvero che le aziende della canapa – all’interno di una filiera che deve certificare ogni quantitativo e componente del prodotto – abbiano davvero finalità altre rispetto alla commercializzazione?”. Secondo Lollo e Salvini fa male pure l’acqua. Praticamente vivono d’aria. E di decreti.