la festa dell'innovazione
Fabrizio Zerbini (Bocconi): "In un paio d'anni sposteremo merci e persone con i droni"
"La regolamentazione è in corso d'opera. La mobilità del futuro? Un po' meno ingegneria meccanica e un po' più informatica", dice il professore di Marketing management ed esperto di mobilità
Come abbattere le emissioni nel trasporto, soprattutto in quello individuale, fatto ancora in buona parte di automobili tradizionali?
"Abbattere le emissioni è possibile, è chiaro che ci vuole un lavoro di sistema. Quindi un lavoro che parta dai policy maker, integri il mondo dell'industria e anche il mondo della domanda. La sfida che abbiamo davanti, se vogliamo fare una transizione verso la mobilità sostenibile, è una sfida molto difficile. Quasi senza precedenti.
Pensate che noi, quando abbiamo spostato le persone dai cavalli alle automobili, siamo riusciti a vendere dieci milioni di auto in quaranta anni. Ora abbiamo dieci anni per sostituire più 200 milioni di auto, solo in Europa. Tutto questo è possibile, è fattibile, ma bisogna lavorare a tutti i livelli e forse dove stiamo lavorando meno è sul convincimento, sul cambiamento, sulla cultura e sulla comprensione dal punto di vista della domanda. Abbiamo ancora persone che nell'80 per cento dei casi dicono di voler passare all'elettrico e poi nel 40 per cento dei casi stanno ancora comprando auto a diesel. Eccol l'elemento culturale è forse l'elemento che può fare la differenza, ma che è stato un po' sottovalutato".
Strategie per la mobilità sostenibile nelle città del futuro: in Italia siamo pronti per le flotte a idrogeno o a elettrico?
"Pronti? Sicuramente ci stiamo lavorando, come tutti. Se noi guardiamo le classifiche, l'Italia si colloca un gradino sotto gli altri paesi del G7. È vero però che nessuno è pronto, bisogna lavorarci. Ed è qualcosa che vedremo strada facendo. Gli analisti hanno: fatto diversi scenari, alcuni a maggiore velocità, altri a velocità più bassa: si tratta di capire su quale ci collocheremo. Questo sarà più chiaro tra qualche anno, non immediatamente.
A livello tecnologico e di regolamentazione, Quanto manca per spostare persone e merci con i droni?
"Non siamo lontani. Il time to market , secondo le stime più diffuse, è nell'ordine di un paio d'anni, grossomodo. Poi potrà essere un po' più veloce o più lento a seconda del materializzarsi delle diverse condizioni. La regolamentazione è in corso d'opera, e non potrebbe essere altrimenti. Le linee però sono state già tracciate.
Un punto importante è che adesso sappiamo di poter volare sopra le città, cosa che prima non era possibile. E con due terzi della popolazione che si troverà a vivere nelle grandi città nell'arco dei prossimi due decenni, questa è sicuramente un'opzione in più. Bisogna però anche avere aspettative chiare: è difficile immaginarsi un far west dei cieli, come nei film di fantascienza. Il traffico aereo finora è sempre stato regolamentato per corridoi, quindi la regolamentazione che ci aspettiamo sarà fatta comunque così. Questo significa avere delle corsie, una rete ma sicuramente non il liberi tutti".
Possiamo davvero dire che l'evoluzione della mobilità va verso i servizi?
"Innanzitutto bisogna dire che la Maas - mobilità come servizio - è un tema forse più controverso di quanto spesso si pensi. Per esempio: tutti aspirano ad avere un controllo sull'utente finale e ad essere gli integratori del cosiddetto biglietto unico. Pochi però si chiedono se e quanto il biglietto unico faccia una differenza importante per l'utilizzatore finale. Allo stesso tempo, ci sono mercati finanziari che valutano con multipli da capogiro le startup che fanno sharing e poi se andiamo a vedere i servizi di sharing, presso le startup, non ce n'è ancora una che stia facendo profitti.
Non è così scontato che i servizi nella mobilità prendano piede e diventino il mainstream. Il cosiddetto pay per use contro il pay per own, pagare per un servizio piuttosto che per un prodotto che possiedo. È però verosimile che con l'innovazione della mobilità si sviluppino anche nuovi modelli di offerta, di prodotto e di servizio. Quindi che si amplino i mercati e si trovino nuove soluzioni".
Quali competenze saranno necessarie per i lavori di domani nel settore?
"Per le professioni in questo ambito forse è un po' presto per tirare una linea. Possiamo però dire alcune cose: è chiaro che dove ci sarà più mobilità intelligente, smart, ci dovranno essere più competenze quantitative di data science e computer science. Quindi raccomanderei a chi deve iniziare a studiare adesso di lavorare su queste direttrici. Dove ci sarà più mobilità come servizio, ci dovranno necessariamente ancora essere competenze di front end. È difficile immaginarsi dei servizi totalmente automatizzati, sarà ancora labour intensive e quindi ci sarà bisogno di persone che hanno competenza nella gestone delle relazioni con i clienti. Questa è un'altra direttrice per la formazione. Se vogliamo: un po' meno ingegneria meccanica e un po' più d'ingegneria informatica; un po' meno venditori nei concessionari e un po' più desk manager nei prossimi aeroporti verticali. Ma questa è una previsione parziale, capiremo meglio quando i mercati avranno davvero cambiato pelle"
E voi in tutto questo cosa state facendo?
"MobiUs lab è un progetto giovane, abbiamo inziato da poco e siamo l'equivalente di una startup: stiamo cercando di fare sistema. Abbiamo in dote da un lato un founding sponsor che sta investendo in modo massiccio sulle infrastrutture intelligenti e sui nuovi servizi come i taxy- drone, Atlantia. Abbiamo partner strategici, come startup che stanno investendo sulla computer science. Ad esempio Cooling che ci aiuta a tracciare l'impatto ambientale degli spostamenti degli utenti finali. Diciamo che stiamo inziando a lavorare da un lato sull'education degli utenti finali, dall'altro sullo studio dei loro comportamenti per capire meglio come si dispiegherà poi veramente l'effetto nei mercati di una mobilità intelligente e sostenibile".