Festa dell'Innovazione
Franco Prodi: "Sul clima né negazionisti né catastrofisti. La priorità oggi è la sobrietà energetica"
Il climatologo: "Il sistema climatico non è conosciuto abbastanza, a differenza di quello metereologico. Impossibile fare previsioni sul riscaldamento globale. Lavoriamo sull'inquinamento del pianeta"
Non si tratta di essere negazionisti o catastrofisti e nemmeno di fare il tifo. Esiste la scienza ed esistono le sue regole: Franco Prodi, climatologo e fisico dell'atmosfera interviene alla Festa dell'Innovazione del Foglio e, intervistato da Matteo Matzuzzi, offre il suo punto di vista su atmosfera e cambiamenti climatici. A partire da una distinzione sostanziale: "Il sistema climatico non è conosciuto abbastanza, a differenza di quello metereologico che ha fatto la sue grandi conquiste. E così abbiamo oggi previsioni raffinatissime che ci dicono con probabilità descrescente cosa accadrà fino a 10-12 giorni. Nessuno infatti andrebbe in vacanza senza consultare prima il meteo". Ben diverso invece il discorso sul clima, tema sul quale in tanti si spingono fin troppo in là, a livello accademico e mediatico, giungendo a conclusioni che secondo il fisico sono quantomeno troppo affrettate.
"Abbiamo l'impossibilità di fare previsioni e quelli prodotti dall'Ipcc delle Nazioni Unite sono scenari. Una cosa diversa", afferma Prodi. "E questa impossibilità deriva dal fatto che il ruolo delle nubi non si conosce ancora con precisione. Questo aspetto determina incertezze sostanziali e visioni catastrofiche, come quando ci si riferisce al livello del mare o al riscaldamento globale. Il fatto che le stime sull'innalzamento delle temperature in questo secolo vadano da 1 a 8 gradi significa appunto che sono solo scenari, altrimenti ci sarebbe un valore preciso".
Eppure ogni volta che viene pubblicato un nuovo report i toni sono sempre più cupi, drammatici. Perchè prevale sempre l'approccio catastofista? "Parliamo di comunicazione. Dal 1988, quando è stato istituito l'Intergovernmental Panel on Climate Change, è nata l'esigenza di una comunicazione tra gli scienziati e le Nazioni Unite. Così si è generata l'idea che questo forum sia la scienza, ma non è vero. Il vero forum della scienza è quello che si fa con le sperimentazioni, con i lavori sulle riviste, che pure - ammette Prodi - sono sempre meno qualificate. Insomma c'è una scienza ufficiale che è messa in minoranza ma è quella che conta davvero".
E allora, su queste basi, quanto valgono davvero le considerazioni che derivano dai vari vertici internazionali, come la recente Cop 26? "Bisognerebbe fermare subito queste derive, dovrebbe essere chiaro. Perché si tratta di derive che poi guidano le scelte dell'umanità intera. E, visto che non possiamo fare delle previsioni certe sul riscaldamento globale, dovremmo misurare quello che sappiamo misurare: l'inquinamento del pianeta. La tutela dell'ambiente planetario dovrebbe essere prioritaria".
A partire, spiega ancora Prodi, dalla questione energetica che è "immediata", ma che riguarderà la storia dell'umanità per i prossimi secoli. "L'uomo europeo è una lampadona da 6mila watt, l'uomo americano da 9mila watt", dice il professore con riferimento agli stili di vita e di consumo delle società dell'occidente. "Bisogna cominciare a ragionare su questi aspetti, in previsione della fine dei combustibili fossili. Il problema del clima è legato all'energia: dobbiamo come umanità cominciare a ragionare di sobrietà energetica. Questo non è un ragionamento politico, sono ragionamenti per i prossimi 2-300 anni e qualcuno li deve fare. Gli scienziati sono le personalità deputate a farlo".