festa dell'ottimismo
Roccella: "L'immigrazione non può essere l'unica soluzione all'inverno demografico"
"Di Ius Schoale si può parlare, ma se un paese non fa più figli il problema è culturale e grave", dice la ministra della Famiglia alla Festa dell'Ottimismo. "Atleti trans? Rischiano di distruggere gli sport femminili"
“La questione rischia di distruggere gli sport femminili", ha detto Eugenia Maria Roccella, ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, intervistata alla Festa dell'Ottimismo da Matteo Matzuzzi sulle gare disputate da atleti trans o con disturbo della differenziazione sessuale. "La special rapporteur dell’Onu per la violenza contro le donne, Reem Alsalem, ha presentato un rapporto molto netto e deciso sulla difficoltà delle ragazze oggi che si devono misurare in gare non corrette e non paritarie. Il suo taglio è stato più duro anche di quello che abbiamo adottato al G7 per le Pari opportunità. 890 medaglie perse in gare non corrette in 29 sport diversi, la questione non nasce col caso Khelif. La Navratilova non è sospetta di omofobia e ha detto ‘gli sport femminili non sono il luogo per maschi falliti’. Deve essere chiaro se si è uomo o donna, ci sono rischi anche fisici per le atlete, servono criteri scientifici certi”.
“Chi ha sostenuto e incoraggiato la cultura woke si rende conto oggi che non produce consenso", ha proseguito Roccella, "e quindi ha abbassato i toni. Ma il woke è passato nell’opinione pubblica e nel senso comune. E questo è rischioso perché si tratta di una cultura illiberale e antifemminista”.
Matteo Matzuzzi ha citato le critiche mosse dal cardinale Zuppi all’Ue e la ministra si è detta sostanzialmente d'accordo. “L’Europa oggi è di fronte a un bivio: la strada iniziata col Pnrr, che interrompe la divaricazione tra élite e popolo, oppure la strada che va avanti nell’esasperazione burocratica e nell’astrazione ideologica, su questioni che producono danni”.
Il tabù della maternità “lo si vede nel dibattito di oggi: maternità è una parola che è stata espulsa dal linguaggio istituzionale. E non si può dire neanche paternità. Con un'enorme contraddizione: l’Ue è sotto il tasso di sostituzione demografico. Giorgetti mette in guardia l’Italia, ma il problema non è solo nostro. La Francia è tra i paesi messi meglio, ma Macron ha parlato di riarmo demografico, frase infelice ma che rende l’idea. Un tempo si pensava che la denatalità riguardava le condizioni materiali, ma adesso si vede che arriva col benessere. E c’è qualcosa di più: una totale svalutazione della maternità e della paternità. La legge 194 è una legge a tutela del valore sociale della maternità, il che significa che chi fa figli li fa anche per la comunità, e questa cosa si è persa. Si nega la specificità del femminile, la parola donna è scomparsa dai documenti internazionali”.
“Abbiamo riaperto i flussi regolari, non rifiutiamo l’immigrazione regolare, ma quella selvaggia", ha commentato la ministra riguardo alla soluzione dello Ius Scholae. "Sono i governi a dover decidere. Ma è necessario essere un paese aperto, e si è visto quanto siamo aperti in Italia sul piano della cittadinanza. DI Ius Scholae se ne può parlare, ma il primo passo è voler essere cittadini italiani, non mi piacciono gli automatismi. E se un paese non fa figli, il problema resta lo stesso, perché non ha speranza nei confronti del futuro. Non si può demandare tutto all’immigrazione. Tra l'altro nei confronti dei paesi terzi sembra un atteggiamento neocoloniale”.
“Non mi sembra che sull’inverno demografico in Ue ci sia consapevolezza", ha concluso Roccella. "Non c’è dibattito sulle motivazioni culturali e non c’è il senso dell’urgenza, al contrario di quanto avvenuto con la transizione green. Ed è un problema che però investe tutto il mondo sviluppato. Una volta si parlava di reprimere la natalità per favorire lo sviluppo, ora si vede che funziona esattamente al contrario. Lo sviluppo economico, sociale, dei diritti va di pari passo con un decremento galoppante della natalità, come si vede in Corea del sud negli ultimi trent’anni. Questa connessione non è sufficientemente pensata e non se ne avverte l’urgenza, nonostante le ricadute sul welfare siano evidenti”.
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