Cornuti e contenti
L’estate è qui, le vacanze ci chiamano, mogli, mariti, amanti si mobilitano. Cosa fa un marito “quando la moglie è in vacanza” ce lo mostra il celebre film di Billy Wilder. E cosa fa la moglie in vacanza? Cederà alla corte di qualche intraprendente giovanotto? Tra vacanze e corna è in atto un idillio da quando, non è molto, le vacanze si sono estese al popolo. Da un centinaio di anni vacanze significa, anche, vacanze dal matrimonio, dalla moralità consueta, vacanze da se stessi, autorizzandosi a cose che mai si farebbero in altri momenti. Vacanze: c’è un tempo vacuo da riempire di sesso, sesso rubato, sesso liberato.
Per secoli gli uomini hanno vissuto nell’orrore delle corna: “Un cornuto è un mostro, una bestia”. Ma cominciamo dall’inizio, o quasi, dall’“Iliade”. Quando Paride gli rapì la moglie Elena, Menelao armò mezza Grecia e ridusse in cenere la più fiorente città dell’epoca. Paride fu ucciso, ma nessuno toccò Elena che era un possesso di Menelao e tale tornò a essere. Menelao era geloso, e soffriva per il tradimento? No, reagì solo al furto di ciò che considerava un suo bene, uccidendone il ladro! Nei secoli a venire le cose migliorano un po’, nasce un interesse più forte nei riguardi della donna, ma si sviluppano anche un timore e una morbosa gelosia. Gli uomini devono mantenere a tutti costi l’egemonia sulle donne a tutela del loro onore, pur sapendo di cimentarsi in un’impresa inutile. Le donne così assoggettate covano un risentimento e agiscono di nascosto per infliggere proprio quel tradimento che loro temono. Ma anche l’altro, il rivale, sfiderà le misure preventive dei mariti per prendersi le mogli, costi quel che costi. Litigi, scenate, vendette che spesso sfociano nel delitto in modo plateale. E’ la donna a essere punita se intacca la reputazione dell’uomo. Ma se da un lato la si condanna anche ferocemente – nella letteratura, nel teatro, nelle feste popolari – dall’altro se ne tesse l’inno e si ride a più non posso dei suoi tradimenti. “Senza l’adulterio femminile che ne sarebbe di tutte le nostre letterature?”. Si mettono in scena donne belle, sfacciate, focose, che amoreggiano di qua e di là sotto gli occhi miopi dei mariti. Ma anche abili, raffinate, diaboliche, che seducono gli uomini più ambiti come e quando vogliono. E così, se ufficialmente l’Europa è maschilista, nell’arte è assolutamente femminista e libertina. Il filosofo utopista Charles Fourier, cultore del libero amore e quindi acerrimo nemico dell’istituzione matrimoniale, troppo conformista, redasse nel 1808 il famoso e spassoso “Elenco analitico dei cornuti”: “Tutti questi uomini ingannati, sbeffeggiati, disonorati, scherniti, calunniati, feriti, traditi. Straziati a volte consenzienti ma sempre ridicolizzati, cornuti, cornificati, becchi”. Insomma le corna dei mariti sono sempre meritate, e le mogli fanno bene a procurargliene e a farsi un amante!
Nella commedia di Molière “La scuola delle mogli”, un ricco signore decide di sposare una ragazza che lui stesso ha cresciuto, così da domarla ed evitare quello che considera la peggiore delle sciagure: “Sono il suo unico signore e padrone,” si ripete. Ma un aitante ragazzo, invaghitosi della giovinetta, con qualche semplice stratagemma riesce a vincere la sua caparbia vigilanza dell’uomo e a rapire la ragazza. Più l’uomo cerca di dominare una donna, più cresce in lei la voglia di colpirlo, spesso in combutta con l’amante. Ma la beffa è sempre in agguato. Proprio Molière, che schernì nella finzione i mariti ingannati, fu a sua volta ferocemente ingannato e schernito dalla giovane moglie e pianse lacrime amare. Lei, seduttrice implacabile, fece tutto a sua insaputa e lo trattò peggio di un cane, mentre nei corridoi della corte si fischiava il motivetto: “Molière si dà da fare per divertire il mondo, ma non sa che il mondo intero si applica a divertire sua moglie”. Che umiliazione! Ma forse, inconsciamente, Molière aveva bisogno di toccare con mano i patimenti dei suoi eroi e le fedifraghe grazie delle sue eroine.
Nel teatro popolare il cornuto appariva sul palco con vistose corna sul capo, abbigliato tutto di giallo (il giallo era il colore del folli) mentre badava alla casa o al pollaio. E la moglie? “Partita per correre alla cavallina”. La donna prendeva il sopravvento sull’uomo e ne faceva il suo zimbello. E il pubblico, maschile per lo più, giù a ridere a crepapelle della disfatta. Sembra non vi fosse spasso più grande, anche per un uomo del popolo, dello spettacolo di un compare spossessato della propria moglie! “Toccano a tutti le corna, prima o poi”, era questa l’idea fissa! Per un motivo o per un altro, dal povero al ricco, dal borghese al contadino al nobile, non vi è categoria sociale che ne è immune… O perché il marito era ricco ma brutto, oppure era povero e sposava una donna ricca, oppure era sempre in viaggio o si asteneva dall’eros per motivi di salute… Un destino cui sfuggiva una categoria maschile di non poco conto, quella dei preti, celibi per scelta. L’uomo di chiesa era il “cornificatore” per eccellenza, il più temuto dai mariti perché inattaccabile, il più amato dalle donne perché ascoltava i desideri che i mariti lesinavano loro o addirittura peggio negavano. Mal gliene incolse. Certo, erano gli uomini a fare le leggi, leggi spesso crudeli e misogine, per imporsi sulle donne ed esigere devozione e obbedienza. Ma una moglie che compiace l’uomo in ogni modo, che limita le proprie uscite ed evita la civetteria, combina prima o poi qualche guaio. Anche perché certi uomini avidamente cercano il tradimento della moglie, niente pare soddisfarli quanto il coglierla in flagrante, niente li eccita quanto il poterla chiamare “puttana!” e infliggerle un’adeguata punizione.
Da sempre gli uomini sono riusciti a ritagliarsi il ruolo più vantaggioso, come mai si sono ritagliati anche quello più ridicolo? L’inquietante interrogativo sembra trovare una risposta: due sono i grandi piaceri concupiti da sempre dagli uomini, il fare cornuto l’altro e il farsi cornuto. L’altro può essere l’amico, il nemico, il parente, il potente, l’impotente… sfigurarlo, rubargli la donna che gli appartiene è un piacere sadico: Don Giovanni ne sapeva qualcosa. C’è del demonismo nel seduttore, e c’è del demonismo nel masochista che fa il babbeo, cerca e si procura le corna offrendo più o meno consapevolmente la propria moglie, esponendosi così al ludibrio, a quella vergogna che per tanti è il colmo del godimento. Per non parlare dei molteplici termini linguistici usati per designare tale stato: dallo spagnolo “cabrón”, caprone, perché non reagisce mai se un suo simile monta davanti a lui la capra, al francese “coucou”, cuculo, il volatile della primavera, la stagione degli amori; tutti termini connessi al mondo animale. C’è da dire però che le corna in natura rappresentano un simbolo fallico, di virilità tra gli animali; in siciliano, a seconda di come lo si pronuncia, “gran cornuto” può significare un uomo virile o viceversa un uomo che non lo è. L’espressione ha un duplice significato dunque e indica chi patisce le corna, o chi le infligge, l’uomo è sia l’uno che l’altro a seconda delle circostanze. E’ dominato da questa ambivalenza con cui gioca.
Il tradimento può anche incarnare una rivincita sociale, una redistribuzione della ricchezza tra il povero e il ricco, tra il borghese e il nobile, tra il domestico e il signore, tra il prete e il gentiluomo, il contadino e il cavaliere. Si può sovvertire l’ordine sociale, elevare il proprio rango in un mondo in cui le differenze di classe erano rigidissime: l’eros offre la possibilità di superare la propria condizione entrando in contatto, grazie alla donna, con una casta considerata superiore e acquisire così prestigio, fare carriera. Presentarsi a corte con una bella moglie era d’obbligo per ottenere favori e acquisire ricchezza. Cosi Rabelais: “Se tu sarai becco, ergo tua moglie sarà bella, ergo sarai trattato bene, ergo avrai molti amici, ergo sarai beato, starai bene come non mai. I tuoi beni si moltiplicheranno. Mille vantaggi, mille favori”.
Abbiamo visto come l’ossessione delle corna sia una punizione che l’uomo stesso si infligge poiché vuole disporre della donna, controllarla e sa che non può. Punisce così la sua ostinazione. Ma come abbiamo detto c’è pure una componente di masochismo, di sottomissione all’altro uomo cui si cede il proprio bene, la donna, per condividerla inconsciamente con lui. Voltaire scriveva: “Le donne sono capaci di tutto ciò che noi facciamo, e la sola differenza tra noi e loro è che loro sono più amabili”. Vero ma anche no: gli uomini sono capaci di sottili perversioni di cui neppure si rendono conto, e una volta smascherati hanno molta difficoltà ad ammetterle. Voltaire aveva fra le mani Emilie du Châtelet, la donna più interessante e ambita del suo tempo, che lui stesso definiva “un pozzo di grazia ed erudizione.” Un giorno la sorprese tra le braccia del marchese Saint-Lambert su un sofà. Gridò contro i due parole irriferibili, perse la testa, e sfidò a duello il suo rivale per ucciderlo. Niente di meno illuminista! Solo la saggezza di Emilie lo rinsavì. La causa della sua nuova frequentazione era il suo assenteismo sessuale protrattosi da tempo. Non andò oltre Emilie, ma forse Voltaire sì: questo assenteismo non era per caso un modo di gettare Emilie nelle braccia di un altro?
Dal canto suo, cent’anni più tardi Victor Hugo impazzì totalmente, rischiando di frantumare in tanti piccoli pezzi la sua vita. Un giorno sorprese la bellissima moglie Adèle mano nella mano col severo critico Sainte-Beuve. Al grande scrittore montò il sangue alla testa: pensò da prima di farli fuori entrambi oppure di uccidersi lui. Saint-Beuve ammirava ma anche un po’ detestava Hugo, la sua gloria gli dava i nervi, e forse anche la sua nota insaziabilità sessuale. Sainte-Beuve aveva una malformazione sessuale, una dolorosa condizione che certo gl’impediva di rivaleggiare con lo straripante Hugo. Ma riuscì egualmente a sedurre Adèle con le sue carezze e la sua dolcezza, a volte si faceva chiamare Charlotte travestendosi da donna, così da farle dimenticare la trionfante brutalità del marito. Adèle non risparmiò al coniuge la confessione del tradimento, stufa di quest’immagine pubblica di perfezione e virtù e dedizione che la circondava e di cui la fama di Hugo beneficiava. Tutta la Parigi che conta in breve tempo rise, la fama machista di Hugo era stata intaccata dall’ermafrodita Sainte-Beuve.
[**Video_box_2**]Tutto ciò accadeva centocinquanta anni fa, nel frattempo le usanze sono mutate. Le corna non sono più loro, oggidì le si cita con benevolenza, salvo, a volte, sfociare nel dramma della gelosia, proprio come un tempo. La parola “adultera”, un tempo così in voga, è ora alquanto démodé, così come non esiste più il “cornuto”, e non lo si deride nemmeno più. Sarebbe impensabile oggi la sfilata dei cornuti per le piazze di Roma! Il matrimonio, in occidente almeno, è una scelta, e il tradimento può trovare rapido conforto nel divorzio. Meglio separarsi piuttosto che patirlo, soffrirne, o farsi consumare dalla fiamma delle gelosia. Tuttavia le vicende di letto e le scappatelle continuano ad appassionare, il gossip imperversa anche se spesso sono storielle da poco, a volte costruite ad hoc. C’è però un vicenda di corna che si staglia – corna come antenne che lanciano messaggi in tutto il mondo – sul capo di un uomo potente che domina la scena, vittima d’intrallazzi domestici d’altri tempi. Si parla di Rupert Murdoch, colui che fa e disfa le opinioni e secondo i suoi umori spalleggia uno o l’altro nelle elezioni politiche. Al momento negli Stati Uniti sta lottando contro l’ex amico Donald Trump, che è in testa nei sondaggi del Partito repubblicano. Rupert teme che il gonfio immobiliarista possa assestare un colpo d’immagine decisivo al partito, con quel suo faccione per niente rassicurante. Ma anche lui, Murdoch, ha subito un fiero colpo: tutto il mondo conosce e ride per la sua traversia coniugale, con Tony Blair e Wendi Deng nella parte della giovane coppia adultera e lui in quella del vecchio marito cornuto. Vecchio ma sempre potente e spietato, capace d’intrappolare gli amanti e metterli a loro volta in ridicolo dinanzi a tutti. Sembra sia stata la servitù ad avvertirlo di quello che stava accadendo fra Tony e Wendi nel suo ranch americano. Repentino, piombando come un falco, Murdoch s’è impadronito della prova inconfutabile: il diario della consorte in cui ella esaltava gli attributi fisici di Blair. Blair era il suo migliore amico, come Trump appunto. La donna del migliore amico è irresistibile, sfasciare una maschia amicizia che pareva eterna per il solo gusto di sfasciarla e poterla poi rimpiangere magari per tutta la vita è il top, come insegna l’Eugenij Onegin di Puskin che seduce Olga, la fidanzata di Lenskij, il suo migliore amico. Seguirà l’immancabile duello e naturalmente Lenskij morirà. Naturalmente Onegin piangerà sul suo corpo. Ma ora i tempi sono altri: Blair non ucciderà a colpi d’arma da fuoco Murdoch. Blair dovrà piuttosto guardarsi le spalle, dovrà camminare con i piedi di piombo rasentando i muri, attento che i denti-squalo di Murdoch non lo sorprendano in qualche marachella o tardiva ambizione politica.
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