Dio è morto in Germania
Padre Joachim Deterding, il pastore della chiesa evangelica Königshardt-Schmachtendorf a Oberhausen, ha appena offerto alle autorità tedesche la sua chiesa per ospitare un certo numero di migranti. Ha deciso che, per evitare di apparire “offensivo” nei confronti dei musulmani, spoglierà la chiesa anche di ogni simbolo cristiano. Saranno dismessi il fonte battesimale e le croci. A rivelare la storia è la Westdeutsche Allgemeine Zeitung. E’ la prima volta che una chiesa consacrata viene usata per accogliere gli immigrati. Il luogo di culto guglielmino, creato nel 1906, riceverà lavatrici e cibo ogni giorno, anziché fedeli cristiani.
Si cambia regione e la scena si ripete. Le scuole e le parrocchie di Düsseldorf hanno appena deciso che la tradizionale festa cristiana d’autunno, quella di San Martino che si celebra l’11 novembre, quest’anno sarà denominata “festa delle luci” per non traumatizzare i migranti. La preside della scuola salesiana di Oberkassel, Nanette Weidelt, ha detto al Rheinische Post che il nuovo nome è stato adottato “per facilitare l’integrazione”. Anche la Croce Rossa derl quartiere di Gerresheim ha comunicato il cambio del nome: “Abbiamo volutamente scelto il nuovo nome perché l’integrazione e l’unità consentono di raggiungere il maggior numero possibile di bambini”. Storie simbolo di un paese che cammina spedito verso la realizzazione del detto di Friedrich Nietzsche: “Gott ist tot”. Dio è morto. E che da anni vive alle prese con una sorta di malessere demografico epocale.
Un malessere che è stato enucleato da Rudolf Bauer nel suo nuovo libro, “Was ist los mit den Christen?” (cosa non va con i cristiani?). E che spinge tanti a parlare di “nuovo Kulturkampf”. Il paese che ha dato i natali a Papa Benedetto XVI, dove il presidente Joachim Gauck era un pastore protestante e anche la cancelliere Angela Merkel è figlia di un pastore che dirigeva un seminario a Templin; un paese la cui musica sacra è la migliore del mondo, dove le chiese sono ricchissime e costituiscono il secondo più grande datore di lavoro in Germania, questo paese si è imposto come la testa d’ariete della secolarizzazione occidentale. Come “export nation” non soltanto in termini economici, ma di marginalizzazione della religione nello spazio pubblico.
In “La festa è finita”, lo scrittore Peter Hahne si domanda se “la Germania può ancora definirsi un paese cristiano o se non sarebbe più esatto dire che la Germania è un paese prevalentemente ateo dove convivono varie minoranze religiose”. La cancelliera Merkel, a differenza dei suoi predecessori, non ha croci appese alle pareti dell’ufficio. Al massimo se ne trova una fra la Costituzione tedesca e le opere di Bertolt Brecht. Eppure, è la stessa Merkel ad aver detto: “Non è che abbiamo troppo islam, è che abbiamo poca cristianità”.
Un recente studio condotto alla University of Chicago dal sociologo Tom W. Smith rivela che i cittadini dell’ex Repubblica democratica tedesca hanno di gran lunga “il più alto tasso di ateismo al mondo”. E Detlef Pollack, professore di Sociologia della religione all’Università di Münster, ritiene che la Germania orientale, con il suo ateismo dilagante, stia contagiando anche il resto del paese e che l’est sia diventato un cosiddetto “trendsetter”, e predice che “almeno il 70 per cento delle persone in Germania” finirà per secolarizzarsi completamente. C’è chi parla di una nuova “Jugendweihe”, come veniva chiamata nella Ddr: lo stato comunista faceva il possibile per contrastare la religione, e per indurre le famiglie a sostituire la Cresima con una cerimonia di devozione allo stato, tramite appunto la Jugendweihe, nella quale il ragazzo si impegnava a servire fedelmente il regime. Nella lingua della Ddr c’era sempre qualcosa di parareligioso. Come “Grabweihe”, consacrazione della tomba, che sostituiva “Beerdigung”, funerale. Una sorta di misticismo agnostico in voga nuovamente in Germania in quello che viene definito “der neue Atheismus”, il Nuovo Ateismo.
Andreas Püttmann, ricercatore presso la Fondazione Konrad Adenauer, in un libro ha definito la Germania “Gesellschaft ohne Gott”, la società senza Dio. Il saggio ha avuto un incredibile successo di pubblico ed è arrivato alla quarta edizione. “Sulla Germania di oggi hanno avuto un’influenza profonda due dittature, quella nazista e quella comunista: entrambe miravano alla distruzione della religione”, spiega Püttmann al Foglio. “Hanno lasciato entrambe un segno profondo. Poi c’è un diffuso pensiero scientista che vede la religione come qualcosa di arcaico. Così oggi soltanto l’11 per cento di cattolici è praticante e appena il tre per cento di protestanti. Metà dei tedeschi ha smesso di andare a messa dal 1991 a oggi. Così la Germania avrà una minoranza cristiana di appena il dieci-quindici per cento della popolazione nel giro di qualche anno. E questo avrà un effetto profondo sulla società. Qualcosa è andato perso per sempre. E anche un comunista come Gregor Gysi ha detto di aver ‘paura di una società senza Dio’. E’ una rivoluzione silenziosa”.
La rubrica heute.de della rete televisiva tedesca Zdf pubblica dati sull’imponente crescita degli abbandoni nelle chiese cristiane: “Centinaia di migliaia di cristiani tedeschi ogni anno rinunciano formalmente alla loro fede”. Duecentomila tedeschi hanno presentato dichiarazioni ufficiali per rinunciare alla loro appartenenza alla chiesa protestante, il numero più alto in quasi vent’anni. Un numero simile si pensa che abbia lasciato la chiesa cattolica.
In Baviera, la regione più ricca d’Europa, il tasso di abbandono è aumentato del 62 per cento. Una indagine dell’Istituto Sinus di Heidelberg, resa nota dal settimanale Die Zeit, rivela che un milione di fedeli ha intenzione di abbandonare la confessione cattolica o quella protestante e che, se si considerano anche coloro che ci stanno pensando, il totale degli “apostati” sale a cinque milioni e mezzo di persone. Come scrive la Welt, i cristiani in Germania diventeranno una minoranza nei prossimi vent’anni e ogni anno, aggiunge la Faz, “la chiesa cattolica perde il dieci per cento dei suoi fedeli”. Meno del cinquanta per cento della popolazione apparterrà a chiese cattoliche e protestanti mentre le congregazioni lentamente muoiono. Entro il 2033, le chiese avranno meno di 40 milioni di membri e il cristianesimo sarà una minoranza. E se nel 1950 un cattolico su due partecipava ai servizi domenicali, secondo un sondaggio dell’Istituto demoscopico Allensbach, uno dei principali del paese, oggi solo l’8 per cento dei cattolici dell’ovest e il 17 per cento di quelli dell’est dichiara di recarsi tutte le domeniche in chiesa. L’età media è di sessant’anni per i cattolici e i protestanti. “La tendenza sul lungo periodo della religiosità in Germania mostra – a dispetto di tutti i tentativi di ridimensionarla – una tale caduta che si deve parlare di un’implosione di dimensioni epocali”, ha scritto Püttmann nel suo libro.
Uno studio della Dresdner Bank prevede che nei prossimi anni la metà delle chiese della Germania dovrà chiudere o subire una trasformazione per altri usi. “Tra il 1990 e il 2010 abbiamo chiuso 340 chiese, 46 delle quali sono state demolite”, ha comunicato Thomas Begrich, responsabile finanziario della chiesa evangelica tedesca. “Saremo costretti a vendere altri mille edifici”. Lotta per la sopravvivenza anche la torre più pendente del mondo, che non sorge a Pisa come si pensa, ma nella città tedesca di Bad Frankenhausen, famosa per le sue spa. La chiesa, vecchia settecento anni e simbolo delle molte guerre che hanno devastato la geografia tedesca, non ha più fedeli.
Si perdono ormai le storie di luoghi di culto sconsacrati: la chiesa di St. Raphael a Berlino-Gatow, chiusa e ristrutturata per accogliere un grande negozio; la chiesa parrocchiale di Neuruppin (nordest), che adesso funge da centro congressi per manager; la chiesa di San Martino a Bielefeld (ovest), dove ora si tengono party e feste di nozze, la chiesa di Milow (est), trasformata in filiale di una cassa di risparmio. Con cento membri, soltanto dodici dei quali si presentano regolarmente per il servizio domenicale, la chiesa di Woltersdorf è stata rinnovata da un comitato di volontari composto da atei e agnostici che credono che la chiesa sia “parte della identità architettonica del villaggio”. Non più come luogo di culto, ma estetico. Molte chiese tedesche sono anche state convertite in moschee. La più famosa, questa estate, a Horn. Si tratta della chiesa Kapernaumkirche, acquistata dall’associazione islamica sunnita al Nour (la luce) con lo scopo di trasformarla in un luogo di culto per i fedeli di Allah. Al Nour riunisce circa l’80 dei musulmani di Amburgo.
Il pastore Johannes Block può considerarsi il successore di Martin Lutero. E’ il vicario della Stadtkirche St. Marien zu Wittenberg, proprio la chiesa di Lutero, “la Basilica di San Pietro del protestantesimo”. Qui, Lutero ha sfidato Papa Leone X, qui ha pronunciato i suoi sermoni incendiari contro il commercio vaticano delle indulgenze, qui ha affisso le 95 tesi e portato all’ascesa il movimento protestante. Ma oggi, ogni domenica, Block predica a non più di cento fedeli cristiani, un numero mai così basso in una città di 135 mila abitanti e il cui nome ufficiale è “Lutherstadt” (Città di Lutero). Secondo il professor Pollack, appena il quattro per cento dei cittadini protestanti tedeschi frequenta oggi regolarmente la chiesa, rispetto al 10 al 15 per cento del 1950. Nello stato della Sassonia-Anhalt, dove si trova Wittenberg, solo il 13,8 per cento della popolazione appartiene alla chiesa protestante.
[**Video_box_2**]“La gente pensava che la chiesa sarebbe cresciuta dopo la fine del comunismo, ma non è stato così”, ha detto Block. Circa 4.600 residenti di Turingia e Sassonia-Anhalt cancellano la loro appartenenza alla chiesa ogni anno, mentre circa 13 mila in media muoiono. Le mille persone che si uniscono alla chiesa ogni anno non possono compensare la perdita nella regione di Goethe e Bach. “Nella Repubblica democratica tedesca era difficile per i pastori essere accettati nella società, ma la gente era a conoscenza di noi”, ha detto Diethard Kamm, assistente del vescovo responsabile della zona. “L’appartenenza alla chiesa significava dire, ‘questo è ciò in cui credo e me ne assumo le conseguenze’. Oggi invece la gente pensa ‘io sono padrone della mia vita, perché dovrei avere bisogno della chiesa?’”.
Come ha detto Niek Tramper, segretario generale dell’Alleanza Evangelica, “questo era un paese che inviava missioni. Ora è diventato un paese da convertire nuovamente”. Parole pronunciate dal duomo di Erfurt, l’imponente chiesa di San Severo il cui selciato è stato calpestato da Lutero, una delle più belle costruzioni medioevali che si possono ancora vedere in Germania. Il simbolo di quell’“Europa delle cattedrali” di cui parlava Robert Schuman ma di cui è rimasta soltanto una memoria appassita.
Un centro studi bavarese qualche giorno fa ha detto che, entro il 2020, i musulmani in Germania potrebbero raggiungere la cifra di venti milioni se continuasse l’attuale flusso di migranti e che già oggi l’islam è la religione tedesca in maggior crescita. Ma questo, il folle Nietzsche, non lo aveva previsto.
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