Regali contro la decrescita? Ecco cosa mettere sotto l'albero
Anche quest’anno abbiamo compilato una mappa fogliante, un girotondo di suggerimenti e idee per non arrivare impreparati alle festività. Libri, robot e molta Europa
Il vaccino antipessimista
Per salvarci dalla cappa cupa della decrescita felice un buon regalo da far trovare sotto l’albero ai nostri amici sovranisti è un libro formidabile pubblicato in Italia dalla Mondadori e scritto da uno degli intellettuali più influenti del mondo che non a caso in Italia è pressoché sconosciuto: Steven Pinker. Il libro di Steven Pinker è la traduzione di “Enlightenment Now” – il titolo italiano non proprio azzeccatissimo è “Illuminismo adesso” – e il saggio è uno straordinario manifesto dell’ottimismo che merita di essere letto per una ragione particolare: ci permette di capire perché ciò che conta nel nostro presente e nel nostro futuro non è il mondo percepito ma è il mondo reale. “A prescindere dai dati capaci di certificare se il mondo stia davvero peggiorando – scrive Pinker – la natura delle notizie ci fa pensare che lo sia e l’errata percezione del rischio aumenta la nostra ansia, peggiora il nostro umore, moltiplica il nostro senso di impotenza, accresce la nostra ostilità verso gli altri”. Pinker è un autore che i lettori del Foglio conoscono bene ma la ragione per cui uno dei campioni dell’ottimismo merita di essere studiato proprio i questi anni anni dominati dai professionisti del pessimismo è legata a una necessità che oggi ci sembra centrale: l’antidoto giusto per combattere la società della chiusura si nasconde nel vaccino dei fatti e l’unico modo per creare un’alternativa alla società della chiusura è spiegare con i fatti perché il progresso è un alleato e non un nemico del futuro. Gli ottimisti oggi sono spesso descritti come se fossero dei pericolosi utopisti fuori dal tempo ma chiunque avrà la pazienza di leggere il libro di Pinker capirà che per creare un’alternativa ai professionisti della paura nulla è più forte di un vaccino chiamato realtà. Se il progresso viene descritto come un incubo, i campioni della chiusura vinceranno a lungo. Se il progresso viene descritto come un’opportunità, i campioni della chiusura dureranno il tempo di un lunga shit storm.
Claudio Cerasa
Chiamami Alexa
Giulia Pompili voleva convincermi a chiedere Alexa per Natale. Alexa è l’assistente personale intelligente di Amazon, un’evoluzione di Siri, una voce che fa suonare la sveglia, fa partire la musica, accende e spegne le luci, recita le previsioni del tempo. A parte che non mi serve la sveglia, perché ho un cane e due figli, e preferisco accendere le luci da sola, mi sembra meno stressante di chiedere a qualcuno di farlo (non sono capace neanche di chiedere alla signora delle pulizie di pulire), ma Alexa presuppone anche molti adeguamenti tecnologici dentro casa, e chi dovrebbe occuparsi di questi adeguamenti, visto che Alexa funziona solo dopo gli adeguamenti? Io? Io non trovo nemmeno un antennista che ci faccia rifunzionare la tivù in tempo per quando arriverà mia madre per Natale, quindi è escluso. Il mio più grande desiderio è una persona. Una persona in carne e ossa, non Alexa, ma se le piace posso chiamarla Alexa. Una persona anche di cattivo carattere, non importa, e che però io faccio click su: risolvi con un click e lei dice: non c’è problema, e mi aggiusta la vita. L’antennista, l’idraulico, le iscrizioni a scuola, il dentista, le analisi del sangue, le chat di classe, anche sbobinare le interviste e andare all’ordine dei giornalisti. In cambio io le accendo e spengo le luci, le metto la musica, la sveglio al mattino, le preparo la cena, le recito le previsioni del tempo e le dico le ore in tutti i fusi del mondo.
A parte Alexa, mi rendono felice i quaderni. Quaderni a righe, meglio se grandi, e cartonati, da mettere anche sulle ginocchia. Posso comunque chiamarli Alexa.
Annalena Benini
Sognando Sassicaia
Wine Spectator ha messo al primo posto della sua classifica per il 2019 il Bolgheri Sassicaia Tenuta San Guido, annata 2015. Al terzo, il Chianti Classico Riserva Castello di Volpaia, 2015. Al nono, l’Etna Rosso Tenuta delle Terre Nere San Lorenzo, 2016. Vigneron che ce l’hanno fatta, senza diventare cinesi o cosa, senza spostarsi da casa, senza nemmeno sputtanare il territorio a furia di infrastrutture. Se non avete amici in grado di apprezzare questi expensive wine (O X-Pensive Winos, come direbbe Keith Richards che preferisce gli avvinazzati) male, fatevi delle domande: forse frequentate troppi wannabe sviluppisti da caffè americano. Se non disponete di un budget adeguato per tali cadeaux, non importa: non ne dispongo nemmeno io. Basta il pensiero.
Maurizio Crippa
Tutta la vita su un sofà
Vorrei un divano, comodo come quelli vissuti e sfondati ma nuovo, pulito, lungo e largo, pantone quetzal green, o un pochino più scuro, l’ho visto una volta in una vetrina di un negozio che non ricordo di una città che non ricordo, ma era proprio il colore dei miei sogni. Voglio fare tutto sul mio nuovo divano, leggere con le gambe in su, che è l’unico modo in cui ha senso leggere, lavorare, guardare la tv, sentire la musica, ordinare la cena, mangiarla (deve essere lavabile, il divano, ma con la promessa che non sarò mai io a pulirlo). Voglio ascoltare i vocali di mia figlia (e quando c’è, cioè mai, farle le trecce francesi), le picconate di Fortnite di mio figlio, i programmi per le vacanze di mio marito, che sanno di sole e delfini e mi fanno superare il disagio dell’imminente, straziante stagione sciistica. Voglio comprare tutto quel mi serve, un clic e via, e voglio dimenticare dopo un attimo quel che ho acquistato, così potrò aprire la scatola come fosse un regalo. Voglio abitare il mio nuovo divano, sarà il mio rifugio e il mio simbolo, e quando chiederanno ai miei figli qual è il ricordo più bello della mamma voglio che loro dicano: il divano, di quel colore che piaceva solo a lei, ma non le abbiamo mai detto quanto era brutto, perché lo sapevamo, si vedeva, che lì lei era felice.
Paola Peduzzi
Achab e l’abisso più scuro
In attesa che Elon Musk ci porti su Marte, permettendoci così di regalare viaggi su razzi interplanetari per andare a guardare tramonti marziani e laghi prosciugati, sono costretto a ripiegare sul più banale dei regali, un libro. Non un libro qualunque, si badi, in realtà non un libro nel senso riduttivo del termine. E’ un opera che – per dirla alla Whitman – contiene moltitudini, non solo perché ogni volta che la si rilegge si scopre qualcosa di nuovo per sé, ma anche perché a quella storia si sono ispirati altri scrittori, registi, fumettisti, cantanti e poeti. Il libro è “Moby Dick” di Herman Melville. La grande e disperata caccia del capitano Achab al mistero è il pendant perfetto per il Natale, che non è magia ma appunto mistero (incarnato). Di “Moby Dick” ci sono svariate traduzioni in italiano anche molto diverse tra loro, ma qui per ragioni affettive si preferisce quella di Cesare Pavese (Adelphi). C’è la recente e splendida riduzione teatrale di Orson Welles (Italosvevo editore) e pure un fumetto di Chabouté, con disegni potentissimi della Balena Bianca (Mondadori). Cercatela ovunque, magari ascoltando in cuffia il riff di “Moby Dick” dei Led Zeppelin, guardando Gregory Peck sul Pequod o scoprendone la vera storia in “Heart of the sea”. Non perdetela di vista, però, riportatela in superficie, vale la pena di inseguirla fino al fondo dell’abisso più scuro.
Piero Vietti
Biglietto aereo non incluso
Le “Lezioni di letteratura” di Vladimir Nabokov (Adelphi 2018, 3ª ediz., 526 pp., 26 euro). Nessuno è più bravo di lui a raccontare i libri. E poi un biglietto per vedere “King Kong”, il musical, a Broadway (da 79 a 399 dollari).
Mariarosa Mancuso
L’odore della crescita
Gli olii essenziali: da quando li ho scoperti tanti anni fa, non resto mai senza, né a casa né in viaggio. A meno di non essere allergici, sono ottimi regali inusuali, insieme con un libricino trovabile sul web o in libreria, che ne spiega l’utilizzo. Per gli scettici, l’aromaterapia è utilizzata negli ospedali britannici, tiè. La lavanda è l’olio passe-partout; un po’ come la marijuana, è la cura per una malattia ancora sconosciuta. Oltre al mal di vivere, guarisce le cefalee, favorisce sonno e digestione, e come il geranio tiene lontano le zanzare. Due gocce di lavanda sul cuscino, e anche se chi vi dorme accanto si lava come i gatti, l’aria è dolce. Qualche goccia sulla lampadina accanto al letto, e anche la più stantia delle camere d’albergo diventa balsamica. Anche quello di basilico tiene lontano insetti molesti, e in più tira su l’umore. Pare che noi italiani siamo simpaticoni bonari proprio per il gran consumo di “vasenicol”, come si dice in Puglia: i pugliesi, popolo adorabile, sono consumatori dell’Ocimum basilicum, che oltre a dare il buon umore porta pure bene. Proprio per questo in Turchia una piantina non manca mai nella tuga delle barche. Dieci gocce agitate nella vasca da bagno producono un’azione antinfiammatoria sulle articolazioni e stimola la circolazione, portando più ossigeno alle meningi, sempre utile. Sulle punture d’insetto, l’olio essenziale di menta toglie il prurito all’istante.
Nb. attenzione alla qualità degli olii; può variare molto. In fine, il più bel regalo d’ogni tempo è un elisir di felicità: il dvd di un film di Federico Fellini. Se non vi bastano cinque Oscar, siete dispeptici senza speranza. Iniziare con “Luci del varietà” e avete regali per altre ventitré feste comandate. Aiutino: I più premiati sono: “La strada”, “La notte di Cabiria”, “Otto e mezzo”, “Amarcord”, “La dolce vita”; ma per chi sa il fatto suo sono imperdibili “Il bidone”, “Lo sceicco bianco”, “Toby Dammit” da “Tre passi nel delirio”, “I clowns”, “Prova d’orchestra”, “Il Casanova”, “Ginger e Fred”, e se hai fatto il liceo Classico, “Satyricon”.
Anselma Dell’Olio
La camicia perfetta
Il Natale scorso ho parlato di cravatte, quest’anno di camicie, anche perché senza camicia la cravatta non saprei come portarla. Il problema delle camicie è a che differenza delle cravatte hanno una misura, anzi, un sacco di misure: il collo, il torace, la vita (o pancia che dir si voglia), le spalle, le maniche, eccetera. Dunque comprarle su internet è un azzardo e anche riceverle in regalo da parenti, amici, amanti sulla base di un’informazione grossolana quale la taglia (48, 50, 52…) presenta dei rischi. Il mio consiglio è di regalarsi o farsi regalare una camicia su misura di Angelo Inglese, camiciaio in Ginosa, paese-presepe della Murgia pugliese dove Pasolini ha girato una parte del “Vangelo secondo Matteo”. Fino a quando non ho indossato una sua camicia, color denim come quasi tutte le mie camicie, non conoscevo il piacere di indossare una camicia perfetta. Il prezzo non ve lo dico, anzi non me lo ricordo: se per voi è un dettaglio secondario di camicie fatevene fare tre, se invece è un dato essenziale forse è meglio lasciar perdere Ginosa, che non è nemmeno dietro l’angolo. Se avete una corporatura standard potreste allora avventurarvi nel confezionato, sollecitando il regalo di camicie delle seguenti marche: Barba, Borrelli, Borsa, Finamore, Alessandro Gherardi (non sono nomi a caso, vi ho appena aperto il mio armadio). Direi sempre in denim, tessuto supremamente pratico e virile.
Camillo Langone
Rossetti rossi non populisti
Regalare non cose, ma tempo: pomeriggio di aiuto a mettere a posto gli armadi e/o le stanze dei bambini; due ore a dividere al posto tuo le stupidaggini e le cose serie sui social, via mail, nelle chat su whatsapp; mattinata di brainstorming su come evitare di perdere energie con persone, cose e luoghi sbagliati, con minutaggio illimitato di consigli aggiuntivi al telefono. Va bene anche il più tradizionale regalo incorporeo: buono per ingressi al cinema, biglietto al buio per la spesa-libri, prepagato per il concerto, colletta per il viaggio su carta ricaricabile, cena prenotata e saldata come il caffè sospeso a Napoli, lezione omaggio di (non necessariamente in quest’ordine) trucco, parrucco, cinese o tango. E se proprio deve avere un corpo, il regalo, regalare (come in guerra o dopo le carestie) rossetti rossi contro le ubbìe gialloverdi.
Marianna Rizzini
Lo scongelatutto
Per il regalo utile ovviamente quotatevi in tanti e regalate un Suv Diesel, con l’accortezza di modificare le dotazioni di sicurezza sostituendo i giubbotti gialli con quelli arancioni (ugualmente visibili in caso di discesa di emergenza). Comprando ora riuscite anche a dribblare l’ecotassa. Se non arrivate al Suv regalate buoni per gasolio a chi ne abbia uno. Per i regali semi-utili ne consiglio uno ricevuto da poco: sembra un tagliere metallico ma invece, miracolosamente, scongela qualunque cosa in pochi secondi. Sembra una scemata, ma poi non potrete farne a meno. Ah ho anche visto, vicino a casa di Giuliano Ferrara, certe palle da albero di Natale piene di frutta candita molto colorata. Le ho testate. Piacciono.
Giuseppe De Filippi
Pieter Bruegel il Vecchio
Lasciate perdere i libri, che sono come le cravatte e il rischio di sbagliare è altissimo. I gusti sono gusti e comprare un saggio di medievalistica per il cugino che divora biografie di tennisti potrebbe essere imbarazzante. Se avete parenti o amici patiti di arte, regalate loro un biglietto per la mostra su Pieter Bruegel il Vecchio in corso al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Ne vale la pena, anche perché è una prima volta nella storia che difficilmente ricapiterà a breve: tutta la produzione del genio olandese raggruppata in un unico sito. L’occasione per vedere il mondo com’era, per vedere come giocavano i bambini nei villaggi, per riscoprire la vera vecchia Europa. La mostra chiuderà il 13 gennaio, ma qualche posto lo si trova ancora. E poi un viaggio a Vienna, sotto Natale, merita, anche senza passeggiate rilassanti tra i giardini di Schönbrunn. Trasporti perfetti, pulizia eccellente, pasticceria da primato.
Matteo Matzuzzi
Decrescita infelice
Potrei consigliarvi di regalare un pezzo della cloche di Alitalia, di acquistare un immobile dello stato per abbassare il deficit e non farci multare da Bruxelles. Ma consiglierei un “pacco” di Natale. Sono prodotti della fabbrica della decrescita. Non è carino. Quindi quest’anno il regalo non ve lo faccio, fatemelo voi. Contro la decrescita consiglio lettura del libro, uscito la scorsa primavera per Guerini e Associati, “I No che fanno la decrescita” che ho scritto con Stefano Cianciotta. E’ sui movimenti del No (e altre sindromi italiane). Parla della loro ascesa e del potenziale fallimento, mentre il pensiero dell’opposizione alle infrastrutture è diventato ufficialmente agenda governo. E’ forse utile a capire come mai siamo arrivati a questo punto e, si spera, come uscirne (auguri!).
Alberto Brambilla
Non sbagliamo più con la Cina
Qui vogliamo consigliare regali contro la decrescita, e quindi ci rivolgiamo a chi considera l’inglese un requisito minimo e ha intenzione di esplorare la crescita a oriente, dove i ritmi sono vertiginosi ma rischiano di fregarci a causa dell’approssimazione (il caso Dolce & Gabbana insegna). Studiare il cinese è troppo difficile? Sbagliato, o meglio: dipende da quel che volete fare con il vostro cinese. Serve una vita per parlarlo fluentemente, ma oggi l’offerta è talmente ampia che si può scegliere frequenza e tipologia, dai corsi di formazione base a quelli per la conversazione (si parte dai 350 euro per le 50 ore dell’Istituto Confucio). Avvicinarsi al cinese significa comprendere meglio la Cina, che ha un suo idioma e quindi le sue regole. Sapere come presentarsi in modo corretto a un nuovo investitore, conoscere le norme dell’etichetta, e perché no, capire meglio i conflitti di questo secolo.
Ps. Dopo aver visto “The Ivory Game”, straordinario documentario su Netflix sul traffico d’avorio che sta decimando gli elefanti (e non solo), passo da smile.amazon.com per tutti i miei acquisti natalizi. In questo modo una percentuale di quanto pagato va al sostegno della Elephants Action League, una organizzazione internazionale (fondata in Italia da Andrea Crosta), che fa investigazioni e intelligence per fermare il bracconaggio internazionale.
Giulia Pompili
Giocare (responsabilmente)
Non so come si faccia a essere felici, perché la parola mi fa venire l’orticaria, però se volete essere moderatamente soddisfatti e lottare contro la decrescita culturale andate sullo store della PlayStation o della xbox e investite qualche centinaio di euro in videogiochi. Carlo Calenda dice che fanno male, ma non essendo noi figli di Calenda – al quale comunque non si può che voler bene – possiamo anche allegramente infischiarcene. L’Ombra della Guerra, tratto dal Signore degli Anelli, aspetta solo che raduniate il vostro esercito di orchi; Spiderman, solo per PlayStation4, è fatto così bene che se siete degli ingegneri potrete accorgervi che Peter Parker, quando svolazza da un grattacielo all’altro, rispetta perfettamente le leggi della fisica. Giocate responsabilmente.
David Allegranti
Cornici intelligenti
Il regalo perfetto per chi ha adottato uno stile di vita antidecrescita, vive lontano da casa e ha parenti lontani è una cornice digitale. Non quegli apparecchi obsoleti di qualche anno fa, che venivano caricati con 10 foto e lasciati lì a morire, con sempre le stesse immagini a carosello. Le cornici digitali adesso sono connesse. E’ semplice: ne comprate una, la piazzate a casa di genitori/nonni/zii e la connettete al wifi. Poi andate in settimana bianca, scattate diecimila foto dei vostri figli sullo slittino e inviate le foto alla cornice, direttamente dallo smartphone: così genitori/nonni/zii potranno avere in salotto foto di famiglia sempre nuove. Le cornici migliori sono quelle di Nixplay, che sono belle grandi (fino a 18 pollici) e hanno un sensore per spegnersi quando non c’è nessuno nella stanza. Serve una connessione wifi, ovviamente.
Eugenio Cau
Dormire meglio
Evitare il sonno, ma con eleganza. Bisogna essere produttivi, costantemente, e divertirsi quando non si è produttivi. Quindi è meglio affrontare i buoni propositi per l’anno nuovo con una sleeping mask, un vezzo assolutamente necessario, che permette di avere una pelle luminosa e florida anche dopo poche ore di sonno e lunghe nottate passate o a trovare soluzioni contro la decrescita, o a divertirsi che, comunque, è sempre un’attività fondamentale contro la decrescita. Nel 2019 è meglio non farsi vedere stanchi e ingrigiti. Regalate sleeping mask, sono anche una meraviglia della globalizzazione: le hanno inventata i coreani del sud ma finalmente sono arrivate anche da noi.
Micol Flammini
Nel dubbio meglio ascoltare
Quante volte capita di comprare quel libro promettente, quello recensito così bene, quello dalla copertina irresistibile, quello che “voglio tutta la bibliografia dell’autore“. E poi vederlo appassire nella pila dei “leggerò”, che è appena dietro la lista dei rubinetti da riparare e al cesto delle lavatrici da fare. Perché se non manca la passione per la lettura, spesso ne manca il tempo. Ora facciamo un rapido calcolo della quantità di volte che caviamo di tasca il nostro smartphone e il nostro tablet, di quanto tempo “incolto“ abbiamo a disposizione durante – mettiamo – un viaggio sui mezzi pubblici. O mentre quel dannato rubinetto decidiamo finalmente di aggiustarlo e la centrifuga gira. Incrociando queste piccole considerazioni, ecco l’idea per il Natale 2018. Se le mani sono occupate si può comunque tendere l’orecchio: regalare un abbonamento a Storytel è una scelta premurosa per un lettore indaffarato. Si tratta di una piattaforma online che offre un servizio su abbonamento simile a Netflix, ma per gli audiolibri. Ha un catalogo di 80 mila titoli in diverse lingue, per ora circa tremila in italiano. Ogni anno la libreria aumenta di circa 5 mila audiolibri, tra cui quelli di alcune case editrici in esclusiva. Poi ci sono gli audio documentari e i podcast. L’abbonamento parte da 9,99 euro per un mese e arriva fino a 119,88 per un anno intero (si possono scegliere anche tre o sei mesi).
In più c’è tutta la goduria dello shopping online: niente negozi affollati, niente wrestling per un posto auto, nessuna fila. Bastano un paio di clic dal divano. Magari mentre leggi – pardon – ascolti il libro che hai scelto.
Enrico Cicchetti
Futuro senza frontiere
Non è più di moda, è vero. Ma trovare sotto l’albero di Natale un biglietto Interrail potrebbe rivelarsi un’occasione interessante per più di un motivo. Non è solo per il gusto di viaggiare, conoscere persone con o senza zaino in spalla e prendersi una vacanza. Saltare da un treno all’altro e attraversare l’Europa è anche un modo per scoprire quanto utile può essere avere infrastrutture moderne, interconnesse e veloci. Con lo stesso biglietto si può anche sperimentare la semplicità di visitare paesi che hanno scelto di condividere alcuni vantaggi per i propri cittadini, dalla moneta comune, ai prelievi di contante senza spese extra, al roaming gratuito per telefonare e navigare su internet. Può capitare persino, dopo un viaggio del genere, di apprezzare tutto questo e di tornare in Italia con qualche pregiudizio in meno verso Bruxelles e gli investimenti che potenziano strade e ferrovie. Un regalo contro la decrescita e contro chi immagina un futuro fatto di frontiere.
Maria Carla Sicilia
Un euro vale un euro
Dicono che sia il pensiero quello che conta, e allora c’è un regalo che dovreste fare alle persone a cui volete bene. Soprattutto a quelle che hanno votato Lega o M5s perché volevano il cambiamento e, sciaguratamente, del cambiamento hanno avuto un assaggio. Il regalo è una moneta da un euro: in quei 7,5 grammi di nichel, ottone e rame ci sono una lezione e una storia. La lezione: con un euro oggi si compra un paniere di beni e servizi molto simile a quello di un euro il Natale scorso, e con ogni probabilità analogo a quello del Natale prossimo. Non era così ai tempi della lira, quando l’inflazione si mangiava il potere acquisto di redditi e risparmi. La valuta comune è la più potente assicurazione sulla nostra sicurezza finanziaria, e anche sulla possibilità di pianificare le nostre scelte di accantonamento o investimento nel lungo termine. La storia: l’euro ci racconta quanto sia stato (e sia) lungo e complesso il percorso che, dalle macerie della Seconda guerra mondiale, ci ha portati a fare dell’Europa uno spazio comune, dove persone, merci, capitali e servizi possono muoversi (grossomodo) liberamente. Non è vero che uno vale uno, ma è vero che un euro vale un euro. Scusate se è poco.
Carlo Stagnaro
L’acqua di lusso
Prima che l’acqua diventi un lusso (accadrà presto, dicono: stanno uccidendo il mare, e l’acqua finirà, e resterà solo il veleno), regalatene una bottiglietta. Non una qualsiasi, naturalmente, ma una in edizione limitata, e di gran classe, e fuori mercato: di lusso, appunto. Ricordate cosa accadde, due mesi fa, quando gli italiani scoprirono (a un anno dalla comparsa del prodotto sul mercato) che una bottiglietta di acqua Evian con il logo di Chiara Ferragni costava otto euro? Bolgia, indignazioni, talk show, persino interrogazioni parlamentari e gestacci dimostrativi di pornodivi pentiti (di far sesso, non di bere acqua). A nessuno venne in mente, con un po’ di creatività, di leggere la cosa come un esercizio preventivo - se non la piantate di maltrattare l’acqua, vi costerà decine di euro al litro. Su acquedilusso.com, trovate bottiglie e bottigliette, in plastica o in vetro, bellissime, costosissime, inutilissime, elegantissime e tutte in edizione limitata. L’Evian della Ferragni è la più posh, mentre la più chic è la Fillico Primo Gold Queen (248 euro, 72 cl, sembra una miniatura di Elisabetta I d’Inghilterra), della quale “Non suggeriamo il consumo”, si legge sul sito. Noi invece lo suggeriamo eccome.
Simonetta Sciandivasci
Contro la siccità sessuale
Facciamo sempre meno sesso, meno di quello che vorremmo. Sarà che l’eros si nutre di distanza, e oggi è tutto dannatamente a portata di click. La prossima serie su Netflix occupa il corpo prima che la mente, il sesso invade le ricerche su Google, la bacheca di Facebook, la scia di Instagram-stories; il risultato così non cambia: a letto non si batte chiodo. Eppure la pratica rende felici, lo ricorda il New York Post a proposito del “periodo di siccità sessuale prolungata” tra gli americani: i popoli sessualmente attivi si rivelano più pacifici e creativi. Non che da noi le cose vadano meglio: negli ultimi 15 anni la frequenza dei rapporti è calata del 10 percento. Il 9 percento degli italiani in età sessualmente attiva non pratica da sei mesi. Tra i 35 e i 40 anni, solo tre coppie su dieci dichiarano di avere più di un rapporto a settimana. L’acquisto di profilattici, dal 2016, è sceso del 6 percento, e ogni anno nascono 12 mila bambini in meno. Allora, mentre qualcuno sembra rassegnarsi a un futuro asessuato, il cadeau anti-decrescita può assumere la forma di un sex toy, quello che preferite, per risvegliare la fantasia sotto le lenzuola. La premessa è il dono più prezioso di tutti: donatevi la giusta dose di tempo al riparo da notifiche e tweet.
Annalisa Chirico
La rivoluzione parte dal lavello
Adottate Bob e non ve ne pentirete, perché è discreto, autonomo, vi farà risparmiare tempo e anche un bel po’ di energia. Bob è l’invenzione geniale di due studenti francesi, Antoine Fichet e Damian Py, una mini lavastoviglie adatta per ogni tipo di casa, perfetta per chi non ha una cucina immensa (misura soltanto 33x47x47 cm) ed è stufo di dover passare ore e ore davanti al lavandino. Niente più guanti in lattice fluorescenti per lavare le vostre montagne di piatti, posate e bicchieri, niente più “no dai amore lavali tu, sono stanco”, “eh, ma io ho cucinato, lava almeno i piatti”, niente di tutto ciò, perché farà tutto Bob. “E’ la prima lavastoviglie dotata di un sistema di apertura automatica magnetico della porta e di un sistema di lavaggio ad ultrasuoni delle stoviglie!”, esclamano nel loro sito i due startuppari, fondatori di Daan Technologies. Il design è elegante e minimalista, si può scegliere tra ventiquattro colori diversi per conciliarlo con il vostro arredo, ed è pure “eco-responsabile”. Bob, infatti, consuma soltanto 0,35 kWh per ogni ciclo di lavaggio e si disconnette automaticamente quando termina il suo lavoro (in 20 minuti è tutto finito). In più, ha un serbatoio autonomo di 3 litri, sufficienti per ogni ciclo. Insomma, per facilitare la vita ai vostri amici, figli, cugini e via discorrendo, gettate la spugna e adottate Bob. E’ cento per cento made in France. Comprarlo è anche un gesto di solidarietà europea e europeista verso Emmanuel Macron. Costa 299 euro..
Mauro Zanon
Le terme montane
Per il primo Natale sovranista raccomando di regalare un ingresso (anzi, crepi l’avarizia, un bel pacchetto d’ingressi) alla spa Acquarena di Bressanone. Così ai benefici per il corpo si potrà aggiungere un indubbio beneficio per lo spirito, cioè non sentirsi circondati da italiani che si comportano da italiani. Se uno sbircia il cellulare, viene redarguito dallo staff. Se uno parla ad alta voce, viene redarguito dallo staff. Se uno fa il furbo e tenta di saltare la fila, non c’è nemmeno bisogno che lo staff lo redarguisca in quanto bastano le occhiatacce degli altri clienti educati e adusi. Un giorno, un mese, un anno intero in quelle remote terme montane non può che far bene alle tipologie d’italiani più perniciosi. In un luogo in cui si sta tutti praticamente nudi, gli esibizionisti e gli autocentrati scoprono che per quanto si sforzino nessuno li degna di uno sguardo, a meno che non si mettano a far baccano (in quel caso vengono redarguiti dallo staff); i complottisti invece, i teorici del chissà-cosa-c’è-sotto, in quella selva di pudenda pendule imparano che sotto ci sono sempre le solite robe, poiché gli uomini sono immutabilmente così e nascondono sempre le stesse cose nei secoli dei secoli, quindi qualsiasi cosa accada non c’è mai motivo di gridare allo scandalo. Anche perché verrebbero redarguiti dallo staff.
Antonio Gurrado
Bruce come l’antipopulista
Questo Natale fate una buona azione. Regalatevi e regalate l’ultimo disco (doppio) di Bruce Springsteen, quello che riprende le sue solitarie (con qualche sporadica apparizione della moglie) 236 volte consecutive sul palco del Jujamcyn’s Walter Kerr Theatre di Broadway. Netflix lo manderà in onda in esclusiva sui suoi canali (spopolano gruppi di fans, tra cui il sottoscritto, che stanno organizzando maratone comunitarie attorno alla tv); l’attesa di possibili date live in giro per il mondo è spasmodica. Non lo amate? Non avete risolto il dualismo U2 vs Springsteen? Il vostro orecchio tollera solo i quattro accordi, le immagini domestiche e qualche rima dei The Giornalisti? Bene. Regalatevi Springsteen on Broodway per capire come la musica possa veramente raccontare la storia di un uomo impegnato con la sua vita, i lati oscuri del cuore e della mente. Ascoltare questo doppio cd sarà come leggere un romanzo: il viaggio a ritroso di una leggenda, ormai nel pieno della maturità, che guarda al passato con gli occhi grati del bambino e si proietta verso un futuro illuminato dal sole.
Mario Leone
L’economia non cresce, la pancia sì
Un regalo di Natale per non decrescere? Una bella chitarra. Cioè, non lo strumento musicale. Bel regalo anche quello, ma qui intendo quel telaio con fili di metallo tesi per fare la pasta che in dialetto era chiamato rentròcele o carraturo. Icona della gastronomia abruzzese che sconfina nelle regioni vicine, a essere fiscali più che una chitarra assomiglia a una cetra: nella classificazione organologica Hornbostel-Sachs codice 314, non 321. Ma poiché non deve suonare non c’è cassa armonica, e le corde hanno tutte la stessa lunghezza e spessore. Però se uno le pizzica suonano anche loro, pur in modo sommesso e uniforme. Due viti di lato, che si girano con una moneta, permettono anche di accordare: ovviamente non per centrare la nota, ma per tagliare meglio. Io l’ho presa a una bancarella, ma ormai la trovate anche su Amazon, tra i 15 e i 25 euro. Riprova che tradizione e innovazione si possono dare la mano. Fate dunque la pasta: uova, farina, sale. Lavorate fino a ottenere una massa vellutata da far riposare per venti minuti. Fate la sfoglia col mattarello, appoggiatela alle corde, premete ancora col mattarello e zac! Cadono i maccheroni, da condire con ragù alla carne e tanto peperoncino. Meglio ancora col battuto al lardo: la ricetta l’ho data il Natale scorso. Immaginiamo l’obiezione: oddio, qua prima che l’economia cresce la pancia! Non necessariamente, se vi fate in prima persona l’impasto e taglio. Meglio dei manubri in palestra, e vuoi mettere la soddisfazione?
Maurizio Stefanini
Volare in Portogallo
Un biglietto aereo per Lisbona. Ecco cosa regalerei a chi voglio bene in questo Natale 2018. Perché il Portogallo oggi è una delle nazioni europee che può guardare con maggiore ottimismo al futuro e ci può insegnare molto. E’ passato attraverso il tunnel della Troika ma ne è uscito più forte di prima. Era nella trappola della stagnazione, ma ne è venuto fuori. Lisbona oggi è una delle città più cool del Continente, un saliscendi di strade dalle quali vedi sempre l’Oceano e senti musica Fado. Per i portoghesi la Troika è stato un viaggio nella terra dei sacrifici governato, incredibile a dirsi, da un governo di minoranza a guida socialista. Un percorso verso la crescita senza bisogno di ingaggiare un corpo a corpo con Bruxelles. Se c’è un modello di buon funzionamento delle regole europee questo è il paese di Saramago e Pessoa. Lisbona ha prenotato per il 2019 un deficit schiacciato allo 0,7 per cento del pil, un debito sotto il 120 per cento e una crescita al 2,2 per cento con disoccupazione in calo. Numeri che l’Italia vede con il cannocchiale. La lezione portoghese merita un viaggio.
Marco Cecchini