"L'inverno dei baci". Dietro la copertina del Foglio Review con Gabriella Giandelli
Intervista all'illustratrice del prossimo numero del Foglio Review. La rivista mensile del Foglio torna in edicola da sabato 27 novembre
Gabriella Giandelli, illustratrice e fumettista, ha al cuore del suo lavoro il desiderio di raccontare. Che a immergersi nel suo universo visivo siano i più piccoli o gli adulti sulle maggiori testate nazionali, l’illustratrice milanese porta sulla pagina persone e paesaggi urbani, un presente sospeso e spesso un po’ magico in cui potersi perdere o specchiare. Giandelli ha illustrato la copertina del secondo numero del Foglio Review, la rivista mensile del Foglio che trovate da sabato 27 novembre in edicola assieme al quotidiano. Le abbiamo chiesto di raccontarci dell’illustrazione per la Review e delle storie che stanno sulla pagina e fuori da essa.
Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a illustrare la cover del Foglio Review, “L’Inverno dei baci”?
Leggendo il tema e le righe che lo accompagnavano, ho ragionato sul periodo che abbiamo passato e che ancora stiamo in parte vivendo. Questi mesi hanno fatto si che le persone si siano allontanate fisicamente dalla quotidianità di gesti di comunicazione, confidenza e contatto. L’idea è stata quella di raccontare un bacio con tutto ciò che esso rappresenta. Nel mio immaginario ho pensato a un bacio di quelli dati da ragazzi e alla potenza emotiva che scaturisce da questa intimità, da questo contatto. Ho immaginato un momento che rimaneva fermo, fissato sulla carta e che rendeva tutto quello che c’era attorno magico e come un po’ ovattato. Quando due persone si baciano, attorno a loro si crea un’aura che li tiene insieme e al medesimo tempo li rende al massimo della recettività. È un momento di grande magia e ho cercato di rendere questa idea nel disegno. Questa ambivalenza di emozioni e situazioni, resa anche tramite la compresenza della neve che cade improvvisamente e del freddo sul cui sfondo ci sono però colori che scaldano.
Qual è la storia di questa coppia in copertina? Si è immaginata un prima e un dopo di questa immagine, di questo amore?
Per il mio modo di procedere nel disegno, ho sempre in mente un prima e un dopo. Provenendo dal fumetto, tutto quello che disegno per me è un fermo immagine di una pellicola più lunga, un frame di una storia più ampia. Ho pensato a una coppia di giovani ventenni che si conoscono molto poco e che però hanno in comune qualcosa che non si sono ancora raccontati. Entrambi hanno bisogno di uscire da un presente opprimente, da qualcosa che schiaccia un po’ il loro animo. Questi giovani non lo sanno ma hanno entrambi qualcosa che li ha resi più fragili, più vulnerabili. Qualche dolore, qualche dispiacere. Finalmente in quel momento, il momento del bacio, si sentono visti e voluti l’uno nei confronti dell’altro. Accade tra loro un incontro molto importante, non effimero ma che ha dentro una promessa di futuro.
Riguardo al valore del raccontare, per lei quali sono le differenze di approccio tra il racconto legato alla parola, allo scrivere e quello legato al disegnare? Cosa attivano di differente a livello espressivo?
Il disegno ha per me una capacità evocativa particolare, attraverso la quale può generare una certa sorpresa nell’occhio di chi guarda. Questo è quello che cerco quando disegno, un’ipotesi di una trascendenza della normalità. La scrittura viceversa ha bisogno di una misura più attenta mentre con il disegno tutto mi appare più semplice. Si pensi al colore ad esempio. Riuscire a spingere in una direzione con un colore dissonante rispetto a quello che si sta componendo ha una forza che diventa punto di attrazione. Molto poi dipende anche da come si disegna nella pratica. Io ho un modo di disegnare molto lento, fatto di campiture nelle quali passo e ripasso più volte. Questo continuare a ripassare, a tornare sul segno grafico fa si che gradualmente la mia mano si impossessi di ciò che sto disegnando e quindi io riesca a spingere la composizione in una direzione piuttosto che in un'altra. È come se tirassi fuori dalla “terra” - invece è la carta - scavando poco a poco.
Ci sono dei temi a cui è particolarmente legata nel suo lavoro di illustratrice, che le stanno più a cuore raccontare?
Il filo rosso delle cose che amo disegnare è la persona e la sua relazione con il contesto, soprattutto urbano. Ma quello che c’è tra le righe per me è soprattutto il racconto della solitudine, in particolare degli esseri umani. Sempre tesi nel tentativo di relazionarsi tra di loro ma rimanendo ultimamente fissi, soli. Mi piace inoltre moltissimo lavorare sul contrasto. Mettere architetture molto definite e accurate e personaggi che risultano un po’ alieni a quella definizione così attenta, ragionata. Mi attrae il fatto che l’essere umano porta il caos e poi invece c’è attorno il tentativo di amministrarlo, di dare un ordine fisico a questo caos. È interessante lavorare su questa ambivalenza: avere tutto sotto controllo senza poterlo avere mai. Anche la coppia dell’inverno dei baci fa riverberare tutto questo.