La guerra di Putin. Tre artisti disegnano per il Foglio

Il disegno digitale di Paola Pivi e Valentino Menghi e quello di Diego Perrone: l'occupazione dell'Ucraina e la strategia di Putin visti con gli occhi dell'arte 

Paola Pivi e Valentino Menghi, Situazione al 14 marzo 2022, 2022, disegno digitale


 

Paola Pivi (Milano, 1970). Inizialmente interessata alle scienze, inizia i suoi studi presso la facoltà di Ingegneria di Milano, per poi iscriversi all’Accademia di Brera dove studia con Alberto Garutti. La sua enigmatica pratica artistica mescola il familiare con l’alieno, utilizza oggetti comuni identificabili ai quali apporta una serie di modifiche con il fine di stimolare un cambiamento di punti di vista. In questo gli animali sono spesso considerati protagonisti. Pivi spazia tra scultura, video, fotografia, performance e installazione. Ogni cosa sorpassa i limiti dell’impossibile, incoraggiando al sogno e allo spiazzamento di scala, colore, contesto in cui le sue scene si evolvono. Il suo lavoro è stato esposto in diversi musei e gallerie in giro per il mondo, come il P.S.1 MoMa, New York, la Kunsthalle Basel, Basilea, Palazzo Grassi, Venezia, la Tate Modern, Londra e il Dallas Contemporary, Dallas. Le sue opere fanno parte di collezioni prestigiose quali il Guggenheim Museum, New York, il Centre Pompidou, Parigi e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Vive a Anchorage, Alaska.

Valentino Menghi (Cesena, 1973), da sempre interessato alla creatività, frequenta il Liceo Artistico a Ravenna e successivamente l’Accademia di Belle Arti a Bologna. Sin da piccolo ha osservato e praticato l’arte in tutte le sue forme, disegnando e frequentando corsi di musica (pianoforte, chitarra e fisarmonica), fino a esporre le prime opere grafiche in ambito locale, ritraendo turisti in vacanza negli alberghi della riviera romagnola, per pagarsi gli studi e pubblicando le prime vignette sulla cronaca locale del Resto del Carlino e della Voce di Romagna. Parallelamente ha sempre intrapreso diverse carriere, quella di disegnatore-vignettista e quella di artista, ma anche di insegnante in laboratori creativi. Si dedica anche alla pittura.

La sua espressione artistica parte dal gioco, e interpreta, attraverso materiali prevalentemente riciclati, temi a volte anche molto forti, senza mai perdere la giocosità della costruzione: è qui che nasce il contrasto tra il dramma e l’ironia, che si rincorrono sempre a vicenda.  Nei primi anni 2000 partecipa a varie trasmissioni televisive di Mediaset, Mtv Italia e La7, come vignettista satirico in studio.  Negli stessi anni inizia la collaborazione con la rivista satirica Il Vernacoliere, sulla quale tuttora pubbliche vignette e storie a fumetti.

Nel 2009 si trasferisce a Barcellona per vivere e lavorare e da allora ha sempre alternato mostre tra la Spagna e l’Italia, illustrato libri, organizzato laboratori creativi e in diversi quotidiani. E’ molto attivo sui social, dove giornalmente pubblica tantissime creazioni.


 

Diego Perrone, Senza titolo, 2022 penna a sfera su carta, 30x40 cm

 

Diego Perrone (Asti, 1970). Studia all’Accademia di Brera con Luciano Fabro, poi a Bologna dove incontra Alberto Garutti. Realizza la sua prima personale, La stanza dei cento re che ridono, nel 1999 presso la galleria Massimo De Carlo, mostrando i ritratti fotografici di antichi monarchi sorridenti. Uno dei suoi progetti più conosciuti, I Pensatori di Buchi, viene realizzato nel 2002 in collaborazione con la galleria newyorkese Casey Kaplan. Nel 2003 partecipa alla 50esima edizione della Biennale d’Arte di Venezia a cura di Francesco Bonami. Nella sua pratica artistica si caratterizza per una vasta gamma di tecniche, dalla fotografia, al disegno, alla lavorazione del vetro, creando un interessante connubio tra l’utilizzo di pratiche tradizionali e l’arte concettuale. Una serie di elementi e simboli legati alle sue origini rurali ricorre nella sua produzione, come anche l’arte italiana del Novecento o la storia del cinema.

Le sue opere sono state ospitate dalle più importanti istituzioni d’arte contemporanea internazionali, tra cui, il Castello di Rivoli (2014), il Museum of Contemporary Art di Chicago (2009), La Triennale di Milano (2015), Palazzo Grassi a Venezia (2009), il New Museum di New York (2008), la Whitechapel Gallery di Londra (2008), il Solomon R. Guggenheim Museum di New York (2007) e il Centre Pompidou di Parigi (2004). Vive e lavora a Milano.

Francesco Stocchi

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