La copertina del Foglio Review raccontata da Bianca Bagnarelli

Gaia Montanaro

L'illustratrice che l'ha disegnata ci presenta "Sotto esame", la cover del nuovo numero del magazine del Foglio, in edicola da sabato 27 maggio

È una scuola fatta di complicità e condivisione quella illustrata da Bianca Bagnarelli sulla cover della Review di giugno 2023. Di spazi condivisi, luoghi imperfetti che restituiscono vite presenti e passate di lì negli anni. Storie diverse a cui ci viene chiesto di prendere parte, invitati da uno sguardo che include.

 

Di questo e altro abbiamo parlato con Bianca Bagnarelli, nel suo racconto del dietro le quinte della realizzazione di “Sotto esame”, copertina della Review di questo mese.

 

Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a illustrare la cover del Foglio Review, “Sotto esame”?

Nelle varie bozze proposte lo sguardo era sempre protagonista. Nello schizzo che poi è stato scelto, una delle ragazze guarda direttamente in camera, trascinando il lettore dentro l’immagine e riportandolo in qualche modo al tempo della scuola, dei compiti, delle amicizie, delle antipatie e degli esami ovviamente.

Ho cercato di restituire la sensazione di complicità e intimità che può crearsi tra compagni di scuola, quella familiarità che viene dal vedersi tutti i giorni e condividere uno spazio, mischiata a un senso di aspettativa un po’ ansiosa.

  

Come ha scelto la palette cromatica per l’illustrazione? In fase ideativa la scelta del colore precede o segue quella compositiva?

Sapevo che l’immagine doveva avere un forte contrasto di luci e ombre, volevo che ci fosse una chiara fonte di luce come a far intuire la presenza di grandi finestre su un lato della stanza. I colori sono venuti dopo. Ho lavorato come faccio di solito, pensando prima ai pesi compositivi dell’illustrazione e poi cercando i colori che meglio aiutassero a raccontare la “storia” che l’immagine racconta.

  

Si è immaginata una storia che coinvolge i due ragazzi in copertina? Ciò che precede o segue il “fotogramma” illustrato sulla cover.

L’intenzione era di creare un senso di complicità tra il lettore e le protagoniste dell’illustrazione, in cui poi ognuno può leggere quello che vuole, riflettere quella che è stata la sua esperienza personale della scuola, bella o brutta che sia.

   

Quali sono i riferimenti artistici che la ispirano nel suo lavoro? Ci sono dei modelli a cui guarda o da cui si fa influenzare per le sue illustrazioni e la sua ricerca artistica?

Il fumetto è il medium da cui sono partita e a cui guardo più spesso. Riuscire a realizzare delle immagini che facciano intuire una storia è quello che più mi interessa. Quando mi sento persa sfoglio libri di fotografia e pittura e se non funziona esco di casa e mi guardo in giro.

 

Per le sue illustrazioni legate a commesse editoriali, come riesce a mantenere un equilibrio tra le richieste del committente e la sua libertà espressiva? Come questa prescrittività non è da considerarsi (solo) un limite?

Se potessi disegnare solo quello che mi interessa, disegnerei pochissime cose. Le commesse editoriali, soprattutto quando c’è fiducia tra illustratore e Art Director, sono belle occasioni per mettersi alla prova e cercare soluzioni diverse da quelle che si sono già usate in passato.

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