l'iniziativa

Perché regalare una spilletta per ricordare gli ostaggi nelle mani di Hamas

Claudio Cerasa

Sono passati poco più di nove mesi dal 7 ottobre e oggi il ricordo di quegli ostaggi è diventato un tabù per la comunità internazionale. La loro libertà è la nostra: vale la pena ricordarlo ogni giorno, anche con un gesto simbolico. L'iniziativa del Foglio

La loro vita è la nostra vita. La loro libertà è la nostra libertà. Il loro inferno è il nostro inferno. Sono passati poco più di nove mesi da quella data rimossa, da quel 7 ottobre, dal nostro nuovo 11 settembre globale, durante il quale tremila terroristi islamisti di Hamas hanno fatto irruzione in Israele per mostrare al mondo una nuova frontiera del male assoluto, che ha coinciso con la possibilità, concreta, di riportare in vita gli orrori dell’Olocausto e che ha coinciso, nuovamente, con la possibilità concreta di trasformare l’essere ebreo in un peccato mortale e di esportare in giro per il mondo una nuova forma di Intifada globale.

 

Sono passati poco più di nove mesi da quella data rimossa, da quel giorno in cui l’unica democrazia del medio oriente è stata aggredita, violata e violentata, e sono passati poco più di nove mesi dal giorno in cui i terroristi di Hamas hanno portato con sé duecentoventicinque ostaggi. Sono passati più di nove mesi da quella data rimossa e nove mesi dopo il ricordo di quegli ostaggi è diventato un tabù per la comunità internazionale. Si sono dimenticati di loro le cancellerie internazionali, si sono dimenticati di loro i politici di mezzo mondo, si sono dimenticati di loro gli studenti di tutti i continenti, si è dimenticata di loro l’opinione pubblica mondiale. Parlare degli ostaggi è diventato un tabù perché parlare di quel che è successo lo scorso 7 ottobre ti costringe nuovamente a contestualizzare, ti costringe nuovamente a riflettere, ti costringe nuovamente a ricordare, in medio oriente, chi sono gli aggressori e chi sono gli aggrediti e ti costringe nuovamente a ricordare che non c’è pace possibile in medio oriente senza urlare a squarciagola due frasi rimosse dal dibattito pubblico: bring them home, riportateli a casa, e free Palestine from Hamas.

Nel 2016, il Foglio decise di regalare una kippah bianca quando l’antisemitismo nelle nostre strade mostrò tutto il suo ghigno perverso. Oggi, il Foglio decide di regalare ai suoi lettori una spilletta per ricordare gli ostaggi israeliani che si trovano nelle mani di Hamas. La loro vita è la nostra vita. La loro libertà è la nostra libertà. Il loro inferno è il nostro inferno. Vale la pena ricordarlo ogni giorno, di urlarlo, anche con un gesto simbolico. Riportateli a casa.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.