il foglio review

La copertina del Foglio Review raccontata da Elisa Lipizzi

Gaia Montanaro

Un’onda di solidarietà contro i femminicidi, con ragazze e ragazzi che si tengono per mano. "L’idea era di rappresentare una folla unita che avanzasse verso un futuro migliore", ci dice l'illustratrice. In edicola da sabato 26 febbraio

La cover della Review di questo mese parla di ragazze e ragazze che, mano nella mano, camminano insieme. Un’onda di solidarietà contro il femminicidio e verso un futuro di cambiamento. L’ha disegnata Elisa Lipizzi che qui ci racconta come l’ha realizzata.

Qual è stato il processo creativo dietro l’illustrazione della cover del Foglio Review, “In marcia, insieme”?

L’idea era di rappresentare una folla unita che avanzasse verso un futuro migliore e portasse con sé un simbolo contro la violenza di genere, in questo caso il fiocco rosso. Da lì in poi ho lavorato su diverse proposte riguardanti l’inquadratura e il ruolo del nastro all’interno della scena, in modo da poter dare un taglio che caratterizzasse la composizione per poi concentrarmi sui personaggi.

Dal punto di vista delle scelte compositive e cromatiche, quali sono stati i criteri di scelta? È partita da dei riferimenti reali per tracciare le fisionomie dei ragazzi?

Inizialmente avevo in mente di rappresentare questa grande folla quasi come se fosse un pattern di persone, facendo tante macchie partendo dal rosso del nastro per poi definire il resto della palette (che infatti anche nella versione attuale si articola fra rossi, rosa, grigi), puntando sulla diversità e le variazioni all’interno di questa massa. Quindi sono partita da un’inquadratura molto più ampia, ma alla fine abbiamo scelto di stringere il campo. Questo taglio ci dava modo di descrivere meglio i personaggi e renderli più vicini (anche in senso metaforico) al lettore. Trovo sempre divertente quando qualcuno vedendo un personaggio disegnato possa commentare con un “ehi ma anch’io ho quella giacca!” oppure “questa persona mi ricorda quella mia amica”. Credo sia importante per chi guarda un’illustrazione potersi identificare in chi e cosa c’è dentro, ci fa affezionare di più a ciò che guardiamo, lo rende più vivo. Più che sulla vera e propria fisionomia poi (perché sono volti molto generici - la mia idea è che universale equivale a funzionale, disegnare persone con dei volti troppo specifici penso rompa un po’ la magia del potercisi ritrovare) mi sono basata molto sull’abbigliamento. Ho disegnato ciò che vedo quando esco, i miei amici, i ragazzi che posso incontrare per strada, in un bar, al supermercato.

Come si lavora per tradurre in immagini un tema così articolato come quello del femminicidio?

Penso sia molto complesso. Quando un argomento è così delicato - e purtroppo molto attuale - è difficile mantenere un certo “distacco” e non andare in ansia sul come o cosa evidenziare all’interno delle dinamiche che raccoglie, perché il rischio di banalizzare è dietro l’angolo. In questo caso direi che la fortuna è stata di ricevere una richiesta precisa, quindi questo mi ha in un certo modo sollevato dalla responsabilità di dare una mia visione più personale sul tema. In linea di massima credo ci si possa concentrare su due approcci quando si affrontano tematiche come questa: quello propositivo, che è il modo in cui ne abbiamo parlato in questa cover, ovvero rappresentare ciò che dovrebbe accadere affinché la società effettivamente abbia modo di progredire, cioè partecipare insieme e attivamente al cambiamento, a prescindere da genere, età, cultura, estrazione sociale o provenienza, (che è un bellissimo messaggio), oppure rappresentare ciò che purtroppo è la quotidianità per moltissime donne, quindi la lotta, i drammi, silenziosi o meno, che si svolgono fuori o dentro le mura di casa.

Si è immaginata un prima e un dopo di questo fermo immagine rappresentato in copertina, di questi ragazzi in cammino mano nella mano?

Onestamente no, o meglio, credo che il prima sia oggi. Stiamo facendo molti passi avanti, inizia a esserci finalmente più consapevolezza, specialmente dopo Giulia Cecchettin, ma penso che la fine dei femminicidi non sia ancora così vicina. Il dopo spero sia ciò che succederà con le future generazioni, spero siano in grado di crescere con una sensibilità diversa, in gran parte è già così, ma esistono ancora molti (troppi) ambienti in cui la parità di genere è un concetto molto astratto. Io mi auguro con tutto il cuore che andando avanti la situazione possa migliorare, che si riconosca soprattutto l’esistenza di un problema ignorato da secoli come qualcosa di concreto. È orribile e deve cambiare, dobbiamo cambiare, insieme.

Di più su questi argomenti: