"La lattoferrina non può essere la cura anti Covid", dice l'autore dello studio

Luciano Capone

“Non prescrivo la lattoferrina ai pazienti né per il trattamento né per la prevenzione, non ci sono dati scientifici. La dott.ssa Campione ha usato toni troppo entusiastici". Il prof. Massimo Andreoni, infettivologo del Policlinico Tor Vergata, spegne il trionfalismo della sua coautrice sull'integratore che va a ruba nelle farmacie

“La lattoferrina è un normale costituente dell’organismo conosciuto da decine di anni, è presente nel latte materno e viene data dai pediatri per potenziare in termini generici l’immunità dei bambini. Ma è un semplice integratore, non un farmaco. Non può in alcun modo essere intesa come la cura contro il Covid”.

 

Il professor Massimo Andreoni, virologo e direttore delle Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata, riposta nel contesto reale il clamore suscitato da uno studio di cui è co-autore sulla lattoferrina, che dopo alcuni annunci infondati, da parte di suoi colleghi, di una formidabile efficacia per trattare e prevenire il Covid è andata a ruba nelle farmacie italiane. “Bisogna tenere conto – dice Andreoni al Foglio – che c’è una tale aspettativa da parte delle persone che qualsiasi cosa venga detta o presentata come cura o prevenzione, anche se si tratta di studi in fase iniziale, scatta un’isteria collettiva dovuta alla concreta esigenza di avere un’immediata risoluzione ai problemi. Così le persone prendono qualsiasi cosa, la vitamina D, la lattoferrina, la papaya… La storia del Covid di questi mesi è piena di terapie fatte in maniera presuntiva, senza dimostrazione alcuna e che poi hanno dato esito al fallimento, fatte quasi con un atteggiamento di disperazione”.

 

Però, proprio perché nella popolazione ci sono queste aspettative così alte, ci vorrebbe maggiore cautela quando si comunica in pubblico. La prima autrice di questo vostro studio, peraltro non ancora pubblicato su una rivista scientifica, la dermatologa Elena Campione di Tor Vergata, ha usato toni trionfalistici: “Incredibilmente dopo dieci giorni dalla terapia osservavamo una scomparsa dei sintomi”, ha detto in un’intervista televisiva. E ha suggerito di usare la lattoferrina “anche in prevenzione” contro il Covid. “Ci troviamo chiaramente di fronte a considerazioni troppo entusiastiche di una giovane ricercatrice che parla a titolo personale – dice il prof. Andreoni –. Certamente, visto il clamore delle sue affermazioni, ho detto alla dottoressa Campione che bisogna fare attenzione a quando si parla. Questo non è un farmaco, ma un integratore. Son differenze sostanziali, non è che stiamo parlando di terapia…”. Non si tratta quindi di una cura contro il coronavirus. “Io personalmente non do indicazioni ai pazienti di usare la lattoferrina, né per il trattamento né per la prevenzione. Non ci sono dati scientifici sufficienti per prospettare questo utilizzo. Quello di cui si dovrebbe parlare è di una ricerca promettente che speriamo possa portare dei frutti”.

 

 

Di che tipo di ricerca si tratta? “Sappiamo che la lattoferrina ha un meccanismo di azione abbastanza particolare, cattura il ferro che serve per la replicazione di molti batteri e virus. Lo studio, fatto in collaborazione con la Sapienza e l’università di Padova, sostanzialmente ha dimostrato in vitro che questa sostanza ha una buona efficacia nel ridurre la capacità del virus di infettare le cellule. Questa capacità naturale era in parte rivolta anche nei confronti del Covid. C’è poi uno studio pilota, fatto su un numero ridotto di pazienti che serve a vedere se l’ipotesi scientifica di ricerca abbia un possibile significato applicativo. E su una trentina di positivi paucisintomatici e asintomatici è emerso che il tempo di eliminazione del virus era più basso rispetto ai soggetti non trattati con lattoferrina”. Parla di un confronto con pazienti non trattati, ma nello studio di fatto non c’è un vero gruppo di controllo bensì una trentina di persone in salute, quindi non dei pazienti, non trattate neppure con placebo. “Non è esistito un gruppo di controllo con placebo, il dato sul tempo di eliminazione del virus è stato valutato nei confronti di quello che i dati storici dicono essere il tempo di eliminazione del virus. E’ un dato interessante, ma in nessun modo esaustivo per trarre indicazioni né terapeutiche né preventive. Servono studi più accurati”.

 

Lei si mostra molto cauto. “Non sono cauto, sono cautissimo. La lattoferrina non è una sostanza che non prescrivo, come non prescrivo la vitamina D o la papaya che viene consumata a quintali… Mi sarei immaginato di giungere al clamore della stampa per altre ricerche che ho fatto in questi mesi più che per questa, magari interessante, ma non certamente importante. Mi ha sorpreso che la lattoferrina sia diventata virale in maniera del tutto incomprensibile”. Beh, in questo periodo, con la seconda ondata basta fare dichiarazioni un po’ avventate in tv, poi il video circola nelle chat degli smartphone, poi rimbalza sui giornali e poi ritorna sui social network… infine, arrivano le aziende produttrici che si fanno pubblicità sui media dicendo che la lattoferrina è “l’alleato naturale contro il coronavirus”. E la gente si fionda a fare incetta di lattoferrina. “C’è anche ci ha biechi interessi commerciali, non so neanche quante siano le ditte che hanno cavalcato la situazione. In una farmacia ho visto un cartello con scritto ‘Il professor Andreoni parla di lattoferrina’… In questo momento come medico sono troppo stanco a causa dei malati di Covid per interessami di queste facezie”.

 

Questo meccanismo è anche il risultato di una comunicazione sbagliata. “Ha ragione, la ricercatrice quando presenta i dati alla stampa non deve esaltare i risultati, le persone possono prendere quel dato in maniera molto diversa e credere che sia la soluzione. E’ un errore di gioventù o di entusiasmo che è pericoloso, ma dovuto a inesperienza”. Lei che è più esperto e più saggio cosa dice in conclusione? “Siamo in una fase del tutto iniziale di ricerca, parliamo di un integratore e non di un farmaco, e già questo indica che non può essere la cura del Covid, su una sostanza le cui proprietà contro virus e batteri si conoscono da molto tempo. Da questo punto di vista abbiamo scoperto l’acqua calda”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali