La Russia di Putin, nuovo paradiso anti neoliberale
Il capo del Cremlino, dopo aver abolito la Flat tax e introdotto un'imposta progressiva, offre asilo politico agli occidentali che sposano i "valori tradizionali russi" e si oppongono agli “ideali distruttivi neoliberali”. Quanti intellettuali faranno domanda?
Finalmente tutte le persone che si sentono oppresse dal neoliberismo che domina in occidente potranno trovare un porto sicuro dove riparare: la Russia. Un po’ come l’Unione sovietica era la terra promessa alternativa all’inferno capitalista occidentale, anche se in pochi dall’Ovest si trasferivano nel paradiso socialista, mentre a Est le autorità dovettero mettere una “Barriera di difesa antifascista” (il Muro di Berlino) per impedire la fuga dei propri sudditi.
Vladimir Putin ha deciso di codificare la cosa, offrendo asilo politico alle vittime del sistema neoliberale. Lunedì ha firmato un decreto che semplifica il processo per chi vuole trasferirsi in Russia perché sostiene “i valori spirituali e morali tradizionali russi” e si oppone agli “ideali distruttivi neoliberali” imposti nel proprio paese d’origine. Il decreto garantisce a questi dissidenti, che chiedono con una lettera motivata ospitalità a Mosca per le loro opinioni politiche, una procedura semplificata per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo in Russia.
C’è anche un po’ di Italia in questa norma. Come spiega la Tass, l’agenzia di stato russa, lo scorso febbraio Putin aveva sostenuto una proposta della studentessa italiana. La giovane Irene Cecchini, all’epoca divenuta celebre per aver dialogato al Forum di Mosca con il capo del Cremlino, chiese a Putin di allentare le regole d’ingresso per chi come lei condivide i valori russi. E così il nuovo decreto del presidente elimina i test obbligatori di lingua, storia e diritto russi e le rigide quote annuali sugli ingressi, ma solo per chi proviene da una lista, stilata dal governo, di paesi dove vengono imposte politiche contro “i valori spirituali e morali tradizionali russi”.
Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri russo ha pubblicato un video di una famiglia americana che ha ricevuto un asilo temporaneo in Russia perché in fuga dalla “cancellazione dei valori familiari tradizionali” negli Stati Uniti. Lo scorso anno il Cremlino ha avviato la costruzione di un villaggio vicino a Mosca che avrebbe dovuto ospitare 200 famiglie in fuga dall’Occidente per ragioni “ideologiche”. Non c’è stata una grande richiesta.
In ogni caso, il decreto di Putin che offre asilo politico a chi contrasta il “neoliberalismo” chiarifica una certa confusione concettuale sulla questione. Non erano pochi, soprattutto tra gli intellettuali di sinistra, quelli che definivano Putin come un “liberista” sebbene la Russia sia da sempre in fondo alla classifica di tutti i ranking globali sulla libertà economica. Alcuni sostenevano – in Italia ad esempio l’ex responsabile economico del Pd Emanuele Felice sul Mulino, in una fase in cui la prestigiosa rivista vedeva le “politiche neoliberiste” anche nell'Iran degli ayatollah – che Putin era liberista perché aveva introdotto la flat tax in Russia.
Ebbene, dopo aver statalizzato ulteriormente l’economia e fatto carta straccia dei diritti di proprietà, proprio nei mesi scorsi Putin ha archiviato la flat tax: la nuova riforma fiscale segna il passaggio a un’imposta progressiva sui redditi (come la nostra Irpef) a cinque aliquote.
Oltre a un fisco più progressivo, con il nuovo decreto Putin offre anche ospitalità a chi combatte la guerra ideologica contro il “neoliberalismo”. In Occidente, e in Italia, sono tanti gli intellettuali rossi e bruni impegnati in questa battaglia. Chissà quanti scriveranno una lettera all’Ambasciata russa per trasferirsi.