(foto Pxhere)

Tre indizi fintech

Mariarosaria Marchesano

Perché Milano si sta preparando (in segreto) a diventare l’hub della finanza digitale. C’entra Sia-Nexi

Se due indizi sono una coincidenza, tre indizi costituiscono una prova, come dice Agatha Christie. La sua teoria può tornare utile per ragionare sulla prospettiva che si sta delineando per Milano come capitale europea del fintech. L’idea non è nuova ma, complice l’accelerazione al settore digitale data dal Covid, si percepiscono i segnali di un disegno strategico che si sta delineando ai massimi livelli istituzionali: Banca d’Italia, Cassa depositi e prestiti e governo compresi. Altro che svuotamento della città per colpa dei distanziamenti e dello smart working. Grandi manovre ancora sotto traccia stanno costruendo un abito su misura per la città meneghina in un contesto europeo dove la Bce si prepara a emettere l’euro digitale nel 2021 e a monitorare i mercati delle criptovalute. Ma il disegno non è ancora chiaro, per questo se ne parla poco e se ne conoscono solo alcuni frammenti emersi in circostanze e contesti diversi negli ultimi tre o quattro mesi. “Il livello di attenzione delle istituzioni italiane nei confronti dell’innovazione e del digitale non è mai stato così alto – dice al Foglio Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’osservatorio fintech e insurtech del Politecnico di Milano – La stessa fusione tra Nexi e Sia per la nascita di un gigante dei pagamenti digitali da 15 miliardi di euro va letta anche come un’operazione di sistema che avrà un impatto positivo sulle realtà imprenditoriali orientate all’innovazione digitale che nel nostro paese si concentrano soprattutto a Milano e in Lombardia”.

 

Ed è proprio questo il primo indizio del “giallo” sul polo del fintech di cui tutti parlano ma nessuno sa bene di che cosa si tratti. In un’intervista al Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo, ha detto che il nuovo gruppo dei pagamenti digitali lavorerà con 5.500 persone in 15 paesi di cui almeno 4 mila impegnate in un polo tutto italiano di tecnologia e innovazione digitale. Dove si potrebbe collocare questo polo se non a Milano visto che qui, come ricorda il professor Giorgino, “si è creato un ecosistema unico tra servizi e reti di ricerca a supporto dello sviluppo digitale e negli ultimi cinque anni il numero di iniziative fintech e insurtech ha visto un aumento a tre cifre come dimostrano le nostre ultime rilevazioni”? Del resto, lo stesso ad di Cdp ha annunciato che Nexi-Sia sarà un partner di riferimento di Borsa italiana perché fornirà alla piattaforma Mts servizi per il trading e il post trading dei titoli di stato. E qui veniamo al secondo indizio. Nel comunicato di metà settembre in cui Lse ha annunciato di aver avviato una trattativa in esclusiva con la cordata Euronext-Cdp-Intesa Sanpaolo per la cessione di Borsa, rinunciando senza fare una piega alle proposte degli svizzeri e dei tedeschi perché ha capito che sarebbe stata la soluzione più gradita al governo italiano, c’è scritto chiaramente che le attività e le funzioni centrali del nuovo gruppo avranno sede a Milano e Roma, ma che la direzione della funzione finanza di gruppo sarà a Milano. Nulla di strano in apparenza perché Milano è sempre stata capitale della finanza in Italia, ma è evidente che qualcuno ha pensato di scongiurare il rischio che nella definizione della nuova governance – in cui i francesi di Euronext avranno un peso importante – la sede centrale venisse spostata da qualche altra parte.

 

Come dice al Foglio il prorettore dell’Università Bocconi, Stefano Caselli, “è come se gli attori di queste operazioni avvertissero l’esigenza di confermare la centralità finanziaria di Milano perché questo è funzionale ad un disegno di più ampio respiro”. Per la verità, il primo a lanciare l’idea di un hub milanese dell’innovazione finanziaria – e questo è il terzo indizio – è stato a fine maggio il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Era da poco finito il lockdown e Visco annunciò che Via Nazionale “sta per costituire una struttura dedicata a compiti di impulso e coordinamento in materia fintech, nonché di sorveglianza sulla filiera degli strumenti e dei servizi di pagamento al dettaglio”. Pochi giorni dopo, il vice direttore generale di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli, disse in una diretta Facebook che la sede di questa nuova struttura sarebbe stata Piazza Cordusio, dove c’è il palazzo milanese della Banca d’Italia. Ricapitolando, attorno all’operazione Sia-Nexi si muove l’idea di creare un’industria italiana del denaro digitale il cui baricentro sarebbe Milano, che nei piani del governo e con l’avallo della Banca d’Italia dovrebbe diventare un hub europeo dell’innovazione per gli operatori finanziari, mentre a Roma si lavora per riportare in Italia il controllo dell’infrastruttura che gestisce i mercati finanziari. “Ci sono elementi sufficienti per pensare a una strategia di tipo istituzionale rivolta al futuro di Milano – aggiunge il prorettore della Bocconi Caselli – La città ha perso un’occasione nel 2017 non solo per la mancata assegnazione dell’Agenzia del farmaco, l’Ema, ma perché le banche d’affari londinesi che hanno dovuto riposizionare le loro sedi in ottica post Brexit hanno poi preferito sparpagliare i team in diverse capitali europee piuttosto che concentrarsi in un solo posto. Ma Milano resta una città con una vocazione finanziaria alla quale si è aggiunta quella tecnologica e digitale. Il disegno, però, sarà completo quando a Piazza Affari vedremo le prime Ico, le Initial coin offering, cioè le quotazioni in Borsa delle start up che si occupano di criptovalute”.

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