L'attuale primo cittadino si ricandida, ma la sua poltrona è contendibile. Il metodo del centrodestra non sono le primarie, tra “Mister X” e le schermaglie dei tre leader
L’ ultima ipotesi l’ha lanciata il romano Messaggero – operazione di fantasia? Tutti dicono di sì, ma chissà: certo è una sarebbe magnifica fantapolitica, roba da ritorno al futuro – ed è la candidatura di Silvio Berlusconi a sindaco della “sua” Milano per sfidare Beppe Sala. Che non ha ancora dato ufficialità, ma le sue iniziative delle ultime settimane, a partire dai “sette incontri su sette temi” con la città da lui lanciati, ha deciso di correre. Beppe Sala, probabilmente, ringrazierebbe per la discesa in campo del Cavaliere. Anche se fino a un certo punto perché il vecchio Silvio è sempre il vecchio Silvio. Certo, in una campagna lampo conta la popolarità, e Berlusconi ne ha altrettanta e più di Sala, che comunque in fatto di riconoscibilità del marchio non scherza. Ma il leone di Arcore è una lenza lunga, e forse si ricorda anche di Prezzolini, opportunamente rimasticato: “La maggior parte degli errori gli uomini li commettono non tanto per interesse quanto per vanità”. E c’è poca possibilità che Silvio, che pure si piace e piace, voglia chiudere la carriera politica se va male con una sconfitta, e se va bene con una vittoria che si porta dietro cinque anni di lavoro in una città piegata dal Covid.
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