Alle 18,20 di ieri sera Beppe Sala ha perso la pazienza e ha twittato: “Caro governo, sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?”. Ugualmente imbufalito, per usare un eufemismo, ieri pomeriggio era Attilio Fontana, ma dello stesso umore erano anche le opposizioni a Palazzo Lombardia, esasperate contro l’indecisionismo, le mancanze tecniche e i ritardi di un governo, e del ministro Roberto Speranza, che pure si erano (e finalmente) assunti la responsabilità di varare il nuovo dpcm del quasi lockdown. Ieri pomeriggio però il ministro della Salute stava litigando con quello dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul commissariamento delle Asl della Calabria. Nel frattempo il monitoraggio dei dati della cabina di regia per decidere l’assegnazione dei colori non era pronto, da cui l’idea di usare gli ultimi disponibili, del 25 ottobre, 10 giorni fa: altro motivo di protesta da parte di Fontana. Così che proprio mentre Sala twittava, a Roma si decideva di far slittare a venerdì, domani, l’entrata in vigore delle misure contenute nel dcpm.
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