Un evento come la pandemia mette alla prova le persone anche nel proprio lavoro facendo venir fuori il carattere, la tenuta psicologica e la stabilità emotiva. Non si sta parlando, certo, della pressione a cui sono sottoposti medici e infermieri negli ospedali, ma della complessità da gestire ogni giorno, della capacità di stare su più fronti e di raggiungere risultati in condizioni di emergenza. Questa attitudine non si impara nelle scuole o nelle università, che sono più concentrate a trasferire conoscenze e nozioni che a forgiare il carattere, ma fa parte di un patrimonio personale e di background familiare, quello che lo studioso James Heckman chiama “non cognitive skills”, cioè tratti della personalità come creatività, flessibilità, capacità critica, problem solving, resilienza, capacità di lavorare in gruppo.
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