Una riforma in cinque punti, senza toccare il Titolo V. Un’Agenzia sopra tutti, la rete territoriale e i privati da dimagrire
Dev’essere stata la lunga fila di anziani davanti alle tende della Protezione civile in piazza Duomo, nella vana attesa del vaccino antinfluenzale a convincere Beppe Sala che qualcosa bisogna pur fare, sul fronte della Sanità. Dopo i numerosi “svarioni” della Regione, uniti ai ritardi del governo. Ma la mossa del sindaco, per una volta in unità col Pd, di annunciare una proposta di riforma del sistema sanitario lombardo è anche molto politica. E del resto, il punto debole del centrodestra in regione è esattamente il disastro della gestione Covid. Molto dipenderà poi da cosa ne sarà del Titolo V, che disciplina i poteri degli enti locali: c’è un tavolo apparecchiato a Palazzo Chigi per discuterne e nella maggioranza sono in pochi a difendere l’autonomia regionale. Sala col ministro Francesco Boccia aveva iniziato a lavorare ad un progetto in grado di trasferire poteri dalle regioni alle città metropolitane.
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