Uno scorcio di parco Lambro (LaPresse)

GranMilano

Uno skyline “orizzontale” tra l'ex Rizzoli e Parco Lambro

Paola Bulbarelli

È “Welcome, feeling at work”, l'idea dell'archistar giapponese Kengo Kuma, la cui visione architettonica si espande seguendo la terra e la natura: un progetto di trasformazione urbana innovativo e sostenibile

Un altro skyline è possibile. Il Covid ha aperto anche il dibattito sul futuro della città dei grattacieli, ma la prima idea concrea arriva Kengo Kuma, archistar giapponese e ultimo sbarcato a Milano tra cotanta schiera. Ma si cambia verso, non più verso il cielo. Kengo Zuma è maestro dell’architettura organica, la sua visione si espande seguendo la terra e la natura. È il progetto di trasformazione dell’ex area Rizzoli, una zona industriale dismessa al confine con uno dei polmoni verdi di Milano, il Parco Lambro e la “Stecca” di via Rizzoli, l’immenso ex quartier generale e produttivo fin dagli anni ’60 della casa editrice. Ma Kengo Kuma ha pensato orizzontale per il suo mega progetto “Welcome, feeling at work”. Finanziato da un fondo della società di private equity inglese PineBridge Benson Elliot, vuole essere tra i più sostenibili mai realizzati e innovativo nella concezione del lavoro, coniugando benessere della persona e rispetto dell’ambiente, e anche con efficaci misure per proteggere le persone da future pandemie.

 

“Parliamo di progettazione biofilica, dove biofilia è l’attrazione pura dell’uomo per la natura, un approccio futuro pensando a quelli che saranno gli uffici del domani guardando alla situazione attuale”, spiega al Foglio Alessandra Siviero, presidente della Fondazione Architetti di Torino e parte del team del progetto. “Welcome, feeling at work” è caratterizzato da zero emissioni di carbonio, risorse energetiche rinnovabili, controllo dei consumi, recupero di acqua, aree verdi e specie endemiche come parte essenziale del progetto architettonico, incentrato sulle persone e “sensoriale”. Uno dei progetti eco-compatibili più avanzati in Europa. L’idea è proporre un ufficio in cui lavoro e natura dialogano armonicamente, in un’architettura organica e orizzontale capace di integrarsi perfettamente nel contesto circostante. “

 

Di green e sostenibilità è normale parlare. In questo caso è tutto interamente costruito in legno con la tecnica del grande maestro Kuma, che vede questi incastri di legno e acciaio e fondamenta in calcestruzzo. Oltre  50 mila metri quadri strutturati in sei corpi inondati di luce naturale, stratificati, ruotati e intrecciati tra loro, che digradano come anfiteatri naturali verso il Parco Lambro”. La cosa interessante, più in generale, è che si tratta del recupero di un’area che, per quanto facilmente raggiungibile poiché a un passo dalla Metro verde, fermata Crescenzago, è rimasta per decenni come ritagliata a sé, tra i grande parco, la direttiva di Linate e strade di Grande scorrimento: via Palmanova, la Tangenziale. Un non luogo urbanistico, che ora potrà essere “ricollegato”, ma attraverso un’identità differente rispetto ad altre grandi riqualificazioni. Per un passo avanti nell’architettura metropolitana internazionale. 

 

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