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La Lombardia e il suo giorno del Giudizio
“No, non va tutto bene”, ha detto Figliuolo. Ma il piano ora è giusto e si rimedierà
Doveva essere il giorno del Giudizio, per la Lombardia e soprattutto per il suo governo di centrodestra. La visita del generale Figliuolo, commissario nazionale all’emergenza Covid, in compagnia del responsabile nazionale della Protezione civile, Fabrizio Curcio, per verificare il piano vaccinale della regione e i preparativi per la campagna “massiva” prevista dalle prossime settimane. Doveva essere l’Armageddon, almeno per quelli come Pierfrancesco Majorino che ieri twittava: “Insisto. Credo che #RegioneLombardia vada, nei fatti, esautorata sulla gestione del piano di vaccinazione. Mi auguro che quella di oggi sia una giornata di svolta in questa direzione”.
Forse Figliuolo non ha letto, ma non è stato l’Armageddon. E con un po’ di realismo e oggettività non era difficile da prevedere. Ovviamente non è stata una promozione, Figliuolo ha detto, e insistito: “Va tutto bene? No, come da altre parti dobbiamo migliorare e verificare se ciò che è stato pensato è in linea con gli interventi progettati a livello nazionale”. Però, dopo l’ispezione agli hub vaccinali ha chiarito: “Le idee ci sono, il piano è coerente con quello nazionale, da domani la Lombardia viene inserita nella struttura informatica di Poste italiane e gradualmente si risolveranno tutte quelle problematiche che ci sono state”. Il piano massivo partirà, con l’arrivo anche di più dosi, le strutture si preparano.
Anche il mondo delle imprese però si sta muovendo, da Confapi a Confcommercio, dall’Unione artigiani ad Armani (il suo teatro diventerà un centro vaccinale), fino alle industrie lombarde che con Confindustria Lombardia si preparano a somministrare il vaccino in fabbrica. “A Brescia e Bergamo siamo già pronti – fanno sapere dall’associazione industriali – e agiremo nel pieno rispetto dei criteri fissati dal governo: fasce d’età, fragilità, nessuna via preferenziale. I medici aziendali sono pronti a collaborare, ora non resta che attendere che arrivi il vaccino, probabilmente a maggio inizieremo a vaccinare”.
Tra Monza e Vimercate sta nascendo il distretto farmaceutico anti Covid, con Adienne che produrrà lo Sputnik V, Rotthapharm impegnata col primo vaccino italiano e Thermo Fischer che porterà in Lombardia la produzione Pfizer-BioNTech. Ma ieri era soprattutto il giorno dell’ispezione, all’hub vaccinale di Malpensa Fiere (Busto Arsizio), al drive through di Trenno, al centro sanitario allestito presso i padiglioni di Fiera Milano e poi nella bergamasca. In compagnia di Attilio Fontana, Letizia Moratti, Guido Bertolaso e dell’assessore alla Protezione civile Pietro Foroni.
Commenti bilanciati e prudenti, come usano fare gli alpini impegnati sul campo: “La Regione Lombardia con i suoi 10 milioni di abitanti è la più grande e il buon andamento della campagna vaccinale in Lombardia è sicuramente buona parte del buon andamento della campagna nazionale”. Il piano vaccini lombardo “è coerente con quello nazionale, e questo mi conforta”. Tra i più sotto esame era ovviamente Letizia Moratti, guardinga come al solito: “Sono stati fatti degli errori? Sì. Li stiamo rimediando. Nonostante questo, la Lombardia, pur avendo ancora una forte pressione da Covid, è la regione che ha vaccinato di più con 1.570.000 dosi con 85 per cento dosi ricevute”.
La notizia vera è che le somministrazioni agli over 80 finiranno l’11 aprile. Poi qualche eccesso di trionfalismo, ma del resto fa parte del ruvido scontro mediatico e politico. Anche se ieri poteva essere anche una buona occasione di raffreddare i toni anche per i detrattori “sempre e comunque” che avevano lapidato la regione anche per la realizzazione dell’ospedale in Fiera, tornato ad essere un presidio irrinunciabile. E sicuramente un buon esempio di collaborazione pubblico privato e di generosità ambrosiana, visto che non è costato un euro di soldi pubblici. Ora si vedrà se il “non tutto bene” segnalato da Figliuolo verrà sistemato, ed è l’unica cosa che conta. Il tempo stringe dannatamente.