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Piutost che nient: il punto sulle elezioni a Milano
Riformisti e repubblicani svegliano una destra in sonno. A sinistra si aspetta
Eppur si muove. Anche se non si capisce bene per andar dove. E con chi. Il centrodestra milanese, in vista delle prossime amministrative, resta inchiodato sulla linea di partenza. E va bene che le elezioni sono state rimandate all’autunno, cosa che potrebbe giocare a sfavore del sindaco ricandidato Beppe Sala, ma l’autunno non è lontano. Sul programma, che per una volta sarà importante per tutti, con una città da rimettere in piedi e in fretta, non sono emerse idee da spendere, almeno a livello pubblico. Sul candidato sindaco, dopo i provini di Forza Italia (una cosa tipo Milano’s got talent) tra i vari papabili candidati (Roberto Rasia, Simone Crolla – assai sponsorizzato come cinque anni fa da Gianni Letta, si dice in giro – e altri), è calato un silenzio plumbeo. E quindi, nessuna notizia?
In effetti qualcosa però pare muoversi. Germi di discussione in una città politicamente ingessata, sia a destra sia a sinistra, con il solo Beppe Sala ad avere previsto l’entrata in scena delle sue due liste (quella dei Verdi, ovvero la lista Volt, e quella del sindaco). Segnali deboli, si direbbe, che però si accumulano e paiono (si auspicherebbe) essere le battute iniziali di un qualche abbozzo di elaborazione politica. Il primo segnale è tutto social: il presidente del Municipio 4, Paolo Guido Bassi, tira un pietrone nello stagno. “Il centrodestra stenta a battere un colpo che si faccia udire – scrive il leghista sul suo profilo, per poi attaccare – La Lega c’è e si vede. Forza Italia pare più in forma che altrove. Ma Fratelli d’Italia sembra ballare da sola e Milano popolare e l’area cattolica paiono disorientati“. Il parlamentare milanese di FdI, Marco Osnato replica al Carroccio: “Volete magari proporci un candidato sindaco?”. Il consigliere comunale Matteo Forte, cattolico di Milano popolare: “Se invece di sparare sentenze si condividesse un’idea di città e un candidato saremmo già partiti con la campagna elettorale”. (Il dubbio è che leghisti e catto-moderati non condividano molto, tantomeno l’idea di candidato).
Insomma, pare più un litigio che una riflessione, ma rispetto al silenzio surreale, è già qualcosa da salutare con favore. Chi invece si pone una domanda decisamente più centrata, anche se old style (ah quanto manca la vecchia sana politica), sono Guido Camera e Franco De Angelis (repubblicano già consigliere e assessore a Palazzo Marino e poi a Palazzo Isimbardi), che stanno organizzando per il 19 aprile alle 19 un convegno streaming dal titolo ambizioso: “Il centrodestra è riformista? Ipotesi per il futuro”. Riformismo e centrodestra pare un ossimoro, oggi. Eppure fioccano le adesioni. Avrebbe già dato una prima disponibilità positiva Mariastella Gelmini per gli azzurri, malgrado gli impegni da ministro, e verranno coinvolti il viceministro Alessandro Morelli, il governatore Attilio Fontana, l’europarlamentare FdI Carlo Fidanza e Raffaele Cattaneo, assessore regionale in quota Noi con l’Italia. Se ci sia un filo di riformismo che li unisce, è tutto da verificare. Ma del resto è da questo che il centrodestra deve ripartire: se c’è un fattore comune.
Sul fronte opposto i travagli sono tanti, anche se tutti sotterranei. E anche le incognite. Beppe Sala ha scelto di non unificare le liste, quindi correranno sia i Verdi che la lista del sindaco. C’è chi è preoccupato, tra i Verdi, del possibile risultato finale. I voti sono quelli che sono, e dividerli è una sfida complicata per tutti. Poi c’è il Pd. Dopo lo stop – pare definitivo, secondo il Corriere – a Pierfrancesco Maran al ministero dei Trasporti, nel suo esodo dalla politica, c’è chi si chiede se sarà capolista del Partito democratico.
Un problema che sembrava risolto con buona pace di tutti gli attori (Sala, Maran, il Pd), rischia di innescare un nuovo conflitto sulla composizione delle liste e, potenzialmente, con il primo cittadino. Infine, la questione lettiana. Oggi sono tutti ai piedi di Enrico Letta, nel Pd. Anche gli zingarettiani di osservanza come Pierfrancesco Majorino. Ma chi sarà il candidato del segretario, quello su cui Letta si misurerà? O, meglio: Letta vorrà misurarsi su Milano? O lascerà che sia, nel bene e nel male, la partita del solo Beppe Sala?