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Una “dad” per il lavoro per ripartire, dice l'ad di Openjobmetis
Dagli impieghi digitali a quelli manuali: "È arrivato il momento di creare la ‘Fad’, la formazione a distanza per i percettori del reddito di cittadinanza. Oggi il mercato cercato cerca competenza tecnica"
"Così come esiste la Dad per gli studenti, è arrivato il momento di creare la ‘Fad’, la formazione a distanza per i percettori del reddito di cittadinanza. Tutte le mattine alle 9 potranno mettersi davanti al pc e – grazie alla preparazione acquisita – diventeranno in grado di rispondere alle esigenze delle imprese che, altrimenti, continueranno a pagare gli errori della politica”. Ha le idee chiare, e un filo di coraggiosa utopia, Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, Agenzia per il Lavoro nata nel 2011 dalla fusione di Openjob spa e Metis spa. Quotata da dicembre 2015, Openjobmetis spa è la prima agenzia per il lavoro sul Mercato telematico azionario di Borsa italiana nel segmento Star, con ricavi consolidati pari a circa 565 milioni di euro nel 2019. Il Gruppo Openjobmetis opera con oltre 130 filiali in un ampio spettro di settori: sanità, industriale, banca e finanza e altro. Una struttura consolidata, e d’altra parte i dati Istat sul 2020, che parlano di 950 mila posti di lavoro persi, chiedono esperienza, solidità e una cura da cavallo. Perché “di persone in cerca di lavoro ce ne sono molte ma la professionalità oggi è necessaria per poter trovare un impiego è molto più alta e le esigenze sono diverse – racconta al Foglio Rasizza – il lavoratore deve sapersi vendere, fare il marketing di sé stesso: un lavoratore che racconti bene, durante il colloquio, quali sono state le sue esperienze pregresse e qual è la sua capacità di adattarsi a un mondo che non è esattamente il suo, è sicuramente avvantaggiato”.
Gli esempi non mancano: chi è stato per anni il concierge di un albergo e in questo momento non riesce a ricollocarsi perché gli alberghi sono chiusi può cercare un’alternativa. Infatti “con quel lavoro ho acquisito alcune caratteristiche, ad esempio conosco bene le lingue, ha attitudine al cliente e allora – una volta formato – potrà provare a diventare un export manager. Così facendo incrocerà tante aziende, soprattutto piccole e medie, che cercano queste figure”, spiega l’ad di Openjobmetis. Il nodo da sciogliere, una volta affrontato il mismatch con le aziende, è proprio la formazione. “Il settore si è attrezzato con un ente bilaterale, Formater, che autoalimentiamo col 2 per cento del nostro fatturato (8 miliardi di euro), risorse che le agenzie per il lavoro mettono a disposizione per la formazione dell’ultimo miglio. Ogni anno mettiamo nella formazione 12 milioni di euro”. La preparazione delle nuove leve spazia dalla digitalizzazione alla formazione dei banconisti da supermercato. “Noi sappiamo quello che i nostri clienti cercano e mettiamo loro a disposizione le competenze”. Certo, un paio d’anni di pandemia hanno stravolto il mondo del lavoro.
A chi si affaccia ora cosa si può suggerire? “Ad un ragazzo suggerirei di proseguire gli studi fin dove possibile. Oggi il mercato cerca altissima competenza tecnica. Certo è che questi giovani devono buttare il cuore oltre l’ostacolo. Perché non provare a diventare piccoli imprenditori di sé stessi, perché non costruire un progetto in proprio? Il segreto – prosegue – è avere un’idea e sostenerla anche se qualcuno ti dice che è una follia: è l’autoimprenditorialità”. Non possiamo nascondere le difficoltà che, con la fine del blocco dei licenziamenti, si affacceranno. Sarà la cartina di tornasole. “Il lavoro sta tornando centrale. Non sarei negativo nemmeno sullo sblocco dei licenziamenti, nessun imprenditore rischierebbe di perdere il capitale umano della propria azienda. La Lombardia poi è molto effervescente: anche noi, con la nostra impresa, non abbiamo chiuso nessuna delle nostre filiali, la nostra regione reagisce bene ai cambiamenti”. Cosa può aiutare la ripresa? “Vanno tolti tutti i balzelli che riguardano il mondo del lavoro”, conclude Rasizza.