Giovanni Canzio (Ansa)

GranMilano

Gli occhi di Orac, anticorruzione lombarda, su Fnm e altre cose

Daniele Bonecchi

L’Authority guidata da Giovanni Canzio e la complicata partita sulla cruciale holding della mobilità regionale

Bobo Maroni ci aveva messo una toppa, perché la “disinvolta” performance di Norberto Achille – ai vertici di Ferrovie Nord Milano per 17 anni e poi condannato per aver utilizzato per spese personali e di famiglia i fondi che aveva a disposizione come manager – pur senza destabilizzare il bilancio della holding aveva gettato un’ombra sulla gestione delle partecipate regionali. E in un settore cruciale, anche per l’opinione pubblica dei bistrattati pendolari lombardi, come i trasporti. Così Maroni inseguendo la trasparenza (mito piuttosto labile anche nell’èra dell’uomo delle ramazze) aveva deciso di duplicare in Lombardia l’Authority anticorruzione – che era guidata a livello nazionale da Raffaele Cantone – creando l’Orac: Organismo regionale per le attività di controllo.

 

Già allora, 2018, le polemiche politiche sulla funzione del “doppione” regionale non erano mancate. A guidare l’Orac (in realtà strumento di controllo su appalti e contratti) è stata chiamata una squadra di tutto rispetto (9 i membri, 2 dei quali indicati dall’opposizione). Tra gli altri, come presidente, Giovanni Canzio, presidente emerito della Corte di Cassazione; il generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza Mario Forchetti; il presidente emerito della Corte di Appello di Torino, Arturo Soprano. Ora, dopo il testa coda di Aria sulla gestione della campagna vaccinale che ha portato al suo commissariamento, l’attenzione di Orac è tutta per Fnm, nel frattempo divenuta – con l’acquisizione di Milano-Serravalle – la super holding della mobilità regionale. Inizia tutto nel primo semestre del 2020, quando l’Orac rivolge una serie di richieste ai vertici di Fnm (società quotata in Borsa, controllata con quasi il 57 per cento da Regione Lombardia, con Ferrovie dello stato che ne possiede il 14,74 per cento).

 

L’Orac vuole  approfondire alcune questioni, e qui iniziano i guai. Perché alla richiesta di fornire i documenti sull’acquisizione di Serravalle, la holding dei trasporti prima tergiversa; poi risponde che, essendo società quotata in Borsa (con la presenza di soggetti privati tra i soci), non può consegnare all’organismo regionale la documentazione richiesta. Di fronte all’insistenza del presidente Canzio, Fnm chiede alla Giunta regionale (ma dovrà essere il Consiglio a decidere) di uscire dal novero delle aziende Sireg (partecipate). In modo da sottrarsi ai controlli dell’Orac. Ma anche in casa di Fnm c’è turbolenza. Il presidente dei sindaci, Paolo Prandi, ritiene carenti le informazioni ricevute dalla società, anche perché ha saputo, del tutto casualmente, che l’azienda ha avuto uno scambio di comunicazioni con la Consob.

 

Ufficialmente Fnm non commenta la querelle con Orac, ma filtra la considerazione che l’azienda si considera già sufficientemente vigilata dalla Consob, che eserciterebbe controlli assai stringenti. Ciò che potrebbe sembrare una querelle tra vecchie volpi della complicata ragnatela della burocrazia pubblica, in realtà rischia di mettere fuori gioco la strategia di Fontana sulle partecipate. Implosa Aria, ora l’Orac, dopo Fnm, ha messo sotto i riflettori anche Finlombarda (che quotata non è), presieduta da Michele Vietti (già componente laico del Consiglio superiore della magistratura) che nel cda ha visto il ritorno, a maggio del 2020, di Ignazio Parrinello e Paola Simonelli. Orac vuole capire che ruolo ha avuto Finlombarda nell’acquisizione di Serravalle. Per capire se ha finanziato l’operazione, se ha fatto un prestito ponte, oppure se è completamente estranea. Concretamente Canzio vuole chiarire che ruolo ha avuto la finanziaria regionale. Per mettere a fuoco la situazione, Orac ha chiesto la documentazione necessaria sia a Finlombarda che a Fnm. Senza ottenere nulla, se non la conferma che Fnm avrebbe chiesto di uscire dalla rete Sireg.

 

Orac, in queste settimane, sta avviando anche un’attività ispettiva (con un questionario) dei contratti in economia e degli appalti, moltiplicati con l’emergenza Covid, negli ospedali e nelle Asst. Sotto i riflettori anche le donazioni (circa 120 milioni), perché attualmente non c’è un regolamento regionale. Fnm prosegue per la sua strada (ferrata) col programma di rinnovamento della flotta approvato e finanziato da Regione Lombardia con 1,958 miliardi, per l’acquisto di 222 nuovi treni. Procede anche la sperimentazione dei treni all’idrogeno, nel bresciano. Il 30 aprile l’assemblea dei soci nominerà il nuovo cda che confermerà Andrea Gibelli ai vertici, come gli altri membri uscenti, tranne il presidente dei sindaci Paolo Prandi. Poi toccherà al Consiglio regionale decidere se dispensare la holding dei trasporti dallo sguardo vigile di Orac.

 

Di più su questi argomenti: