GranMilano
Senza schiscetta
Il dramma aggiuntivo dei bambini che con le mense chiuse saltano il pasto
La scuola riparte, ma soprattutto per i bambini più piccoli era già ripartita, e più o meno non si era fermata. La scuola è un problema complicato, nell’ultimo anno e mezzo, ma è anche un presidio essenziale. Di salute e anche sociale. La è una salvezza, e non solo culturale. Rappresenta per moltissimi bambini anche un primo, un secondo e la frutta. Un menu che troppe famiglie, persino nella ricca Milano, non possono permettersi. Senza scuola, un pasto completo, molti bimbi l’hanno scordato per parecchio tempo. Una realtà drammatica e non solo causata dalla pandemia. Anche prima della crisi sanitaria si era visto un aumento delle famiglie con bambini rivolgersi alle varie associazioni sul territorio per avere degli aiuti alimentari. E, senza dubbio, durante la chiusura delle scuole, le difficoltà sono aumentate.
“La situazione è davvero preoccupante perché mancando il pasto a scuola mancano i nutrimenti necessari per il benessere del bambino”, spiega Carlo Scarsciotti, presidente di Oricon l’Osservatorio della ristorazione collettiva e nutrizione che ha condiviso i dati con Save the Children: “Almeno 160 mila bambini in Italia possono aver subìto una perdita grave della loro crescita come effetto della chiusura delle mense scolastiche. Povertà alimentare significa cattiva alimentazione, malnutrizione, l’altra faccia del disagio alimentare è lo junk food, il cibo spazzatura”. Questa la fotografia dell’oggi ma si guarda anche a domani. “I bambini di oggi fra 15 anni spingeranno i carrelli della spesa quindi è fondamentale una educazione alimentare che può avvenire con la refezione. Bisognerebbe allungare i tempi della scuola e tenere a mangiare non solo i piccoli: sarebbe educativo per loro e di grande aiuto per le mamme”.
A Milano sono circa 75 mila i bambini che usufruiscono della mensa. Tra questi 3.200 hanno l’esenzione dal pagamento della retta perché la famiglia ha presentato un Isee pari o inferiore a 2.000 euro. Sono le più “povere” in assoluto. Una mano la danno le tante associazioni sul territorio. “Non abbiamo misure specifiche per i bambini che non potevano mangiare alla mensa scolastica”, chiarisce Francesco Chiavarini di Caritas: “Ma le famiglie possono contare sugli Empori della solidarietà dove si viene a fare la spesa gratis. E sappiamo che in tanti hanno fatto ricorso a questo spazi proprio perché non potevano più contare sul pasto scolastico. Bisogna tenere conto che per molte famiglie il pasto a scuola era l’unico pasto completo che i bambini si potevano permettere”.
Grazie agli Empori della diocesi di Milano gli aiuti arrivano a circa 34 mila persone, il 27 per cento delle quali sono minorenni. Luigi Rossi di Pane Quotidiano racconta la sua esperienza: “Consegniamo razioni alimentari. E quando ci sono bambini, che siano neonati o più grandicelli, diamo anche a loro la stessa razione che spetta a un adulto. Si tratta di un intervento che abbiamo sempre fatto perché rientra nei nostri canoni di solidarietà. Sono quasi 3.600 le persone che arrivano tutti i giorni. Al sabato, ancora prima dell’emergenza sanitaria e quando le scuole erano chiuse, le famiglie venivano con i bambini”.
Come è prevedibile, l’attenzione al problema alimentare dei piccoli va ben oltre Milano. Il progetto “Dal recupero delle eccedenze alla inclusione sociale”, spiega Pierantonio Bombardieri, past president del Lions di Bergamo, “consiste nel recuperare attraverso la donazione di supermercati e aziende agricole il cibo vicino alla scadenza che noi con tutte le modalità fiscali e sanitarie ritiriamo e smistiamo a una serie di associazioni che a loro volta distribuiscono alle famiglie. Lavoriamo in rete con piattaforme in un raggio d’azione di non più di 40 chilometri riuscendo così ad avere quantitativi molto alti di cibo. Mille chili di zucchine, duemila di mele e molto altro che devono essere smaltite velocemente, si ritira al mattino e nel primo pomeriggio sono già nelle mani delle associazioni. Abbiamo potuto ricevere 60 tonnellate di alimenti per bambini distribuite tra Bergamo, Brescia e Mantova Quantitativi di latte che equivalevano a cinque pasti al giorno per ogni bambino. Abbiamo dato da mangiare a 1.600 bambini per tre mesi. Una grande soddisfazione”.