Gran Milano
È ora di lavorare. Governo e Assolombarda, prove di intesa
Intanto i grandi gruppi non perdono tempo e anche il mondo del commercio si prepara a risalire la china
Scriveva Guido Piovene: “Il milanese è lavoratore, e lo ostenta; il tempo è denaro; labor omnia fecit”. Così, assestato un bel colpo alla pandemia grazie alla corsa vaccinale, a Milano ora si torna a parlare, prima di tutto, di lavoro. Il ministro Andrea Orlando – in visita in città – ha incontrato il nuovo presidente di Assolombarda Alessandro Spada e ha messo i piedi nel piatto del blocco dei licenziamenti, indesiderato dagli imprenditori: “Credo che piuttosto che un blocco generalizzato sia preferibile pensare a interventi che proroghino l’intervento in cassa per situazioni specifiche”, ha detto. “Piuttosto che su un provvedimento generale si può ragionare settore per settore, condizione aziendale per condizione aziendale, su strumenti che affrontino le situazioni dove le ferite sono più profonde”. Poi, “come agganciare l’utilizzo della cassa all’autorizzazione al licenziamento” è un tema in discussione in Parlamento, e possono venire fuori anche risposte “che vanno nella direzione auspicata dai sindacati”.
Di tutt’altro avviso Alessandro Pagano, neo segretario regionale della Cgil: “Il blocco dei licenziamenti deve rimanere finché non ci sarà un sistema di ammortizzatori sociali universali è solido. Serve più rispetto per le persone che in questo momento stanno rischiando di perdere il lavoro”. Assolombarda preferisce sottolineare l’importanza di una visione di lungo periodo, altrimenti il rischio è di trovarsi davanti a un mondo del lavoro fatto di tanti tasselli che non combaciano. “Già adesso mancano profili altamente specializzati verso i settori in forte sviluppo – sottolinea Spada – in questo scenario, è necessario investire sulle politiche attive del lavoro e individuare un quadro condiviso di regole per una riforma seria degli ammortizzatori, a sostegno del reddito e dell’occupabilità, che metta la formazione. Continuare a prorogare il blocco dei licenziamenti significa anche bloccare nuove assunzioni. È invece arrivato il momento di mettere le aziende nelle condizioni di potersi organizzare per ripartire”.
Beppe Sala (che ha parlato a lungo con Orlando) ha spiegato: “Ci siamo confrontati sulle problematiche di gestione delle richieste e delle offerte di lavoro nella nostra città. Si è parlato ovviamente anche di Recovery plan e di impiego delle risorse che saranno messe a disposizione per progetti destinati a creare nuovi posti di lavoro e non come semplici sussidi”. Due quelli che stanno a cuore a Sala: la formazione di ragazzi a partire da quelli socialmente fragili e poi il cosiddetto “lavoro di vicinato”, e la creazione di una smart working community.
Intanto i grandi gruppi non perdono tempo. Amazon, che ha moltiplicato fatturato e valore dell’azienda, apre nella bergamasca, a Cividate al Piano, un nuovo centro che punta a creare 900 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato in 3 anni: investimento di oltre 120 milioni di euro che si aggiungeranno ai 5,8 miliardi già investiti da Amazon in Italia negli ultimi dieci anni. Deloitte Italia annuncia il trasferimento della nuova sede del network in Corso Italia 23, nel cuore di Milano. Il nuovo headquarter ospiterà circa 5.000 persone a partire da dicembre 2023. Sarà uno dei primi edifici in Italia a emissioni zero.
Anche il mondo del commercio si prepara a risalire la china. Una risposta per le aziende viene dal Capac Politecnico del Commercio e del Turismo di Milano, fra gli enti formativi di riferimento – con Formaterziario (formazione universitaria nel terziario) e Innovaprofessioni (istituto tecnico superiore post diploma) – della Confcommercio milanese e del sistema Confcommercio lombardo. Panettieri e pasticceri, personale di sala, servizi di ristorazione e di hotellerie sono tra le professionalità più richieste. Prima della pandemia il 95 per cento degli allievi del percorso formativo al Capac entro tre mesi trovava lavoro. Una percentuale che si era più che dimezzata nel 2020. Ma ora torna un forte impulso per le richieste. “Ogni anno – spiega Simonpaolo Buongiardino, presidente del Politecnico del commercio – si diplomano più di 300 giovani con un’età fra i 16 e i 21 anni”.