Gran Milano
Meno locali e più servizi, la house-revolution che cambia Milano
La vera ripartenza? Permettere ai giovani la città. Il futuro è costruire per affitti smart. Due innovatori spiegano
Come sarà Milano. Milano 15 minuti, Milano che tornerà attrattiva, Milano che invece si piegherà a una sorta di decrescita felice urbana che il Covid ha fatto balenare e molti prevedono (alcuni auspicano) continuerà anche dopo. O Milano che invece rinasce, magari un po’ più giovane di adesso, magari dalle periferie. E’ il gran discorso di questi mesi, anche se per ora sembra più un cicaleccio sociale che una riflessione pubblica: politica e stakeholder, cittadini e imprese. Ma senza un pensiero adatto a una realtà che è mutata radicalmente, non si cammina. Il Comune rimane legato ai grandi progetti di rigenerazione urbana (dagli scali a trasformazioni come Loreto) e a interventi medi sui trasporti e l’housing. I grandi immobiliaristi dimostrano di credere ancora nel super traino della rigenerazione urbana, ma i più attenti, e gli operatori più capaci di leggere i nuovi fenomeni, lanciano anche segnali diversi, che vale la pena iniziare a cogliere.
Un esempio tanto per afferrare il concetto? L’immobiliare svizzera Artisa ha scommesso sulla realizzazione del primo “Edificio City Pop” a Milano, un concetto nuovo dell’abitare, basato su micro residenze, in cui “la casa” anziché un possesso statico (finanziariamente impossibile e concettualmente desueto, per i giovani) diventa un vero e proprio servizio. La zona è viale Monza, a proposito di rigenerazione. Le circa 300 unità abitative saranno ottimizzate, arredate e provviste di ogni comodità (wifi incluso), lavanderia, spazi comuni e servizi di pulizia, palestra, monopattini, car sharing. Ex stanze d’albergo diventeranno dei micro appartamenti con metrature da 25 a 60 mq, dedicati agli affitti brevi: minimo 4 a massimo 52 settimane. Si prenoterà tramite app. Dedicato a giovani, con esigenze di lavoro particolarmente smart e “mobili”, ma anche a manager o docenti universitari che hanno bisogno di spostarsi per periodi medio brevi. A proporci questo esempio di edilizia nuova, durante una chiacchierata, sono Alessandro Adamo e Franco Guidi, due dei soci di Lombardini 22, grande studio di architettura e progettazione milanese leader soprattutto nel ridisegnare i concettoidi lavoro e luogo-lavoro (anche i propri) oggi molto impegnato nella rigenerazione “post Covid” di grandi sedi industriali. Ma attivi anche sul residenziale e “urban” di nuova generazione. Soprattutto, due professionisti curiosi.
“Come sarà Milano? – dicono – Bisogna stare attenti a quello che sta già accadendo. Come questo progetto ‘City Pop’, ma pensiamo all’operazione Mind District di Lendlease, o ad altri analoghi a cui stiamo lavorando. Una delle novità che ci dicono come sarà Milano, è questa. Il passaggio di grandi gruppi dal tradizionale ‘build to sell’ a un nuovo ‘build to rent’, costruire per affittare: perché c’è un nuovo pubblico, con meno interesse e meno capacità di acquisto. Ma in compenso vuole affittare un servizio: dalla lavanderia al deposito spesa allo spazio-ufficio. Offrirglielo sarà non solo conveniente, ma strategico”. E’ così che la città tornerà attrattiva? “Crediamo di sì – rispondono – Milano lo sarà sempre, offre così tanto, in qualità e servizi, oltre che per il lavoro, che nessuno vuole veramente andarsene, sono trend inesistenti. Il punto è che deve tornare appetibile e accessibile per le nuove generazioni, che pensano lavorano e vivono in modo diverso. Poi c’è un’altra ascia, decisiva, la ‘silver economy’. Sta nascendo un’edilizia in cui ‘in cambio’ di metrature che non servono più io ho bisogno di servizi, negozi di prossimità, un punto medico eccetera. Milano cambierà da sola”.
Quali altri segnali sono già in atto? “Il punto di crisi attuale è il commercio, su cui non si vede una vera uscita”, spiegano Adamo e Guidi. “Ma è dal settore pubblico che dovrebbe venire maggiore dinamicità. Non basta fare le ciclabili per rendere smart una città. Il nuovo lavoro significa un completo mutamento di orari per i mezzi e il commercio. Anche l’utilizzo delle tecnologie digitali applicate al traffico, ai flussi, devono essere messe a disposizione di tutti. Milano cambierà se avrà sempre più servizi e digitale”.