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Così si sono perse per strada le grandi opere di rilancio del nord
I dati dell’Osservatorio territoriale infrastrutture sono severi: ritardi e troppa burocrazia. Non sprecare il Piano nazionale di ripresa e resilienza
Le imprese del nord, quelle che trainano il made in Italy in vista della ripresa, hanno creato da tempo un osservatorio (Osservatorio territoriale infrastrutture Nord - Oti Nord) per monitorare la realizzazione di piccole e grandi opere. “L’obiettivo deve essere quello di rafforzare, attraverso un sistema infrastrutturale integrato, i collegamenti tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia-Romagna che, insieme, rappresentano un grande “rettangolo produttivo nel cuore dell’Europa”. Una piattaforma unica di rilancio del paese”, spiega Alessandro Spada. Senza dimenticare che “per promuovere un paese davvero integrato, propongo di costruire un monitoraggio di sistema anche per le infrastrutture digitali, che sono condizione essenziale per lo sviluppo”, aggiunge il presidente di Assolombarda. Ma le imprese non guardano solo alle risorse e ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Secondo l’Osservatorio (Oti) nel 2020 su 68 progetti infrastrutturali monitorati in tutto il nord Italia, 23 risultano completamente fermi (pari al 34 per cento); 24 invece (35 per cento) hanno avuto un avanzamento inferiore ai programmi e solamente 21 (31 per cento) hanno soddisfatto le aspettative. Tra le cause, oltre alla pandemia, c’è il mancato finanziamento di molti progetti, come nel caso delle ferrovie di adduzione ai tunnel svizzeri del Gottardo e del Loetchberg; la burocrazia legata alle procedure e ai processi decisionali, per esempio nelle opere di accessibilità ferroviaria e stradale a Malpensa; e il persistere di veti e indecisioni politiche su diversi progetti, come la Gronda di Genova e il collegamento stradale Vigevano-Malpensa. Sono invece proseguite secondo le aspettative le opere dove è stato forte il commitment politico come il tunnel ferroviario del Brennero e le tratte di alta velocità Brescia-Verona e Verona-Padova. Risultano in sofferenza i nodi infrastrutturali delle città metropolitane del nord. Sulle 26 opere monitorate, 22 (l’84 per cento) non hanno avuto avanzamenti oppure hanno avuto avanzamenti inferiori a quelli previsti. In particolare, è rimasto fermo il 33 per cento dei progetti di linee metropolitane, il 40 per cento dei nodi ferroviari, il 50 per cento dei nodi viari.
Un’altra nota dolente riguarda la mobilità del trasporto merci e in particolare dei trasporti eccezionali sulla rete stradale esistente. Ne derivano conseguenze pesanti, come l’aumento, anche di un terzo, dei costi dei trasporti e della logistica da e per i porti liguri e l’incremento, di circa sei volte, del tempo impiegato dai trasporti eccezionali in partenza da Genova per raggiungere il Terzo Valico, vista l’inutilizzabilità della strada statale dei Giovi. Per quanto riguarda le opere di potenziamento dei grandi assi stradali, che consentirebbero di garantire itinerari merci sicuri, si registra un grave ritardo. Delle 15 opere monitorate, solamente il 20 per cento (quindi 3 opere) sono proseguite secondo le aspettative, mentre il rimanente 80 per cento ha visto avanzamenti inferiori alle attese o è rimasto fermo.
C’è poi il completamento di alcune opere strategiche per il territorio, che si sarebbero dovute concludere tra la fine di quest’anno e il prossimo. Dalle opere di connessione ai valichi svizzeri lungo il Corridoio Reno-Alpi al nodo stradale di San Benigno, dal nodo ferroviario di Genova al completamento del servizio ferroviario metropolitano di Torino; dal potenziamento stradale tra Rho-Monza, la variante stradale Varesina e il prolungamento della metropolitana 1 a Monza; alla nuova strada Magenta-Abbiategrasso-Vigevano per quanto riguarda le connessioni all’aeroporto di Malpensa. Oltre al potenziamento del terminal intermodale di Milano Smistamento. Anche le opere che permettono all’Italia sia di rimanere agganciata ai grandi flussi europei sia di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità previsti dal Green deal europeo (ovvero trasferire il 75 per cento delle merci trasportate su ferrovia), vanno avanti a rilento. Delle 15 opere riguardanti i grandi assi ferroviari, 6 sono avanzate secondo le aspettative (40 per cento), mentre 7 (il 47 per cento) sono rimaste sostanzialmente ferme e le altre hanno avuto avanzamenti inferiori alle attese. Fin qui la radiografia delle infrastrutture necessarie a far marciare la Lombardia e il paese.