Il leader nella lega non si fa vedere con l'aspirante sindaco Luca Bernando. E nemmeno sulle pubblicità elettorale appare il suo volto: è la strategia del vuoto, la cifra distintiva del centrodestra milanese (e Sala ride)
Chi ha detto che la politica soffre di horror vacui, e che tende a riempire i suoi vuoti? Almeno a Milano, il centrodestra, ha fatto del vuoto la sua cifra distintiva. Non è detto che sia una scelta perdente, se è vero quel che diceva il Cavaliere a chi gli chiedeva perché non si impegnasse più di tanto per le amministrative sui territori: “Le elezioni locali sono un modo per perdere voti più che per guadagnarli”. Il motivo era semplice: candidati non sempre eccellenti (eufemismo), problemi tanto sottili ma tanto vicini alla porta di casa della gente da diventare invisibili al potere centrale ma centrali per la vittoria locale. Insomma, la strategia era: vota Berlusconi, e vedrai che il candidato è giusto perché l’ha scelto lui. A Milano il centrodestra ha sempre espresso ottimi candidati, capaci di vincere con o senza di lui. Ma questa volta la filosofia è cambiata.
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