E’ stato amore a prima vista. Ora rischia di esaurire la propria capacità innovativa, quasi a dimenticare il lato immaginifico di questi anni di sofferenza pandemica. Lo smart working era stato salutato come il toccasana dei diritti per il mondo dei colletti bianchi, soprattutto per le madri lavoratrici. Alzi la mano chi non ha visto l’alba di un nuovo modello di sviluppo by Covid-19. Ora, mentre a Palazzo Chigi la cabina di regia langue, il comune di Milano ha firmato un protocollo in prefettura sui nuovi tempi della città. Ma sembra un gesto simbolico nella metropoli che, con le fiere, ha ripreso a marciare a pieno ritmo e che da lunedì prossimo, con le scuole e il ritorno, già evidente a occhio nudo, negli uffici (e nella Pa) tornerà ad affollamenti quasi normali: “Noi – spiega Beppe Sala – raccomandiamo alle aziende di aprire gli uffici quanto più possibile alle 9.30, mentre la manifattura può aprire prima alle 8”. “Raccomandiamo uno smart working di almeno il 50 per cento” ha continuato il primo cittadino, sottolineando: “Raccomandiamo inoltre che le lezioni universitarie inizino alle 10 e gli alunni facciano ingresso a scuola per il 70 per cento entro le 8 e il restante 30 per cento dopo le 9.30”. L’angoscia di dover usare il green pass su bus e metrò è stata dissolta dal ministro dei Trasporti Enrico Giannini: non si può imporre “semplicemente perché su piano organizzativo non sarebbe gestibile”.
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