GranMilano

A riveder le scarpe. A Milano un Micam da spettacolo: la politica lo sa?

Fabiana Giacomotti

Dopo un anno e mezzo di allontanamento forzato si ritorna nei padiglioni di Rho-Fiera, dove si terrà la 91esima edizione del più importante salone mondiale della calzatura

E così, dopo aver lasciato il direttore generale di Assocalzaturifici Tommaso Cancellara nell’incertezza per qualche settimana – non bastasse il dossier di ITA-Alitalia, sul tavolo c’è anche la questione dell’obbligo del green pass  – il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti taglierà il nastro della attesissima 92esima edizione di Micam domenica 19 settembre. Nessuno credeva di aver così tanta voglia di rivedere i padiglioni di Rho-Fiera dopo un anno e mezzo di allontanamento forzato. Per qualche giorno, gli organizzatori del più importante salone mondiale non solo della calzatura, ma a ben vedere della moda tutta perché 14 miliardi di euro di giro di affari e 75 mila occupati lo qualificano come il primo al mondo tout court, erano convinti che “la politica”, quel mondo a parte che tutti gli imprenditori guardano con un misto di desiderio, interesse e sospetto, li avrebbe snobbati ancora una volta, continuando a considerare il comparto abiti, scarpe e affini come un male necessario, cioè il settore utile per fare immagine all’estero, indispensabile per fare cassa, ma insomma sempre gravido di giudizio morale da parte del popolo dei veri lavoratori.

 

Duemilacinquecento anni di pregiudizi, tanti ne sono passati dall’emanazione della prima legge contro il lusso a firma di Catone il censore, non si cancellano in qualche decennio di contribuzione alla bilancia commerciale, pur nell’ordine dei 5 miliardi all’anno come in questo caso, e Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, l’associazione che organizza il Micam, auspicherebbe maggiori sinergie anche con Confindustria. “Forse dovremmo comunicare meglio il nostro ruolo”, osserva al telefono, senza sapere che domenica scorsa, al concerto della Filarmonica diretta da Riccardo Chailly in piazza del Duomo, il sindaco Beppe Sala ha annunciato tutto il programma degli eventi milanesi di settembre, ma senza mai citare una sola volta la moda. Le sfilate, certo, non sono un evento aperto al pubblico: il business e l’allure che portano alla città, però, aiutano a viverla meglio; una parola si potrebbe anche spendere. In realtà, il salone della calzatura che accoglierà i professionisti fino al 21 settembre, per poi lasciare spazio a Lineapelle che ha appena stretto un geniale accordo con il WWF sulla sostenibilità della pelle e della conceria italiana, porta, oltre a 652 espositori che includono new entry di peso come Luciano Padovan, una serie di novità piuttosto significative in un’ottica astutamente inclusiva. Grazie a un accordo con la China Chamber of Commerce for Import and Export of Light Industrial Products and Arts-Crafts, per la prima volta il Micam ospiterà quindici brand cinesi (“di eccellenza e molto selezionati”, tiene a sottolineare Badon), oltre a rafforzare i legami con il salone dell’haut-à-porter femminile di TheOneMilano, per la seconda volta presentato all’interno di Micam come “special edition” sostenuta da ICE, con una dozzina di imprese creative indipendenti valorizzate anche da uno speciale allestimento a cura della scenografa scaligera Margherita Palli.

 

Un’area del Padiglione 3 è stata riservata al progetto Italian Artisan Heroes che, come intuibile, porta alla ribalta gli artigiani italiani e le loro storie di eccellenza, utile gancio per far vedere ai buyer stranieri come nasca una scarpa fatta a mano. Gli eventuali acquisti si faranno poi sulla piattaforma online, scelta compiuta anche da TheOneMilano con il progetto AlwaysOnShow: chi non potrà essere presente in fiera avrà l’opportunità di farsi raccontare le scelte creative dagli stessi imprenditori e di visionare le collezioni grazie ad approfondimenti video, webinar e selezioni speciali di modelli e tendenze. D’altronde, come osserva la ceo di TheOneMilano Elena Salvaneschi, “i buyer internazionali rappresentano il 63 per cento dei nostri visitatori, è indispensabile mantenere un contatto diretto anche con chi non potrà ancora essere presente”. Insomma, #restarttogether, ripartiamo insieme, secondo l’abilissimo hashtag lanciato da Micam poco tempo fa. Gli ultimi dati economici che tracciano il perimetro del settore calzaturiero sono, peraltro, piuttosto confortanti, ed evidenziano un nuovo recupero anche nel secondo trimestre dell’anno dopo l’impennata già registrata a marzo. Segnala Badon come “si tratti di un rimbalzo legato soprattutto al confronto con i mesi delle restrizioni imposte dai lockdown” e che il recupero a dati pre Covid sia ancora lontano. Nel frattempo, però, aumentano sia la produzione industriale (+13 per cento) sia il fatturato (+22 per cento), oltre alla spesa delle famiglie italiane (+17,4 per cento) e cresce l’export (+31,5 per cento in valore). Il saldo commerciale dei primi cinque mesi resta ampiamente in attivo per 1,91 miliardi di euro (+51,4 per cento), sebbene sia lievemente inferiore rispetto al 2019 che, ormai, viene considerato l’ultimo anno valido per un confronto. E’ un atteggiamento comune a tutti gli imprenditori. Fra qualche decennio, il 2020 sarà stato cancellato dalla memoria industriale del mondo.

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