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Il momento d'oro della sinistra delle città per Sala è senza M5s

Maurizio Crippa

Il sindaco uscente, che pure accetterà volentieri al secondo turno i voti grillini (molto pochi a Milano), al primo turno non ha voluto nessuna alleanza: perché la presenza dei 5s gli avrebbe fatto perdere voti e perché l’alleanza organica con loro non è la sinistra che ha in mente

Meno 18 al pronti via delle urne, dopo la campagna elettorale più inconsistente e priva di nuove idee (ma da questo deriverebbe forse una indicazione utile) della storia milanese recente. Beppe Sala corre da solo alla riconferma in mezzo a dodici comparse, almeno stando ai sondaggi più simpatetici come quello di YouTrend per il gruppo Gedi, che lo pronostica vincitore addirittura al primo turno col 51,4 per cento. Ma anche le rilevazioni meno ottimiste e gli osservatori del centrodestra relegano lo sfidante senza storia Luca Bernardo a sconfitta certa al ballottaggio. Significativo, in una città in cui il centrodestra sarebbe ben diversamente forte. Il tutto in un clima elettorale europeo che segnala vittorie progressiste e con la possibilità che la sinistra faccia man bassa di sindaci nelle maggiori città italiane.

Ne parlava sul Corriere anche Paolo Mieli. Un esito molto in controtendenza con le proiezioni politiche nazionali, ma che spiega forse una volta di più come l’Italia sia una nazione di città, soprattutto. E come le città siano dannatamente diverse dalle famose “zone interne”.

 

Quel che va notato però, almeno nel caso particolare di Milano, e che forse sfugge anche a Mieli quando vede nella strategia del Pd di Enrico Letta di stringere un rapporto strutturale con i Cinque stelle l’arma vincente delle prossime partite elettorali, è che a Milano, con Beppe Sala, vincerà una sinistra differente dal modello lettiano-contiano. Innanzitutto, perché Sala, che pure accetterà volentieri al secondo turno i voti grillini (molto pochi a Milano, comunque), al primo turno non ha voluto nessuna alleanza: perché la presenza dei 5s gli avrebbe fatto perdere voti e perché l’alleanza organica tra Pd e M5s non è la sinistra che ha in mente. E ancor più perché nella legislatura che si chiude sono stati proprio gli sbandamenti verso una sinistra “nimby” e populisteggiante a intralciare il suo percorso. Ha imparato la politica, Sala, e anche se dovesse trionfare al primo turno è improbabile che si comporterà da monarca assoluto, snobbando i partiti e la sua coalizione. Ma dalla rigenerazione urbana al green, è sicuro che non starà a perdere tempo con le idee-zavorra che frenano Milano e l’Italia.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"