GranMilano
Qui era tutto Expo
L’inizio dell’evento di Dubai è l’occasione per misurare un successo nato dopo il 2015
C’era una volta l’Italia dei Signor no in servizio permanente effettivo, contro ogni infrastruttura, evento, Olimpiade, Expo. Padre spirituale del un certo Beppe Grippo (ante marcia M5s), che in visita al cantiere di Expo, nel 2014, non aveva dubbi: “I magistrati blocchino tutto”. E poi: “Ma chi è che viene a Rho? Ditemi! Ho chiesto a Milano, sei mai andato a Rho? Mai”. Un anno dopo, Beppe Sala staccava 20 milioni di ticket. Mentre Fedez postava: “Oggi mi sono sentito di condividere le motivazioni e lo spirito dei manifestanti #NoExpo” e Gianni Barbacetto scriveva: “Cercasi masochista con fisico bestiale, grande pazienza e soprattutto tanti soldi, per lavare il peccato originale di Expo” (sul blog del Fatto, 21 agosto 2014). E “a pagare – statene certi – saranno i cittadini”, ribadiva qualche tempo dopo. Basilio Rizzo nel settembre 2016 si scagliava contro la trasformazione di Arexpo in una vera e propria “società pubblica di sviluppo immobiliare”, “non mi pare rientri nei compiti del comune fare lo sviluppatore immobiliare”. Ma come spesso accade, i fatti si sono incaricati di trovare una soluzione e di smentire i Signor no. Il prossimo 1 ottobre aprirà l’Expo di Dubai, 5 anni (più uno perso) dopo. L’occasione giusta per fare il punto su cosa sia diventata l’area che ospitò l’Esposizione di Milano. E smentire i profeti di sventura.
Col passaggio da Expo a MIND (Milano Innovation District) – spiega al Foglio Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo – è tutta l’Italia che per la prima volta ha saputo valorizzare un grande evento mondiale per trasformare un’area e dargli una seconda vita, quasi più importante della prima. Esempi negativi ce n’erano: Italia 90, in parte anche le Olimpiadi di Torino. “In questo caso abbiamo realizzato un progetto che sta diventando la silicon valley europea e che diventerà uno dei punti di riferimento dell’innovazione a livello mondiale”. Un altro aspetto riguarda l’intesa pubblico-privato, “la vera anima del progetto”. “Con un importante investimento pubblico di 1,5 miliardi e i privati che mettono a disposizione 2,5 miliardi, con Lendlease. Per una volta la parte dei privati supera il pubblico dimostrando la qualità del progetto”, insiste l’ad di Expo. “Un modello che ha garantito l’arrivo di forti investimenti dall’estero e tempi di realizzazione certi”. Il timing è definito. Human Technopole (ad oggi con 200 ricercatori già a Palazzo Italia) nel 2025 sarà a regime con oltre 1.200 ricercatori destinati alle scienze della vita e alla medicina di precisione. Il Nuovo Ospedale Galeazzi entrerà in esercizio l’anno prossimo e sarà uno dei più grandi ospedali italiani, di rango Ircss, quindi dedicato anche alla ricerca con l’Università Statale. La Statale, dopo aver chiuso il bando per la costruzione del nuovo Campus delle facoltà scientifiche in project financing, prevede i primi studenti nel 2025. Una popolazione di 20 mila persone. “Il modello funziona – conclude De Biasio - tant’è che abbiamo firmato un accordo con l’Università di Pavia per costruire nell’area dell’ateneo una parte dedicata alle imprese private, replicando MIND e costruendo anche lì un distretto aperto agli investimenti”.
“La collaborazione pubblico-privato è la scelta che le aziende vedono con favore – spiega Stefano Minini, MIND project coordinator di Lendlease – ma l’elemento che convince le imprese è la presenza di forti soggetti pubblici. Perché ancorare un’area a progetti precisi e tempi certi è fondamentale. Il mese prossimo annunceremo l’arrivo di una grossa azienda del settore ricerca-medicale che ha deciso di portare a MIND il suo quartier generale del sud Europa”. Complessivamente sono un centinaio le aziende che hanno chiesto di insediarsi a MIND attraverso Lendlease (che ha una concessione per 99 anni per una parte dell’area). L’azienda ha firmato i primi accordi vincolanti con AstraZeneca, Bio4Dreams, primo incubatore italiano a capitale privato dedicato alle start up nelle life science, e Rold, azienda leader nella progettazione e di componenti innovativi. Di recente Leandlise ha definito un accordo da 20 milioni con Canada Pension Plan Investment Board per il coinvestimento in un fondo italiano destinato allo sviluppo del West Gate di MIND. Un’area a uso misto. “E’ un segno di fiducia verso l’Italia”, conclude Minini.