ESCLUSIVA MILAN Foto LaPresse - Spada

GranMilano

Riparte la battaglia su San Siro

Giovanni Seu

Sala ci prova, i Verdi no stadio hanno un’assessora. Ma anche se il progetto non scalda i milanesi, Inter e Milan spingono: è probabile che si arrivi a un accordo

Si aspettava il voto per riprendere il discorso sul nuovo stadio, adesso Sala, forte del risultato del 4 ottobre, ha riaperto il confronto che Inter e Milan aspettavano con impazienza. Nonostante i passi avanti nel risanamento del bilancio, per le due società il progetto di San Siro è fondamentale nell’ipotesi, sempre più probabile, di una collocazione sul mercato in tempi stretti.

 

Al momento gli unici atti di Palazzo Marino risalgono al 2019. Dopo la proposta avanzata dalle due società il 10 luglio, è arrivato l’ordine del giorno del 28 ottobre che in 16 punti sintetizza la posizione del consiglio: in sostanza chiede più verde, la realizzazione di una cittadella di sport e servizi car free, maggiori garanzie sulla solidità economica e finanziaria del progetto e soprattutto la salvaguardia del “vecchio” stadio. Qualche giorno dopo, l’8 novembre, è arrivata la dichiarazione di pubblico interesse della giunta che riprende le richieste già avanzate dal consiglio. Da allora è iniziata una lunga trattativa, per lo più informale, che ha irritato non poco i titolari della due società. Sala, da parte sua, si è sempre mosso con prudenza in quanto consapevole che il nuovo San Siro non scalda il cuore dei milanesi e tantomeno quello dei consiglieri comunali. Questo tempo, però è finito, il sindaco ha già iniziato una serie di incontri con le due società per trovare una quadra: io comune che, è bene ricordarlo, è il proprietario dello stadio. Si gioca tutto sulla possibilità di venire incontro alla richiesta del sindaco di ridurre le volumetrie di un piano che prevede, oltre allo stadio, un hotel, un centro commerciale e uffici. L’altra istanza è di rendere più sostanziosa, rispetto a quella promessa, la compensazione nei confronti del quartiere che potrebbe così beneficiare di interventi nelle aree più deboli, quelle occupate dalle case Aler.

È probabile che si arrivi a un accordo, in tempi forse neppure lunghi. A questo punto si aprirebbero una serie di passaggi tecnici e politici. Il primo riguarda la sostituzione del Rup, il responsabile unico del procedimento del Comune Giancarlo Tancredi cui è stata appena affidata l’urbanistica nella nuova giunta. Poi, trattandosi di una nuova proposta, sarà necessario la condivisione della giunta: l’unico dubbio riguarda la neoassessora all’Ambiente Elena Grandi che si è sempre mostrata contraria a tutta l’operazione, in nome del più classico statalismo ecologista.

Quindi c’è il passo più ostico, il consiglio comunale. Il Pgt vigente prevede per San Siro un indice di edificabilità dello 0.35, Inter e Milan invocano la legge sugli stadi che consente quasi il doppio: la variante al Piano di governo del territorio dovrebbe essere approvata dal consiglio a meno che non prevalga la proposta formulata dal presidente del Milan Scaroni di stringere un accordo subito sullo stadio e lasciare il resto del piano ad un secondo momento. In questo caso il passaggio in aula potrebbe saltare: “La legge sugli stadi – commenta l’ex assessore al commercio D’Alfonso – è fatta per bypassare l’aula, non credo però possibile che il consiglio possa essere tenuto fuori da un’operazione così importante”. In aula ci si arriverà presto comunque, il Pd ha già presentato un odg che chiede lo stop al nuovo stadio e la ristrutturazione di San Siro: è molto difficile che passi, un’opzione così estrema e tecnicamente debole. L’opposizione, seppure con sfumature diverse, è per la nuova struttura.

Resta solo un’incognita che arriva dalla società civile. Proprio partendo dalle difficoltà finanziarie dell’Inter, Carlo Cottarelli sta portando avanti Interspac, un progetto di azionariato popolare che, sull’esempio del Bayern Monaco, dovrebbe assicurare risorse e sostegno popolare all’Inter. Nonostante la freddezza manifestata dalla società di viale della Liberazione, l’iniziativa va avanti come testimonia la nomina di ieri di Monitor Deloitte come consulente strategico. Sul tema stadio Cottarelli resta prudente: “Sono affezionato – spiega al Foglio l’economista – ma, al pari di tanti altri stadi italiani, è inadeguato: va bene riqualificarlo o costruirne uno nuovo che sia all’altezza di quelli delle grandi società europee”. Più esplicita è stata la difesa del Meazza fatta dagli ex presidenti dell’Inter Pellegrini e Moratti che sicuramente incontra il favore di larghi settori delle tifoserie milanesi ma è poca cosa rispetto a un investimento di un miliardo e 200 milioni di euro che porterebbe un nuovo stadio, ossigeno ai club e un’area iperattrattiva.  

Di più su questi argomenti: