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C'è un'altra povertà causata dal Covid, quella educativa
La cura della Fondazione Cariplo: "Così abbiamo garantito gli strumenti per la Dad anche nei quartieri più emarginati di Milano. Ora 150 milioni per portare la scuola fuori dalla pandemia"
Mentre nei salotti buoni delle grandi città si discute di homeschooling – sarebbero già quindicimila i bambini e i ragazzi che la stanno praticando perché le loro famiglie sono convinte di trovare modelli d’insegnamento più liberi e consapevoli – la Dad coatta, quella imposta dalla pandemia, ha lasciato ferite profonde e un po’ di speranza. Sul tema delle povertà, e quella educativa non è delle meno gravi, la Fondazione Cariplo ha fatto molto e da molto tempo. Negli anni scorsi, a Milano, ha messo sotto osservazione i 25 quartieri popolari più difficili, a partire da via Padova, il Corvetto, il Giambellino, via Forze Armate, Dergano, Baggio, la Barona, per sviluppare col progetto alimentare Qubi un’azione forte contro la povertà infantile. Ma sull’impervio sentiero obbligato da Covid si è fatta strada un’altra povertà, non meno pericolosa: quella educativa appunto. “Sul questo fronte ci siamo mossi da tempo”, spiega Monica Villa, vicedirettore dell’Area servizi alla persona di Fondazione Cariplo. “Durante il periodo del lockdown, nei 25 quartieri più a rischio della città, col supporto indispensabile delle reti, abbiamo sviluppato la nostra attività per contrastare gli effetti delle chiusure da pandemia”. Anche perché la Dad rischiava di diventare per troppi minori “la negazione dell’accesso all’istruzione”.
“Chi non aveva accesso agli strumenti digitali era tagliato fuori dal percorso scolastico, come chi aveva famiglie meno attrezzate culturalmente. È così che anche il supporto ai ragazzi spesso è venuto meno”. Passi concreti: “Abbiamo cercato di strutturare una filiera di recupero dei computer, anche in dismissione dal mondo delle imprese che hanno prestato un grande sostegno, a partire da Intesa Sanpaolo che con la fusione di Ubi è riuscita a fornire 3.800 device con connessioni in rete”, prosegue Villa. “Le reti (realtà no profit) hanno operato per il sostegno delle famiglie, anche col doposcuola a distanza e l’utilizzo ragionato degli strumenti informatici”. Le reti sono lo strumento essenziale sul territorio, coinvolgono 450 organizzazioni in città, molto capillari e strutturate. “Lavorano in stretta connessione con gli assistenti sociali del Comune che ha distaccato in ogni municipio un assistente sociale di comunità, in stretta connessione con le reti stesse. Assieme: privato sociale e pubblico. È proprio la presenza di queste reti che ci ha permesso di essere presenti nei quartieri dove sono numerose le famiglie in difficoltà. Si tratta spesso di famiglie monogenitoriali, o che a causa della pandemia si sono ritrovate senza lavoro, con questi ragazzi che non avevano nemmeno gli strumenti per la Dad. La nostra presenza, oltre a fornire gli strumenti, ha favorito anche le competenze per utilizzarli”, racconta la dirigente della Fondazione Cariplo. Perché la povertà digitale non è solo una casa senza computer: per bambini e ragazzi che, di fronte all’emergenza, hanno vissuto all’interno di famiglie in difficoltà, vuol dire anche ore e ore trascorse davanti a Tik-Tok. Superare la povertà digitale vuol dire insegnare a tutti come usare gli strumenti digitali.
Ora la Fondazione guarda alla fase successiva post pandemia (con un programma da 150 milioni) “partendo da tre progetti di sistema nelle città di Bergamo, Brescia e Lodi. Abbiamo impegnato 6 milioni per sostenere il contrasto alla povertà educativa in tre territori che hanno subito l’impatto più forte del Covid. Al lavoro sono le fondazioni di comunità, con le reti territoriali, gli enti pubblici, le scuole e le realtà del privato sociale. Obiettivo: intercettare le situazioni di fragilità e povertà delle famiglie, mettere a disposizione un computer e supportare i ragazzi nell’utilizzo corretto della rete. Onde evitare gli abusi o i malusi del digitale e attivare percorsi di supporto all’apprendimento e alla socializzazione”, conclude Monica Villa. I programmi di contrasto alla povertà educativa e digitale non si limitano a questo. Il progetto Top – Tutoring online program, punta ad aiutare 2.500 minori fragili nello studio, che hanno subito perdite di apprendimento. Impegnate nel progetto due università coi loro tutor: la Bocconi e Harvard. La Fondazione, oggi più che mai è impegnata col suo presidente, Giovanni Fosti, a colmare il gap delle povertà.