Foto Spada/LaPresse

Gran Milano

Un Meazza ancora più bello? Basta trasformare il terzo anello

Maurizio Crippa

Due progettisti e una bella idea per San Siro. Costa solo 350 milioni. Ma le vere domande sono sul “fuori”

È la Scala del calcio, con una delle migliori visuali e acustiche del mondo; è “il terzo monumento di Milano”, un edificio iconico, uno dei pochi stadi che tutti riconoscono anche dall’esterno. E, secondo un progetto già esistente, messo a punto da tempo e già presentato a tutti gli addetti ai lavori, potrebbe continuare a essere lo stadio più bello del mondo. Lo stadio Meazza, il mitico San Siro, non deve essere abbattuto, sarebbe un delitto civile ed economico, va soltanto “ammodernato e riqualificato”. In fretta e con relativamente poca spesa. E con un colpo di genio progettistico, il tipico uovo di Colombo: trasformare il terzo anello – semi inutilizzato vulnus al mitico “catino” dello stadio del boom economico – in una “galleria” di bar, ristoranti, terrazze, negozi, passeggiate panoramiche in quota aperta 365 giorni all’anno. Quello che Milan e Inter vorrebbero realizzare, insomma, con un nuovo stadio all’altezza dei migliori standard europei.

 

Per conoscere questo progetto e soprattutto per capire se davvero può funzionare ed essere economicamente vantaggioso per tutti – club e città – bisogna chiedere ai due padri della proposta: l’ingegnere e docente del Politecnico Riccardo Aceti e l’ingegner Nicola Magistretti, esperto di gestione finanziaria per progetti di questo tipo e di construction management, che segue la fattibilità economica. Il progetto nasce in realtà già cinque anni fa, quando il prof. Aceti inizia a studiare con i suoi studenti le peculiarità di San Siro. Con in testa un’idea precisa: dimostrare che in molti casi la riqualificazione di un edificio è la scelta migliore (economica e ambientale). A cui si è aggiunta strada facendo un’altra certezza: si tratta di un progetto che potrebbe addirittura aumentare l’iconicità del Meazza. Non è fantasia, “il piano di fattibilità è già stato da tempo presentato al Comune, una commissione lo ha valutato”, dicono al Foglio Aceti e Magistretti. “Ma è ovvio che sia un contraltare rispetto a quelli ipotizzati dalle due società”. Con un primo vantaggio che, secondo gli autori, è incredibile non venga preso in considerazione: la riqualificazione costerebbe 350 milioni, a fronte dei 650 previsti soltanto per il nuovo stadio.

 

Dunque vediamo. Aceti illustra il punto fondamentale dell’operazione. “Si tratta di rimuovere l’intero terzo anello – che occupa in realtà solo tre lati. Togliendolo, la capacità dell’impianto passerebbe a 60 mila spettatori circa: esattamente quello che Inter e Milan vogliono per il loro nuovo impianto”. Tecnicamente come avverrebbe? “La copertura attuale, sorretta dai torrioni, rimarrebbe, e in più sarebbero realizzate ascensori di accesso”. Smontate le gradinate, verrebbero sostituite con una nuova struttura per la stessa ampiezza: 20 metri di larghezza per 10 di altezza. Questi dieci metri sarebbero a loro volta divisi da tre solette (o due, a seconda dell’utilizzo dello spazio. “In quell’anello, e basta immaginarlo per intuirne l’effetto (abbiamo visto i rendering: davvero niente male, ndr), verrebbero aperti negozi, punti ristoro, lounge e tutto quello che si può pensare. Inoltre rimarrebbero aperti, a mo’ di passeggiata e terrazze, alcune zone: la galleria del terzo anello non sarebbe soltanto a uso esclusivo di una fascia di pubblico, ma per tutti. E sarebbe aperto ogni giorno. Per lo shopping, o un aperitivo vista Milano”.

 

Lo spazio è molto, spiega Aceti, tanto che alcune zone potrebbero essere predisposte come spazi polivalenti (un’immagine suggestiva mostra addirittura un campo da basket, su nel cielo sopra San Siro, ndr) o per incontri culturali, meeting e altro”. Con lo spazio che verrebbe recuperato nei retro-tribuna del primo e secondo anello – già molto ampio – potrebbero trovare posto altri servizi e attività ora carenti – dai punti ristoro allo shopping. “In totale, verrebbero recuperati esattamente i 90 mila metri quadri che i progetti del nuovo stadio prevedono di realizzare all’interno”. La remuneratività, che i club vorrebbero portare a 140 milioni all’anno, secondo Aceti e Magistretti sarebbe assicurata. Le condizioni delle strutture, verificate da poco, sono buone: bastano ben concepiti interventi di manutenzione. Da fuori, la nuova galleria apparirebbe come un anello a spirale, coordinandosi al resto dell’edificio.

 

Se è così semplice, perché non si fa? Qui arriva qualche domanda, Aceti e Magistretti provano a rispondere. Prima: secondo Inter e Milan ristrutturare costerebbe più che rifare. Risposta: “Il nostro progetto dimostra il contrario”. Chi ha ragione? Due: secondo i club lo stadio dovrebbe restare chiuso a lungo (due-tre anni) e non ci sono alternative per giocare, a parte il totale disastro economico. Magistretti replica: “Siamo in contatto con la società che sta rifacendo il Bernabeu a Madrid. Hanno valutato il nostro progetto, garantiscono che è molto più semplice (il Bernabeu è stato interamente rifatto) e può essere gestito a stadio aperto. Inoltre: bastano tre stagioni estive complete per rifare il terzo anello, mentre il resto è gestibile anche a stagione in corso, a spicchi”. Anche qui, valutazioni assai differenti. Ma è “fuori” dallo stadio che le domande si fanno più fitte. La posizione dei club – che sembra in sostanza essere stata accettata dal sindaco Sala e dalla giunta – è che l’intera operazione per essere remunerativa ha bisogno dello sviluppo immobiliare esterno: palazzi, uffici, shopping e altro. Lo scambio in sostanza è: volumetrie contro sistemazione di aree pubbliche ora malandate e che saranno restituite alla città, più oneri di urbanizzazione. Senza, il solo stadio ammodernato non basterebbe a salvare i bilanci.

 

Su questo Magistretti ha una posizione molto critica. Che parte dalla opportunità di non cementificare (inutilmente) nuove aree pubbliche. Già, ma chi le sistemerebbe? Il Comune, non sembra per niente interessato a farlo a sue spese. Nel progetto, spiega Magistretti, sono previste anche le risorse per le aree attorno allo stadio. Ma su questo, non c’è ancora un piano messo nero su bianco. Inoltre, è sulla parte immobiliare che si regge l’equilibrio del piano dei club. “Un’idea è che si potrebbero permutare le volumetrie concesse ai due club per costruire in altre aree, magari nelle periferie. Magari housing sociale. Loro avrebbero le loro volumetrie, Milano avrebbe un evidente vantaggio”, risponde Magistretti. Obiettiamo che l’housing sociale in periferia non vale quanto il residenziale nuovo a San Siro, ma è un’obiezione su cui secondo i progettisti si può sorvolare: l’interesse del Comune è il pubblico, non favorire il privato. Se la vedranno insomma il Comune e i club. A cui va posta, quanto meno, la domanda secca sullo stadio: non sarebbe perfetta, la nuova Scala del calcio?

 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"