gran milano
Quest'anno i nomi per l'Ambrogino d'oro sono ben motivati
Il console Tommaso Claudi, rimasto a dare aiuto umanitario alla popolazione afghana. Ma anche ex sindaci come Carlo Tognoli e Marco Formentini. Così quest'anno il riconoscimento del Comune spazza via il cupo moralismo e il populismo da social
Negli scorsi anni, quasi ogni anno, l’assegnazione degli Ambrogini d’oro e degli Attestati di Civica Benemerenza non mancava mai di suscitare qualche polemica: vuoi per la cattiva abitudine di schierarsi in tifoserie politiche, trascurando il merito delle persone, vuoi per l’oggettiva stravaganza di certune proposte, spesse venate di populismo da social. Quest’anno niente polemiche, perché gli Ambrogini sono ben motivati, come il riconoscimento al console Tommaso Claudi, che rimase a presidiare l’ambasciata di Kabul. Tra tutti, ci piace però segnalarne alcuni, anche perché danno un bel segnale in controtendenza rispetto al cupo moralismo che ha a lungo pervaso la città. Quelli alla memoria a due sindaci come Carlo Tognoli e Marco Formentini, quello a Daniela Mainini, che ha fatto dell’“Amare Milano” il marchio di un riformismo operoso, quello a Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera, forse anche per aver creduto nel prezioso Ospedale di Fiera durante l’emergenza Covid (ditelo a una certa sinistra sfasciacarrozze). Infine un politico d’altri tempi come Gianni Cervetti, premiato in quanto fondatore dell’Orchestra Verdi, ma di cui non dimentichiamo la militanza politica, prima del diluvio moralista e manetta che provò invano ad affondare Milano, compreso il suo partito (dite anche questo, sempre alla stessa sinistra).